Interrogazione interpartitica al Consiglio di Stato sulla prospettata chiusura, a medio termine, della casa medicalizzata Lispi alla Clinica Varini
Incoerenza nelle informazioni che sono in parte contraddittorie, poca chiarezza sulla questione finanziaria, esigenza di rassicurare le famiglie coinvolte. Sono gli elementi cardine di un’interrogazione al Consiglio di Stato che prende spunto dall’approfondimento, pubblicato fra mercoledì e giovedì su ‘laRegione’, in merito alla prospettata chiusura della casa medicalizzata Lispi (o Foyer per invalidi adulti) della Clinica Varini di Orselina. L’interrogazione, presentata da Laura Riget con Samantha Bourgoin, è stata sottoscritta da esponenti di tutto lo spettro politico parlamentare: Giulia Petralli, Claudio Isabella, Luca Renzetti, Tamara Merlo, Massimo Mobiglia, Amalia Mirante, Roberto Ostinelli, Omar Balli e Josef “Beppe” Savary.
“Da mesi sono emerse pubblicamente le difficoltà finanziarie manifestate dal Consiglio di Fondazione Giorgio Varini e dalla direzione della Clinica di Orselina – scrivono i deputati –. Difficoltà che hanno portato anche a diversi licenziamenti. Tra le criticità palesate – oltre agli aspetti preminentemente economici – emerge la difficoltà di gestire contemporaneamente quattro diversi mandati di prestazione. Apprendiamo ora la situazione delicata inerente agli ospiti e ai familiari del Foyer per invalidi della Clinica Varini che – dopo aver appreso della volontà di rinunciare a due dei quattro mandati – si trovano in una specie di limbo, dovendo affrontare una situazione di assoluta incertezza sul futuro della casa medicalizzata che li ha accolti”.
Una considerazione importante riguarda il fatto che all’Ufficio Invalidi del Dss non risulterebbe con sufficientemente chiarezza quanto la Clinica sostiene di avere invece comunicato e discusso già a novembre, ovverosia il documento che delinea le strategie future del nosocomio, con la rinuncia a due mandati di prestazione, fra cui quello inerente alla casa medicalizzata. Inoltre, anche sui motivi di questa annunciata rinuncia “non sembrano esserci informazioni coerenti. Data per acquisita la difficoltà di gestire contemporaneamente più mandati (situazione peraltro comune a diverse altre realtà sociosanitarie), non è chiaro se le condizioni di finanziamento da parte del Dss abbiano un ruolo nella rinuncia o meno. Da un lato, sempre l’Ufficio degli Invalidi dichiara che ‘(…) negli ultimi cinque esercizi il settore invalidi (della Clinica Varini, ndr) ha sempre chiuso con un pareggio di esercizio. Ciò significa che il contributo globale concesso tramite il contratto di prestazione è stato sufficiente per coprire i costi generati’. Dall’altro, il direttore della clinica afferma che ‘va sottolineato che la Clinica Fondazione Varini negli ultimi anni ha generato perdite d’esercizio legate a maggiori prestazioni e spese effettuate rispetto ai finanziamenti riconosciuti con i contratti di prestazione’ e che ‘abbiamo deciso di non erogare più alcuni servizi, come ad esempio la stimolazione basale. Il servizio, il cui costo non è più sopportabile, veniva offerto gratuitamente agli ospiti’”.
Ricordando poi i tagli al personale che stanno avvenendo in Clinica, ma anche la qualità delle cure e la professionalità dimostrate dai dipendenti, i granconsiglieri pongono al governo una lunga serie di domande. La prima è se il CdS sia in grado di rassicurare le persone e i familiari coinvolti che nel 2025 non verrà chiuso il Foyer per invalidi della Clinica Varini. Poi, nel merito, viene chiesta conferma che, come anticipato dal nostro giornale, la Fondazione Giorgio Varini abbia effettivamente presentato un piano preciso nel quale preannuncia la volontà di rinunciare a medio termine al mandato per il Foyer invalidi. “In caso affermativo, come è possibile che il capo dell’Ufficio Invalidi non ne sia informato? E quale sarà la tempistica e l’iter previsto per trovare una soluzione condivisa tra Clinica e Dss?”. Gli ospiti e i familiari, incalzano i deputati, “verranno coinvolti? In che modo? Che accompagnamento verrà assicurato a queste persone direttamente coinvolte? La qualità del servizio offerto nel frattempo (dotazione di personale e servizi offerti) corrisponde alle Direttive cantonali? Sono stati effettuati degli accertamenti da parte dell’Ufficio Invalidi e dell’Ufficio del medico cantonale in questi ultimi mesi?”. I granconsiglieri chiedono anche al governo come valuti “la rinuncia immediata, se confermata, da parte della Clinica ad offrire alcuni servizi e prestazioni, in particolare la rinuncia alle terapie di stimolazione basale”.
Poi viene aperto il capitolo dei sussidi cantonali tramite mandato di prestazione. Esso, viene domandato, “permette di coprire integralmente tutti i costi generati? Se no, perché? Come vengono coperti? Il Consiglio di Stato ritiene che il contributo globale concesso tramite il Contratto di prestazione stipulato nel 2024, nonostante le note misure di risparmio, sia sufficiente per garantire la stabilità finanziaria del Foyer per invalidi della Clinica Varini?”. E ancora: “Sono previsti ulteriori tagli nel Preventivo cantonale 2025 che potrebbero mettere ulteriormente in difficoltà la Clinica Varini, o in generale gli altri enti gestori di strutture Lispi, anche tenuto conto delle preoccupazioni già espresse in vista dei tagli del Preventivo 2024?”.
Infine, il governo viene interrogato sulla prospettiva di “una semplificazione e uniformizzazione degli oneri amministrativi tra i differenti mandati, in modo da ridurre la burocrazia a carico degli enti gestori”, e gli viene chiesto in modo molto diretto se intenda “adoperarsi attivamente per assicurare un futuro al Foyer per invalidi della Clinica Varini e scongiurarne la chiusura”. Nel caso in cui gli eventuali sforzi non avessero buon esito, “come pensa di sopperire all’eventuale perdita di questo importante servizio?”. E “laddove dei reparti sono già stati chiusi e altri sembrerebbero poter essere chiusi a breve, esiste un ricollocamento facilitato del personale in altre strutture?”.