Un’interrogazione parlamentare (primo firmatario Alain Bühler) ipotizza che il governo abbia ceduto alle pressioni delle imprese locali
Far partire l’Esercito dall’Alta Vallemaggia già il 28 luglio è troppo presto. Lo sostengono, in un’interrogazione di area mista Udc e il Centro, i deputati parlamentari Alain Bühler (Udc, primo firmatario), Giovanni Berardi, Arnaldo Caccia, Giovanni Capoferri, Alessandro Corti, Sara Demir, Andrea Giudici, Sergio Morisoli, Pierluigi Pasi e Tuto Rossi. L’auspicio è pertanto un prolungamento dell’impegno grigioverde in base all’Ordinanza concernente l’appoggio a favore di attività civili e di attività fuori del servizio mediante mezzi militari (Oaam).
I granconsiglieri premettono che l’impegno dell’Esercito nelle zone disastrate ha portato molto, a partire dal ponte provvisorio a Visletto, realizzato in tempi da primato. Tuttavia, aggiungono, “prima che le due valli possano ritornare alla normalità, passeranno verosimilmente ancora molti mesi, se non anni. Anche solo per poter beneficiare del ripristino dei servizi e delle infrastrutture di base, quali strade di accesso provvisorie e acquedotti funzionanti, si renderanno necessari ulteriori lavori con mezzi e risorse umane considerevoli”.
Secondo l’Oaam, l’Esercito viene impiegato dal Consiglio federale su richiesta dei governi cantonali. “Non si comprende, pertanto, come si possa disimpegnare l’Esercito” già prima della fine di luglio, “visto il notevole lavoro ancora da svolgere”. In sua sostituzione, considerano ancora i deputati, “verranno verosimilmente impiegate aziende ticinesi, che presentano un costo ben superiore rispetto a quello dell’Esercito e una disponibilità ancora incerta, soprattutto considerando che il settore dell’edilizia si appresta a iniziare le tradizionali ferie estive. Ciò significa che, per una ventina di giorni, non ci saranno né l’Esercito né tantomeno le imprese locali”
Non è tutto: “Si vocifera di forti pressioni del settore dell’edilizia e di molte aziende del settore sul Consiglio di Stato per provocare un disimpegno immediato dell’Esercito, lasciando tutti i lavori alle aziende ticinesi, e recenti prese di posizioni da parte degli impresari costruttori avvalorano questa tesi. È innegabile che il disastro provocato dall’alluvione possa rappresentare un’opportunità di impiego per l’economia ticinese del settore, ma se l’Esercito fosse ancora disponibile, potrebbe contribuire ad accelerare il raggiungimento dei principali obiettivi di normalizzazione della situazione nei territori colpiti dal disastro, sempre in collaborazione con le aziende locali, che potrebbero invece prepararsi alla ricostruzione e al ripristino”.
Per capire le ragioni del disimpegno dell’Esercito e “per esplorare possibili alternative per il ripristino rapido ed efficace delle infrastrutture e dei servizi essenziali nelle Valli Bavona e Lavizzara”, i deputati chiedono quindi al governo di prolungare l’impiego in grigioverde sulla base di obiettivi pubblicamente dichiarati il 19 luglio ma non ancora raggiunti; se il Consiglio di Stato abbia richiesto al Consiglio federale tale prolungamento, e se no perché; se il CdS concordi che l’Esercito “avrebbe potuto continuare le opere per permettere un più rapido ritorno alla normalità, come ad esempio il completamento della pista in Bavona fino a Roseto o il ripristino dell’acquedotto sul fiume in Bavona”; a quanto ammonti mediamente il costo orario delle macchine tipo escavatori dell’Esercito rispetto a quello delle imprese private a carico del Cantone e dei Comuni; e quali altre misure alternative siano state prese in considerazione “per garantire il rapido ripristino dei servizi e delle infrastrutture essenziali in Bavona e Lavizzara”.D.MAR.