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‘Pensiamo al valore del Franzoni’ (ma anche un po' ai soldi)

Fra devoluzioni, legati, vendite di immobili e volontà testamentarie, la Gestione di Locarno dice sì alla convenzione con omonima Fondazione ed eredi

Pia Balli (a destra) con l’allora vicesindaca Tiziana Zaninelli all’inaugurazione di una targa commemorativa del Franzoni
(Ti-Press)
4 settembre 2024
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Sì alla convenzione tra Comune, Fondazione Filippo Franzoni e Comunione ereditaria Pia Balli; sì al trasferimento dei beni della Fondazione alla Città a titolo di donazione; e sì al vincolo che vieta la vendita o la cessione di dette opere. Sono gli elementi principali suggeriti dalla commissione della Gestione del Consiglio comunale di Locarno nel suo rapporto sul messaggio riguardante la devoluzione delle opere del Franzoni a seguito dello scioglimento dell’omonima Fondazione. Co-relatori sono Francesco Albi e Barbara Angelini Piva, il cui lavoro di scavo nel passato, remoto e recente, va sottolineato.

Filippo Franzoni, nato a Locarno nel 1857, fu pittore, fotografo e musicista, nonché membro di commissioni artistiche cantonali e federali. In poche parole, come indicato a Casorella nell’introduzione alle opere, Franzoni è l’artista locarnese più noto in assoluto.

Sul piatto c’è ora l’approvazione della devoluzione alla Città, da parte della Fondazione Franzoni, delle opere dell’artista: una collezione composta da circa 350 fra dipinti, disegni e acquarelli, per un valore totale sui 3,5 milioni di franchi, ospitata (tranne un’opera, il “Narciso”, che si troverebbe a Lugano) nei depositi d’arte della Città o esposta a Casorella. Nell’87, viene ricordato, i nipoti di Franzoni (Pia e Luca Balli), proprietari di detta collezione, costituirono una Fondazione per conservare l’opera e facilitarne la conoscenza da parte degli studiosi e del pubblico. Contestualmente alla costituzione, venne sottoscritta con la Città una convenzione con la quale Fondazione e Comune si suddivisero i compiti: alla Città l’impegno della valorizzazione delle opere; alla Fondazione la copertura dei costi assicurativi (circa 2’500 all’anno) e del 30% di quelli relativi ai restauri. La convenzione ha durata indeterminata con possibilità di disdetta la prima volta dopo 50 anni (quindi nel 2037) con un preavviso di 2 anni.

“Purtroppo – nota la Gestione – con il trascorrere degli anni, la Fondazione, nel cui Consiglio la maggioranza è detenuta dagli eredi dei fondatori, si vide viepiù confrontata con l’assenza di liquidità e, forte di un parere dell’Autorità di Vigilanza sulle Fondazioni, il Consiglio di Fondazione decise (nel 2018) lo scioglimento della Fondazione, proponendo alla Città la devoluzione della collezione”. Città che peraltro, viene precisato, nel corso degli anni già aveva assunto i costi assicurativi e quelli del mantenimento e del restauro di alcune opere. Il Municipio in carica nel 2018 aveva aderito alla proposta del Consiglio di Fondazione; ora, con un accoglimento da parte del Consiglio comunale, la collezione entrerà dunque a far parte dei beni amministrativi, diventando bene inalienabile.

Poi c’è la questione dei capitali. Quando venne costituita, la Fondazione aveva in dotazione 4’000 franchi, che avrebbero potuto essere incrementati “da sovvenzioni o altre fonti”. Una di queste ultime avrebbe potuto essere un legato, stabilito da Pia Balli prima di morire, a favore appunto della Fondazione, pari a 1 milione di franchi. Milione che non arrivava dal nulla, ma dall’eventuale vendita di una delle due proprietà immobiliari della comunione ereditaria, ovverosia Villa Liverpool e/o Casa Franzoni. Vendita che ad oggi ancora non è stata realizzata.

“Proprio questo aspetto aveva diviso l’allora Gestione: l’esistenza del legato a favore della Fondazione indusse taluni commissari a credere che, una volta sciolta la Fondazione, la Città sarebbe entrata in possesso di detto legato alla vendita di uno dei sopramenzionati fondi”. Ma una perizia legale aveva escluso questa possibilità: visto che l’unico legatario era la Fondazione, e non avendo stabilito la Balli un legatario sostitutivo, dopo lo scioglimento il legato era venuto a cadere. Cionondimeno, sempre parlando di soldi, prima l’allora capodicastero Giuseppe Cotti, poi l’attuale Nancy Lunghi erano stati incaricati di continuare a trattare con gli eredi una partecipazione in denaro a favore di Locarno “a compensazione delle spese per la Collezione che il nostro Comune negli ultimi anni si è dovuto assumere a causa delle condizioni finanziarie infelici della Fondazione”. Trattative infine sfociate in un accordo su 200mila franchi, ma sempre subordinati alla vendita di una delle due citate proprietà.

“Detto importo verrebbe devoluto alla Città solo ed esclusivamente al momento in cui gli eredi della signora Balli dovessero vendere una delle due proprietà immobiliari – puntualizza la Gestione –. Eredi che si sono frattanto dichiarati disposti a costituire una cartella ipotecaria a carico del fondo sul quale è ubicata Villa Liverpool a garanzia del credito”.

In conclusione, la commissione sottolinea che “è solo grazie all’insistenza della Gestione, e in particolare del commissario Bäriswyl – che ancora oggi ritiene modesto, per non dire insufficiente, il risultato raggiunto – e degli allora commissari Vetterli e Sirica, se la Città potrà trarre un potenziale futuro beneficio in denaro di almeno 200mila franchi e rientrare così parzialmente dalle spese sostenute”.

Compito del legislativo è comunque ora quello di “decidere se l’opera di Filippo Franzoni costituisce un valore aggiunto per la nostra Città, al di là di eventuali futuri apporti in denaro e al di là del valore della collezione”. Quanto alla Gestione, “è convinta che la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale dell’opera di Filippo Franzoni a Locarno siano l’obiettivo principe del messaggio”, che andrà pertanto approvato.

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