Mozione chiede al Municipio cittadino di disdire le convenzioni e di tagliare il sostegno ai cattolici e agli evangelici riformati
Una mozione che chiede di “disdire nel modo più celere possibile” i finanziamenti diretti alla Chiesa cattolica e pure a quella evangelica riformata è stata presentata al Municipio di Locarno dal gruppo Sinistra Unita (primo firmatario è Gianfranco Cavalli) e da alcuni esponenti di altri partiti (due Verdi e uno di Lega-Udc).
In sostanza, si propone di annullare le diverse convenzioni attualmente in vigore, come quella tra la Città e la Corporazione Borghese per il trasloco dalla vecchia alla nuova collegiata del 6 maggio 1816 e quella stipulata con il Comune di Gerra Verzasca il 15 maggio 1986. Ma anche di rivedere le decisioni della seduta del Consiglio comunale di Locarno del 14 febbraio 1928. Infine, “di cessare i finanziamenti alla Chiesa evangelica riformata, non retti da alcuna convenzione in essere”.
Secondo i mozionanti, “urge prendere in considerazione l’evoluzione storica, sociale e demografica non indifferente avvenuta negli ultimi secoli, che con l’avvento della scienza e di un pensiero, storicamente parlando, più materialista non mette più la religione in un ruolo centrale nella vita quotidiana delle persone. Infatti, gli ultimi dati pubblicati nel 2024 dell’Ufficio federale di statistica espongono come i ‘senza religione’ (in continua crescita) rappresentavano nel 2022 il 34 per cento della popolazione, superando in numero quelli della religione più diffusa nel nostro Paese, quella cattolica. Inoltre, questa forma di contributo diretto a un culto religioso lede secondo noi il principio di laicità, fondamentale nell’organizzazione degli Stati moderni, e pone un conflitto etico e morale che riguarda la fondamentale divisione dei poteri tra Stato e Chiesa. Si segnala inoltre che attualmente la Chiesa cattolica e la Chiesa evangelica riformata non esercitano il loro diritto alla riscossione di un’imposta di culto, sistema che permetterebbe un finanziamento diretto da parte dei credenti presenti nel Comune. Successivamente, secondo richiesta e bisogni, le organizzazioni religiose riconosciute potrebbero far domanda al Comune di un sostegno finanziario. Si segnala come, a oggi, nel Canton Ticino già 39 Comuni hanno introdotto un'imposta di culto, 20 non forniscono alcun finanziamento pubblico e 8 prevedono un tributo volontario dei fedeli (dati 2015). È per questo motivo che sosteniamo che il culto religioso attraverso le sue organizzazioni debba trovare un proprio mezzo di auto-finanziamento, lasciando la scelta democratica e paritaria a ogni cittadino sul dare un contributo o meno a un’organizzazione piuttosto che a un’altra secondo il proprio credo”.
In conclusione, quindi, giunge la richiesta di annullare le convenzioni e i finanziamenti pubblici, elargiti dalla Città, nell’anno successivo all’approvazione della mozione, per “Per una chiara divisione tra Stato e Chiesa”.