Campione d'Italia

'Quando il casinò riaprirà i battenti dovrà pensare a se stesso'

Parla Giorgio Zanzi, dal 24 settembre commissario prefettizio dell'enclave. Il suo compito: rimettere in sesto il 'sistema campione'

15 ottobre 2018
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«È una situazione difficile, ma non impossibile». Ottimista? «Non posso permettermi di non esserlo». Giorgio Zanzi, 65enne, sposato, due figli, varesino doc, laureato in giurisprudenza, dal 2009 al 28 febbraio scorso prefetto di Varese e dal 24 settembre commissario prefettizio a Campione d’Italia, Comune in dissesto finanziario e sino al 26 luglio proprietario del Casinò, unica azienda dell’enclave, fallita e chiusa. 
«Il punto zero l’abbiamo raggiunto» osserva. Un “abbiamo” molto significativo. Dimostra che Giorgio Zanzi si è calato nella parte che il governo gli ha assegnato: rimettere in sesto il “sistema campione”,  e che in poco più di venti giorni è riuscito a costruirsi un quadro della complessa e intricatissima situazione in cui si trova l’enclave. 
Campione non è un paese con un casinò, ma un casinò con un paese e, fintanto che le roulette generavano risorse a palate, era il paese più invidiato d’Italia. «La fotografia delle difficoltà di Campione d’Italia a questo punto è nitida, conosciuta e se il punto zero è stato raggiunto, non si può che risalire». A questo proposito il commissario prefettizio pone un punto fermo: «Le soluzioni dei problemi di Campione competono al Governo, considerato che siamo in presenza di una situazione senza precedenti in Italia. Necessitano soluzioni ad hoc». Ecco, quindi, l’importanza dell’incontro di giovedì alle 11.30 al Viminale a Roma al tavolo interministeriale con le Rsu e Sindacati di Casinò e Comune. È lecito ritenere che sulle soluzioni in discussione nella capitale ci possa essere anche lo zampino di Zanzi. A chi se non a coloro che sono sul territorio con ruoli di grande responsabilità, come il commissario liquidatore Angela Pagano, oltre al commissario prefettizio, i palazzi della politica romano, possono aver chiesto informazioni sul sistema Campione? 
L’interrogativo, peraltro scontato, sembra trovare una risposta nella considerazione di Giorgio Zanzi: «Nel momento in cui il Casinò riaprirà i battenti, considerato l’indebitamento, dovrà pensare a se stesso. Per cui, ritengo che ci sarà un periodo, sulla cui durata non sono in grado di fare previsioni, di assestamento». Per cui...  «Non è immaginabile che da subito potranno esserci trasferimenti di risorse al Comune». E, allora? «Per i Comuni in dissesto finanziario è previsto un intervento a livello superiore». Come dire lo Stato. Ma chi gestirà il Casinò? «Non so dirle chi, ma le posso dire chi non lo gestiranno: i privati. La convenzione parla chiaro: solo uno o più enti locali possono gestire il Casinò». Come la Regione? «Nulla lo vieta. E mi risulta sia già successo». L’altro grosso macigno è la pianta organica del Comune che dovrebbe scendere dagli attuali 102 a 16 dipendenti con conseguente 86 esuberi: come se ne esce? «Se ne stanno occupando i ministeri competenti, considerato le specificità di Campione». 
C’è poi il capitolo dei debiti sia del Casinò che del Comune, entrambi mostruosi: anche il Canton Ticino preme anche se continua a mostrare una grande comprensione. A quanto ammontano i debiti? «Nelle cifre che sono state fatte (4 milioni di franchi, fra pubblici e privati, ndr) è compreso anche un contenzioso con Lugano relativo alla depurazione delle acque». Quando saranno pagati i debiti? Nessuno è in grado fare previsioni. Per i Comuni in dissesto finanziario il tempo massimo è di cinque anni. ''C’è una procedura di dismissioni di immobili comunali»: l’ancora di salvezza (la vendita di una quarantina di milioni di franchi in gioielli di famiglia) indicata dal commissario prefettizio che rimarrà in carica sino alle prossime elezioni amministrative previste nella primavera del prossimo anno. La speranza è legata alla riapertura del Casinò. Insomma, gira e rigira, è la pallina che deve tornare a rimbalzare nel disco con 37 numeri della roulette.