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Moghegno360, un progetto per concretizzare un ideale

La Fondazione è attiva nella tutela e nella valorizzazione del paesaggio della frazione di Maggia, con particolare attenzione al comparto grotti

Una gra che la Fondazione sta restaurando
19 febbraio 2024
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«Rattrista vedere deperire edifici così particolari e complessi, costruiti nei secoli scorsi allo scopo di conservare nel tempo gli alimenti e quindi di poter sopravvivere in un’epoca in cui niente era scontato».

A parlare è Vanessa Hohl, presidente della Fondazione Moghegno360, nata nel 2019 dall’originario Gruppo Grotti, dal quale ha ereditato lo scopo principale, ossia la valorizzazione del “delicato” comparto grotti di Moghegno. «Con l’obiettivo di rendere omaggio a chi prima di noi ha dovuto faticare e soffrire anche solo per avere il necessario di cui vivere, il gruppo si è attivato per riuscire un giorno a salvare l’intera zona. L’architettura semplice e nel contempo complessa di questo comparto, costruito con pochi mezzi e grande ingegno, ci ha fatto riflettere e ci ha guidati verso la realizzazione della Fondazione e alla volontà di conservare questa enorme ricchezza che pochi conoscono. Ampliando la riflessione, ci siamo però accorti che la situazione di deperimento venutasi a creare nella zona dei grotti può essere generalizzata a una parte considerevole del territorio».

Orizzonti ampliati e percorso circolare

Da qui e dal fatto che «la moltitudine di proprietari e di comunioni ereditarie che posseggono questi edifici dalla volumetria esigua, ha reso il compito più complesso di quanto a prima vista avrebbe potuto sembrare», la decisione di ampliare, come esplicita il nome stesso della Fondazione, gli orizzonti… «La strategia iniziale è un po’ mutata, sempre però con l’obiettivo primario di rivitalizzare il comparto grotti. È stato quindi sviluppato un progetto che ha lo scopo di tutelare e valorizzare il paesaggio rurale, culturale, naturale e architettonico della parte più caratteristica e antica del territorio di Moghegno, in particolare della zona dei grotti e dell’antica via di comunicazione che poteva collegare la bassa Valle Maggia o addirittura le Terre di Pedemonte con l’alta Valle Maggia. Il tutto cercando nel contempo di dar vita a opportunità economiche legate al turismo locale e di creare degli stimoli per la vita sociale, non solo del villaggio, ma anche dell’intero comprensorio comunale. Il tutto a beneficio dell’intera comunità moghegnese, erede diretta di queste testimonianze, come pure di tutta la regione, le scolaresche e non da ultimo i visitatori che apprezzano sempre di più i nostri villaggi».

Concretamente, «la volontà è riunire in un unico percorso molteplici punti di interesse, localizzati grazie a una valutazione della ricchezza storico-culturale presente sul territorio, disposti lungo un circuito che abbraccia quasi interamente il nucleo e la campagna di Moghegno. Una sorta di collegamento con i progetti di salvaguardia del territorio sviluppati e conclusi negli scorsi anni, come ad esempio il restauro dei mulini, le torbe, una delle gra, la selva castanile e l’ontaneto, la carraia sopra la campagna. Ora si vuole completare il percorso circolare legato anche alla tradizione contadina con l’inserimento dei grotti».

La raccolta fondi e i primi interventi

Sono circa 30 i punti di interesse individuati e classificati in beni culturali, natura e paesaggio, svago e turismo, per i quali è stata preparata una scheda tecnica provvista di obiettivo, preventivo e priorità di realizzazione. Come detto alcuni negli anni sono già stati oggetto di restauro da parte dell’Ente patriziale o comunale con l’aiuto di associazioni che operano a favore del territorio (Centro Natura Vallemaggia o APav) o in altri casi da privati. Altri invece necessitano di un intervento ed è per questo che per la Fondazione – composta in totale da sei membri, tra i quali un delegato del Comune di Maggia, uno del Patriziato di Moghegno e uno della Parrocchia – una volta elaborato il progetto, è iniziata una nuova sfida: la ricerca fondi per concretizzare quanto teorizzato… «Grazie al sostegno di chi un’esperienza simile l’aveva già affrontata in passato, ci siamo rimboccati le maniche affinando il progetto e presentandolo a possibili enti finanziatori. Tante lettere, incontri e sopralluoghi si sono succeduti e hanno permesso finalmente di raccogliere le promesse di finanziamento, da enti pubblici e privati».

Così, la Fondazione ha potuto iniziare a concretizzare il proprio progetto e la prima tappa è stata acquistare (da un privato, nel 2019) il grotto la “Tinèra dal Liséo”, edificio che in totale conta tre piani sopra terra e uno sotterraneo. Il restauro, di tipo conservativo, è ancora in corso e dovrebbe concludersi durante la primavera 2024, quando si spera di poter aprire il grotto al pubblico. Da notare in questo senso come la Fondazione Moghegno360 abbia pure voluto collaborare con il progetto “Le Chiavi della Cultura”, che ha quale obiettivo la promozione sul territorio cantonale della possibilità di accedere agli edifici storici di pregio grazie semplicemente a un’applicazione e a uno smartphone.

Dalla Caraa du Ciapon all’antica centrale elettrica, passando per cappelle e gra

Nel frattempo ci si sta muovendo anche su altri fronti, con la realizzazione di altre schede di progetto… «In particolare è in corso il restauro di un imponente muro a secco lungo la “Caraa du Ciapon” (alcuni metri erano già stati ripristinati in occasione di due corsi organizzati in collaborazione con l’Associazione muri a secco della Svizzera italiana), a breve procederemo con un intervento su due gra (che si affiancheranno a quella ripristinata nel 2020 a seguito di un incendio) e in previsione vi sono anche due cappelle votive (la Capèla dal Pradagl e la Capèla di Gra) e la vecchia centrale elettrica Moghegno. Quest’ultima, un tempo il fiore all’occhiello della frazione e segno di lungimiranza degli avi moghegnesi (nel 1914 è stata la prima centrale elettrica valmaggese a entrare in funzione) ma oggi piuttosto malconcia, vedrà l’allestimento – in collaborazione con la Ses, proprietaria dell’edificio, di uno spazio espositivo dedicato ai primi sviluppi di questa tecnologia a Moghegno e ai successivi passi avanti compiuti nella produzione di energia elettrica».

Come dire che tanto resta da fare, ma Vanessa Hohl e i suoi colleghi di comitato sono convinti che «le basi sono state gettate e con pazienza e determinazione procederà verso la concretizzazione di un ideale».