I lavoratori non escludono di andare a far sentire la propria voce anche a Roma, mentre si sta preparando il terreno alle indennità di disoccupazione
''Non è colpa nostra'' il grido di rabbia, pieno di verità, che ritmato risuona in via Volta, sotto le finestre della Prefettura di Como, dove in mattinata si sono raccolti centocinquanta lavoratori del Casinò, fra di loro anche due giovani di colore, dipendenti della società incaricata di tenere puliti i locali della ''cattedrale laica'' di Mario Botta, la più grande casa da gioco europea, che con il passare degli anni si è trasformata in un macigno. Una rabbia più che comprensibile in quanto sanno che a seguito del fallimento della Casinò di Campione Spa, a breve saranno spedite 492 lettere di licenziamento. Un passaggio inevitabile in quanto il loro datore di lavoro non c'è più, cancellato dalla sentenza del Tribunale fallimentare di Como, dopo che una settimana fa aveva accolto la richiesta della Procura lariana per inadempienza.
Sotto le finestre della Prefettura e in attesa di conoscere l'esito dell'incontro di un delegazione sindacale con il neo prefetto Ignazio Coccia, c'è chi fa di conto, si interroga su cosa va incontro. Per i dipendenti della casa da gioco residenti in Ticino si parla della indennità di disocupazione svizzera, anche perchè i sindacati ticinesi Unia e Ocst hanno già informato su cosa fare per ottenere il sussidio. Per tutti gli altri, di gran lunga i più numerosi, la prospettiva è quella di ottenere la disoccupazione per due anni, nella misura del 50 per cento della media degli stipendi degli ultimi due anni. Stipendi leggeri considerato che da sei anni i lavoratori della casa da gioco, per salvare posti di lavoro, hanno sottoscritto il contratto di solidarietà che si è tradotto nella riduzione del 30% degli stipendi. Il prefetto Coccia ha riconosciuto la gravità della situazione, assicurando il suo contributo nella ricerca di una soluzione.
La stessa delegazione sindacale ieri pomeriggio in Tribunale a Como ha incontrato il giudice delegato Alessandro Petronzi e i tre curatori fallimentari fra le cui incombenza c'è anche quello di spedire le lettere di licenziamento. Giudice relatore e curatori fallimentari hanno spiegato il motivo per cui non è stato possibile accedere alla gestione provvisoria. Dopo Regione e Prefettura i lavoratori del casa da gioco non escludono di andare a manifestare a Roma, davanti ai ministeri dell'Interno, del Lavoro e delle Finanze. Nella capitale stamane si è recato il sindaco Roberto Salmoiraghi, anche se l'incontro al Viminale era stato annullato. Dovrebbe aver incontrato alcuni sottosegretari. Non è dato sapere l'esito degli incontri. Solo un decreto legge urgente può consentire la riapertura del Casinò, con una nuova società riferita ad un Ente locale, che non può essere il Comune di Campione, dove stamane c'è stata la manifestazione delle mamme preoccupato dal fatto che la scuola dell'infanzia è stata chiusa.