La Sezione del militare e della protezione della popolazione risponde alle critiche della comunità del Piano di Peccia
L'organizzazione degli aiuti, in ogni loro forma, nelle zone disastrate è complessa e viene gestita dalle autorità cercando di rispondere al meglio ad ogni richiesta. Nessuno viene dimenticato. È la reazione della Sezione del militare e della protezione della popolazione alle lamentele espresse a “laRegione” da una parte della comunità del Piano di Peccia, secondo la quale a una settimana di distanza dal nubifragio ancora non si sarebbe vista una pala proveniente dall'esterno: ogni intervento di ripristino sarebbe stato, finora, a carico dei residenti.
Stando alla Sezione del militare e della protezione della popolazione “a fronte di quanto riscontrato è importante comprendere il funzionamento del supporto e dell’intervento di Protezione civile ed Esercito”. Quanto alla PCi, “interviene in caso di richiesta degli enti partner o dalle autorità locali. Nel caso specifico la PCi è intervenuta negli ultimi giorni, su richiesta dei corpi pompieri di Cevio e Lavizzara e delle rispettive Autorità comunali, nei settori di Piano di Peccia, Sornìco, Alpe Bolla, Ponte Visletto, Roseto, Broglio e Mogno”. I compiti riguardano accoglimento evacuati, logistica e trasporti, sussistenza (forze d’intervento e persone evacuate), ripristino infrastrutture prioritarie (scuola elementare, magazzino comunale e magazzino dei pompieri della Val Lavizzara), trasporti per il personale dell’Ospedale/Casa anziani di Cevio, presidio/Punto info al Ponte di Visletto, supporto allo Stato maggiore regionale di condotta tramite aiutanti della condotta, nonché coordinazione dei volontari (da venerdì).
“Sino ad, oggi sono stati prestati dalla Protezione civile, provenienti dalle regioni del Locarnese e di Lugano Campagna, un totale di 480 giorni di servizio – nota la Sezione –. Per eventuali necessità o richieste di supporto bisogna indirizzarsi alle autorità comunali oppure agli enti di primo intervento presenti sul posto, così che l’aiuto possa essere coordinato e quindi organizzato”.
All'impiego della PCi va aggiunto quello dell'Esercito, il quale “può intervenire a supporto delle autorità civili in maniera sussidiaria, secondo l'Ordinanza sull’aiuto militare in caso di catastrofe in Svizzera (Oamc, articolo 5). L’impiego dell’Esercito è stato da subito attivato quale supporto alle attività di ricerca dei dispersi e per l’evacuazione di persone da trarre in salvo, tramite la cosiddetta ‘terza dimensione’. In questo caso il supporto aereo è stato fondamentale”.
Parallelamente, prosegue la Sezione del militare e della protezione della popolazione, “è stata immediatamente richiesta la posa di un ponte provvisorio per il ripristino del passaggio tra la parte alta e quella bassa della valle. Attualmente il genio civile sta predisponendo le spalle del ponte, così da permettere la posa del ponte militare. Entrambe queste prime richieste sono da subito state autorizzate dal Comando operazioni dell’Esercito e quindi rese operative”.
Ora, avvicinandoci alla fase di ripristino, “considerato che il flusso dell’acqua dovrebbe normalizzarsi nella giornata di lunedì ed è quindi ipotizzabile un passaggio del fiume Maggia via guado, è stato richiesto e approvato il supporto del genio per la fase di ripristino. Questa truppa si trasferirà in Ticino nella giornata di lunedì per pianificare e inizializzare l’intervento”. Viene inoltre ricordato come “l’Esercito sia impegnato, con le proprie risorse, anche in Canton Vallese e che, fino a questo momento, alcune delle zone toccate dall’evento in Vallemaggia sono considerate ancora come non sicure”.
Pertanto, conclude la Sezione, “a fronte di richieste che giungeranno da parte delle Autorità preposte, dopo valutazione sarà implementato il supporto laddove necessario”