Locarnese

In Vallemaggia appello e raccolta fondi per Dunzio

Il monte, un tempo conteso tra due distretti, è uno scrigno di bellezze naturali e tracce storiche. Una Fondazione le vuole recuperare e valorizzare

In sintesi:
  • La sua storia ha radici molto antiche: una pergamena del 1327 riporta l’annosa vertenza con le Terre di Pedemonte per il possesso di pascoli e boschi
  • Nel passato il monte era noto come il ‘paradiso delle castagne’
La Grà d’la Licia
(Fondazione Dunzio)
3 gennaio 2024
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Un tesoro costituito da manufatti storici e da bellezze naturali tipiche della zona. Il Monte di Dunzio, terra un tempo contesa (anche con le armi) tra due distretti, si situa su un poggio all'entrata della Vallemaggia. Una Fondazione sta portando avanti un grande progetto, ad ampio raggio, per valorizzare sia gli antichi elementi architettonici (muri a secco, grà e splüi, solo per citarne alcuni), sia i boschi e i pascoli (puntando, in questo caso, sulla biodiversità). La stessa Fondazione è guidata da Domenico Paladino: «Attualmente – spiega – siamo in un ulteriore fase di raccolta fondi. Tra Natale e Capodanno abbiamo inviato a 3'167 residente della Vallemaggia una richiesta di sostegno per il nostro progetto».

La storia di Dunzio

Al tempo della transumanza stagionale, i contadini di Aurigeno passavano gran parte dell’anno sul monte, approfittando della maggiore insolazione. «La storia di Dunzio ha radici molto antiche, tanto è vero che una pergamena del 6 dicembre 1327 riporta l’annosa vertenza con le Terre di Pedemonte per il possesso di pascoli e boschi. Una questione che in alcuni momenti si è trasformata in una vera e propria guerriglia: a un certo punto gli uomini di Tegna invasero il territorio conteso “con arme inastati et sciopeti”. Poi, nel 1936 arrivò un decreto ufficiale governativo, che assegnò al Patriziato delle Terre di Pedemonte i boschi e i pascoli, e ad Aurigeno il confine giurisdizionale». Dunzio, quattro o cinque agglomerati di antichi rustici che si estendono per circa 1,5 chilometri su un ampio terrazzamento a strapiombo sul villaggio di Avegno, a 521 metri sul livello del mare, passò così dal distretto di Locarno a quello di Vallemaggia.

«Fin dall’inizio dell’Ottocento questo era lo storico passaggio di transito per collegare Ponte Brolla al Torbeccio-Sasspiecc fra Avegno, Gordevio e la Vallemaggia – continua Paladino –. La tratta costeggia il lato destro del fiume Maggia con la salita verso il Castelliere di Tegna».

La Fondazione Monte di Dunzio, costituita nel 2021, vuole valorizzare l'intero comparto. «Un'area relativamente vasta, che è tra i simboli storici della Vallemaggia e che rientra a pieno diritto tra i paesini di montagna più belli del nostro territorio. Un patrimonio che va tutelato, salvaguardato, protetto e lasciato in eredità: una missione, questa, che la Fondazione ha fatto sua. I lavori di rinnovamento, condotti in collaborazione con la Fondazione Baustelle Denkmal di Zurigo (che si impegna in operazioni di recupero di testimonianze del passato), hanno avuto un primo importante momento lo scorso 29 giugno, con l’inaugurazione della restaurata “Grà d’la Licia”: è stata parzialmente smontata e il tetto in piode sostituito».

Nel passato il monte era noto come il “paradiso delle castagne”: «Basti pensare che si contavano oltre quindici edifici adibiti a grà, quasi uno per famiglia. Durante la guerra venivano utilizzate tutte, perché la castagna era l’alimento principale delle vecchie generazioni. Tutte le grà si trovano in prossimità della selva castanile, ripristinata nel 2011. Entro settembre 2024 la Fondazione intende ristrutturare “la Grà du Bico” e con il tempo pure le altre, per poi far rivivere, durante il prossimo autunno, la secolare tradizione della battitura delle castagne».

Dopo il riprestino della “Grà d’la Licia” è stata la volta dei muri a secco e dello “splüi” (riparo costruito a ridosso di una roccia), di proprietà della Fondazione, eliminando tutto il materiale che si era depositato con gli anni.

«Tutta questa inestimabile ricchezza rurale, che si intende preservare attivamente, è un patrimonio ricco di aspetti storico-culturali, naturalistici e agro forestali. Grà, apiari, carraie, splüi e muri a secco sono manufatti antropici che vanno valorizzati, con l’obbiettivo di sensibilizzare e appassionare giovani e meno giovani alla storia e al nostro lontano passato – conclude il presidente della Fondazione –. Intendiamo pure concretizzare la promozione di progetti a favore della biodiversità, così come interventi naturalistici per preservare l'habitat dei pipistrelli (chirotteri). Il progetto prevede infine un percorso didattico-culturale. Si tratta di un impegno che ha un prezzo elevato e che il nostro gruppo sta affrontando, superando enormi sfide. L’investimento totale è di 843mila franchi ed è sostenuto dal Dipartimento del territorio, con i contributi finanziari di diversi enti pubblici e privati. Ora confidiamo pure nell'interesse e nella generosità dei Valmaggesi». Altre informazioni, così come l'incarto dell'intero progetto, sono su www.dunzio.ch.

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