Prosegue l'attività della Fondazione che intende valorizzare i manufatti e il territorio
È in corso sul Monte di Dunzio il recupero di uno splüi, un riparo costruito a ridosso di una roccia e anticamente utilizzato anche per la conservazione delle derrate alimentari. I lavori sono iniziati lo scorso mese di giugno e proseguiranno dopo le vacanze dell’edilizia. Committente è la Fondazione Monte di Dunzio, costituita nel 2021, allo scopo di preservare e valorizzare i manufatti storici e le bellezze naturali del comparto. «Prima di aprire il cantiere abbiamo dovuto ripulire l’area attorno alla piccola costruzione – spiega Domenico Paladino, presidente della stessa Fondazione –. Un’operazione non da poco, vista la presenza di alberi di grandi dimensioni. Siamo dovuti intervenire con un elicottero, che ha eseguito 17 voli. I tronchi dei castagni sono poi serviti come legno d’opera per la travatura del tetto del medesimo splüi».
Il Monte di Dunzio si situa su un poggio all’entrata della Vallemaggia. L’omonima Fondazione sta portando avanti un grande progetto, ad ampio raggio, per valorizzare sia gli antichi elementi architettonici (muri a secco, grà e splüi, solo per citarne alcuni), sia i boschi e i pascoli (puntando, in questo caso, sulla biodiversità). «Si tratta di un comparto relativamente vasto, che è tra i simboli storici della Vallemaggia e che rientra a pieno diritto tra i paesini di montagna più belli del nostro territorio – prosegue Paladino –. Un patrimonio che va senz’altro tutelato, salvaguardato, protetto e lasciato in eredità: una missione, questa, che la Fondazione ha fatto sua. I lavori di rinnovamento sono condotti in collaborazione con la Fondazione Baustelle Denkmal di Zurigo (che si impegna in operazioni di recupero di testimonianze del passato)». Il progetto, che nella sua interezza è pubblicato sul sito dunzio.ch, comprende diverse opere e alcune di queste sono già state realizzate. Nel giugno del 2023, ad esempio, è stata inaugurata la ‘Grà d’la Licia’, completamente restaurata. In seguito si è passati al recupero dei muri a secco e dello splüi, eliminando tutto il materiale che si era depositato con gli anni. «Un’inestimabile ricchezza rurale che si intende preservare attivamente: grà, apiari, carraie, splüi e muri a secco sono manufatti antropici che vanno recuperati, con l’obiettivo di sensibilizzare e appassionare le persone alla storia e al nostro lontano passato. Intendiamo pure concretizzare la promozione di progetti a favore della biodiversità, così come interventi naturalistici per preservare l’habitat dei pipistrelli (chirotteri). Il progetto prevede infine un percorso didattico-culturale». L’investimento totale è di 843mila franchi ed è sostenuto dal Dipartimento del territorio, con i contributi finanziari di diversi enti pubblici e di privati.
«Abbiamo altre nuove idee che stanno prendendo forma. Il Patriziato di Aurigeno, che ha tenuto la sua assemblea straordinaria lo scorso 25 luglio, ha deciso di donare alla nostra Fondazione una costruzione nei pressi dell’oratorio del Carmelo. Un’ipotesi, che stiamo valutando, è quella di creare un centro dedicato al pittore Giovanni Antonio Vanoni, che era nato ad Aurigeno il 26 febbraio del 1810».
In questi giorni sul Monte di Dunzio si ricorda anche l’accensione della prima lampadina, avvenuta 20 anni fa. La mancanza di corrente faceva della località un caso piuttosto raro a livello ticinese. Nel giugno del 1965 una ventina di proprietari di rustici aveva avanzato la prima richiesta di elettrificazione. Ulteriori proposte in merito giunsero nel 1984 e nel 1998, ma la spinta definitiva la si ebbe l’8 agosto 2001 con la costituzione dell’Associazione pro elettricità Monte di Dunzio, con un comitato di nove membri, presieduto dallo stesso Paladino: «Fino ad allora c’eravamo arrangiati con pannelli solari e generatori, ma era una situazione che rendeva Dunzio il paesello della bassa Vallemaggia, ex frazione del Comune di Aurigeno, abbracciata alle Terre di Pedemonte, un caso unico. Il progetto è costato 570mila franchi». Nel settembre del 2003, con la concessione dei crediti Lim (Legge federale sull’aiuto agli investimenti nelle regioni di montagna), si era aperto un cantiere molto speciale. La spesa è stata coperta dalla Lim per il 49,2 per cento, da un prestito della Confederazione per il 24,6 per cento per 25 anni senza interessi e da un sussidio cantonale a fondo perso per un ulteriore 24,6 per cento. L’adesione da parte dei proprietari dei rustici è stata totale, in 39 avevano accettato di contribuire finanziariamente all’opera.
Il 31 luglio 2004, con una bella festa a cui hanno partecipato oltre 200 persone, la rete elettrica fu inaugurata: fra gli ospiti il compianto consigliere di Stato Marco Borradori, allora direttore del Dipartimento del territorio, il già direttore della Ses Daniele Lotti, i rappresentanti della Kummler+Matter Sa, l’ex (causa fusione) sindaco di Aurigeno Aldo Pedroni, il sindaco di Maggia Fiorenzo Quanchi e il granconsigliere Claudio Suter. «All’inizio era sembrata una cosa da pazzi, da incoscienti – conclude Paladino –, ma l’arrivo della luce ha spalancato le porte a una nuova vita sul nostro Monte».