laR+ Terre di Pedemonte

Cani sciolti azzannano e feriscono (a morte) alcune capre

Diverse aggressioni si sono verificate la scorsa estate sui monti; l’allevatrice: ‘anche se non di razze pericolose terrorizzano il bestiame, che fugge’

16 ottobre 2024
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Non bastavano i lupi a terrorizzare e azzannare il bestiame. Ora ci si mettono pure i cani vaganti, lasciati cioè liberi di correre nei boschi. A farne le spese, sui monti di Verscio e Tegna, nelle Terre di Pedemonte, sono state alcune capre dell’azienda agricola ‘Capra Contenta’ di Christiane Kostka, a Cresmino (Cavigliano). A raccontarci l’accaduto la stessa proprietaria, visibilmente preoccupata per il ripetersi di questi attacchi. Il bilancio fa stato di 4 capre ferite, tre delle quali in seguito non ce l’hanno fatta. Il tutto nello spazio di qualche mese, la scorsa estate: «La prima capra, che si trovava al vago pascolo sui Monti di Verscio, è stata azzannata al collo e a una zampa da un cane che si aggirava nei boschi sciolto dal guinzaglio; nonostante le gravi ferite riportate, è sopravvissuta qualche tempo. Ma era talmente scossa dall’accaduto che non si nutriva nemmeno più a sufficienza. Indebolita, è poi morta. Altre tre capre sono state inseguite e ferite gravemente alle zampe; per due di esse, rinvenute in zona alla Colma, ai piedi di una roccia dalla quale erano precipitate nel tentativo di fuggire dai cani, entrambe con spaventose fratture agli arti inferiori, si è resa necessaria la soppressione; la terza, grazie alle amorevoli cure, si è salvata». Si esclude che si possa trattare di lupi, dal momento che non sono state fino a ora segnalate predazioni in zona e che, in un caso, un testimone oculare ha notato un gregge in fuga e, poco più tardi, un cane girovagare libero e indisturbato.

Mancanza di attenzione e rispetto

Il problema di fondo, prosegue l’allevatrice, «è che non si tratta di cani randagi, bensì di esemplari domestici. Questi episodi sono la conseguenza dell’assoluta mancanza di attenzione e rispetto dei loro proprietari nei confronti degli allevatori di bestiame. Preciso che non si tratta di turisti, perché nella maggior parte dei casi è gente del posto. Lasciarli scorrazzare senza guinzaglio nelle aree di pascolo non è ammesso (la legge lo proibisce e gli agenti della polizia della caccia possono appioppare multe a chi contravviene, ndr). Anche se i cani – di piccola o media taglia e giocherelloni – corrono e inseguono il bestiame solamente per divertirsi e non farebbero del male a una mosca, spesso finiscono con lo spaventare a morte le greggi. E poi succede l’irreparabile». Di quanto accaduto la scorsa estate è stato informato l’Ufficio caccia e pesca. L’appello dell’allevatrice, che deve sobbarcarsi pure il danno economico, è chiaro: «È una questione di buonsenso e rispetto verso il mondo agricolo, che anche attraverso il libero pascolo delle greggi assicura la cura del paesaggio, la tutela della biodiversità e il benessere degli animali. Capre e pecore non distinguono i cani dai lupi, per loro rappresentano sempre un predatore. È nel loro istinto e non appena li avvistano, dalla paura si mettono a correre. Capita che poi finiscano per ferirsi a morte precipitando da scarpate o canaloni. Anche sui sentieri senza guinzaglio, se non riesci a richiamare il tuo fedele amico a quattro zampe su comando in qualsiasi scenario, sei responsabile di ciò che accade al tuo cane e di ciò che il tuo cane fa a qualsiasi altro animale, anche selvatico».

Il vago pascolo

Per definizione (fonte Dizionario storico della Svizzera) il vago pascolo, detto anche “diritto di pascolo comune” o “pascolo comune”, consiste nel diritto di condurre il bestiame su terreni altrui, dopo la mietitura o lo sfalcio, affinché possa pascolare su maggesi, su campi di stoppie o – in autunno e talvolta anche in primavera – su prati. Questo diritto, che rientra fra i Diritti d’uso, compare nella maggior parte delle regioni, sotto varie denominazioni, fino alla modernizzazione agraria del XVIII e XIX secolo. Consentito in molte realtà di valle dove la pastorizia è ancora presente, in generale è una pratica ‘regolamentata’ in maniera precisa (con tanto di periodi e aree off-limits da rispettare) attraverso opportune ordinanze municipali.