Il Municipio ha ufficializzato ieri le intenzioni. Il capodicastero Socialità Quadri: 'Vogliamo far sentire il nostro malcontento, una pezza va messa'
Una data non c’è, ma l’ufficialità sì. Le intenzioni ventilate nei giorni scorsi dal sindaco di Lugano Marco Borradori hanno trovato ieri conferma: il Municipio ha infatti deciso di incontrare l’amministrazione del palazzo di via Industria, dove esattamente due settimane fa è andato in scena l’intervento che ha scoperchiato la realtà dell’appartamento-discarica in cui vivevano una famiglia di cinque persone e diciotto cani non dichiarati.
«Ne abbiamo discusso – conferma il capodicastero Sostegno e socialità Lorenzo Quadri –, ribadendo l’intenzione di incontrare gli amministratori (la Privera Sa, che non rilascia dichiarazioni, ndr) e la proprietà (la Swiss Finance & Property Ag, ndr), perché la situazione in questi stabili non risulta sostenibile». L’incontro non è ancora stato fissato, ma «dovrebbe essere a breve» con lo scopo di «parlarsi e richiamarli alle loro responsabilità. Non stiamo parlando di un appartamento solo ma di interi edifici: è corretto che il Municipio faccia sentire il proprio malcontento per la situazione venutasi a creare». Secondo gli inquilini, l’amministrazione risulta un po’ latitante e non sempre facilmente raggiungibile. «Ci è noto che la proprietà attuale ha ereditato una situazione difficile. Ma una pezza va messa e spetta a loro».
È presto per dire se la «pezza» sarà simile a quella attuata in via Odescalschi a Chiasso – con interventi di miglioria di vario tipo –, o meno. I casi di degrado non riguardano infatti solo il ‘palazzone’ di via Industria. La Città può fare qualcosa di più o di diverso per evitare che si creino situazioni di questo genere? «Richiamare maggiormente alla responsabilità proprietari e amministratori di stabili problematici è sicuramente un tema ed è qualcosa che come Municipio andrebbe fatto dal mio punto di vista».
Come ammesso da più parti nei giorni scorsi, qualcosa nella rete sociale – pubblica e privata – non ha funzionato. Settimana scorsa alla ‘Regione’ la Camera di protezione giuridica (Cpg) – organo di vigilanza sulle Autorità regionali di protezione (Arp) – aveva confermato l’avvio di una procedura di valutazione sull’accaduto. L’Arp responsabile del caso – nel quale sono coinvolti tre minorenni – è la 3, il cui presidente viene scelto dal Comune. «Anche il suo operato sottostà alla Cpg – osserva Quadri –, è una situazione ibrida, ma sanzionare eventuali errori spetta all’autorità di vigilanza giudiziaria. Il Municipio è responsabile dell’Arp solo per le questioni amministrative e logistiche. Dobbiamo valutare se ci siano state in generale delle carenze. Ma siamo responsabili dei servizi di competenza comunale», evidenzia. Nello specifico: accompagnamento sociale e scuole. E sul caso in questione, a Palazzo Civico i dossier sono corposi. «Sono state prese tante misure a sostegno dei minori, la rete sociale c’è stata. Una pesante responsabilità ce l’hanno i genitori».
Buone notizie intanto dal fronte dei cani: «Sono stati confiscati e liberati per l’adozione», ci dice il veterinario cantonale Luca Bacciarini. Tradotto, significa che i diciotti animali non sono più neanche nominalmente proprietà della famiglia di Pregassona, ma dello Stato, che a sua volta ‘liberandoli’ li mette a disposizione per essere adottati. «Verrà fatto un controllo – ammonisce –, devono essere persone in grado di occuparsene in modo consono. Alcuni cani hanno subito la deprivazione sensoriale: non conoscono la realtà esterna e ci vuole un approccio esperto». Liberi sì, ma – a dispetto della trentina di persone già interessate – ancora non pronti. «Stiamo terminando vaccinazioni, sverminazioni e toalettatura – spiega il direttore della Protezione animali di Bellinzona, Emanuele Besomi –, solo allora cominceremo con le adozioni. Vogliamo che siani cani sani». La confisca è arrivata, per la denuncia per maltrattamenti è ancora presto però. «Non ho ancora in mano tutti gli elementi per farla, ma si propende per sporgerla», chiarisce Bacciarini.