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‘Non diamo ascolto a chi parla di abbandono delle valli’

L'appoggio dello Stato all'Alta Vallemaggia ferita dal maltempo nei discorsi di Michele Guerra e Christian Vitta, a Cevio per il Primo agosto

In sintesi:
  • La devastazione, il dolore, i morti. Ma anche la dignità e la resilienza della popolazione
  • Una giornata simbolicamente organizzata proprio in occasione della Festa nazionale
Vitta con i sindaci di Cevio e Lavizzara, Wanda Dadò e Gabriele Dazio
(Ti-Press/Crinari)
1 agosto 2024
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La devastazione, il dolore, i morti. Ma anche la dignità e la resilienza della popolazione di valle, che è sempre in grado di reagire, anche di fronte alle peggiori avversità. Era un Christian Vitta visibilmente emozionato, quello che ha preso la parola oggi a Cevio in occasione della prima, vera giornata comunitaria organizzata a nord del ponte di Visletto dopo l’alluvione del 29 e 30 giugno.

Una giornata, simbolicamente organizzata proprio in occasione della Festa nazionale, che ha visto anche la partecipazione del primo cittadino ticinese Michele Guerra presidente del Gran Consiglio, dei due sindaci di Cevio e Lavizzara Wanda Dadò e Gabriele Dazio, e di tanta gente di valle (e non) bisognosa come non mai di ritrovarsi, guardarsi negli occhi, riflettere assieme sul recente passato e sul prossimo futuro di zone periferiche su cui non smetterà certo adesso di aleggiare lo spettro di un abbandono periodicamente evocato da ambienti tanto lontani dallo spirito federalista quanto capaci di incancrenirne i più basilari principi.

Erano forse parole ovvie, quelle pronunciate dalla seconda carica dello Stato. Ovvie ma profondamente necessarie per rafforzarli, quegli stessi valori, e farlo proprio nel giorno della Festa nazionale. «Siamo una nazione unica al mondo – ha ricordato Vitta –, un Paese plurilingue e multiculturale: caratteristiche che fanno sviluppare in noi un forte senso di appartenenza. In ogni cittadino svizzero è ben radicato un senso d’identità molto marcato, indipendentemente dalla zona linguistica in cui è nato e indipendentemente dalla regione in cui è cresciuto. Sia essa montana o urbana».

‘Ognuno di noi ha pari dignità’

Pertanto, ha aggiunto, «è proprio oggi, nel giorno dei festeggiamenti della nostra patria, che dobbiamo ricordare con orgoglio che ognuno di noi ha pari dignità di appartenenza alla nostra nazione. Dobbiamo dire forte e chiaro che i soli pensieri che alcuni ambienti hanno veicolato nell’opinione pubblica alcuni giorni dopo i tristi eventi che hanno interessato il nostro arco alpino vanno rispediti al mittente. Le nostre Alpi, le nostre montagne sono luoghi nei quali i nostri padri hanno vissuto, hanno contribuito a far nascere e crescere la Svizzera e nelle quali si dovrà poter continuare a vivere anche in futuro. Questo permetterà di tramandare le nostre tradizioni e mantenere vivi i nostri valori e un territorio e le sue attività, come l’agricoltura di montagna, che sono parti integranti della nostra Svizzera. Quindi un chiaro rifiuto alle idee di quelle persone che vorrebbero far abbandonare le nostre Valli, trasformandole di fatto in musei a cielo aperto. Le nostre zone montane sono vita, sono luoghi d’incontro e di attività». Insomma, «valori e ricchezze che dobbiamo continuare ad alimentare e a far vivere».

‘Dovremo lavorare fianco a fianco’

Il presidente del governo ha poi ricordato come «Comuni, Cantone e Confederazione dovranno lavorare intensamente, fianco a fianco, per ricostruire e dare un futuro a queste zone», perché è proprio nei momenti difficili, ha affermato, che «è importante dimostrare la forza del nostro sistema federalista».

Un doveroso accenno Vitta ha voluto farlo alla valenza simbolica del ripristino a tempo di record del collegamento viario fra Media e Alta Valle, reso possibile dall’intervento dell’Esercito, che in una manciata di giorni ha scelto e poi realizzato la migliore versione possibile di ponte provvisorio.

‘Cari sindaci, in voi vedo consapevolezza’

E ancora, rivolto alle realtà locali, per certi versi eroiche, con i loro sindaci, nell’andare a ripescare forza e speranza in fondo al profondissimo baratro. «Cara Wanda e caro Gabriele – ha detto rivolgendosi direttamente a loro – ho percepito nelle vostre parole, nelle vostre riflessioni, la consapevolezza della portata di quanto successo, della responsabilità che deriva dalla vostra carica, ma anche la volontà di trovare le energie e le forze per rialzarsi, per fare in modo che la vostra comunità possa avere una prospettiva, che possa guardare avanti. Il percorso per la ricostruzione richiederà tempo, ma fondamentale sarà avere sempre ben presente l’obiettivo da raggiungere e il cammino da percorrere. Chi è abituato a camminare in montagna sa che la perseveranza e la resistenza permettono di raggiungere importanti mete».

Guerra e ‘la differenza di essere in Svizzera’

Altrettanto importanti le riflessioni di Michele Guerra, che da leventinese ha ricordato il maltempo abbattutosi sulla sua Pollegio nel 2016, e quello stesso identico senso di smarrimento da lui provato allora, come dai valmaggesi un mese fa. «La perdita di una casa in cui vivere, o di un’azienda che dà il pane alla nostra famiglia, sono un dramma sconvolgente e tutta la comunità sta male – ha detto –. Ma è proprio quando si è impotenti, colpiti e danneggiati, quando si è deboli e si subisce una tragedia, che si deve sentire la differenza di essere in Svizzera e di far parte di una comunità che si fonda sul principio dell’“uno per tutti e tutti per uno”. Principio che noi come autorità cantonali abbiamo il dovere di affermare. La Vallemaggia, sappiatelo, non verrà lasciata sola!».

Dadò e Dazio, sindaci al fronte

Significativo, per il folto pubblico presente a Cevio, tornare ad ascoltare le parole delle autorità locali, le più sollecitate dalla tragedia. Wanda Dadò ha innanzitutto ricordato come ancora manchi all’appello – unico disperso non ritrovato – il giovane Sven, «cresciuto a Cavergno, amante della Valle Bavona e di Sonlerto in particolare», scomparso in Valle di Peccia nella notte del disastro. Dadò ha riconosciuto l’esigenza dei Municipi colpiti di «sentire la vicinanza delle autorità» cantonali, e ha ringraziato tutti coloro che dalla mattina del 30 giugno si sono attivati, in qualunque modo, per rispondere alla catastrofe. La sindaca ha inoltre auspicato un ripensamento della Valle Bavona: «Una valle magnifica dal punto di vista storico, paesaggistico e naturalistico, ma che può presentare delle criticità in presenza di eventi naturali avversi».

Il mese trascorso dalla notte dell’alluvione ha rappresentato «un vero e proprio cambiamento – ha poi considerato Gabriele Dazio –, provocandoci una profonda ferita che forse nemmeno il tempo saprà rimarginare: giornate infinite alla scoperta delle più terribili constatazioni della devastazione, come la perdita di vite umane a noi care e la distruzione quasi totale di un nostro prezioso lembo di territorio». Rialzare la testa e guardare avanti, ha aggiunto, «lo dobbiamo ai nostri avi, ma soprattutto alle future generazioni, che avranno tutti i diritti di continuare a vivere, non sopravvivere, nel nostro bellissimo contesto alpino».

Dazio ha infine mostrato una targa in legno con la scritta “Lavizzara”: «Crediamo sia quella che era situata all’entrata del percorso sensoriale di Prato Sornico. Me l’ha inviata per posta il Comune di Minusio: qualcuno l’ha ripescata nel lago».

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