Il reparto della Clinica Varini di Orselina rimarrà aperto anche nel 2025. Lo dice il CdS rispondendo all’interrogazione Riget-Bourgoin (e cofirmatari)
Solo rassicurazioni a breve termine, e cioè che il foyer per invalidi adulti non chiuderà prima del 2026. Per il resto ben poche certezze, soprattutto sulla tempistica e sulle alternative concrete e praticabili per la decina di ospiti.
A 5 mesi dalla presentazione dell’atto parlamentare, è finalmente giunta la risposta all’interrogazione sul futuro del foyer per invalidi adulti della Clinica Varini di Orselina. L’avevano presentata Laura Riget (Ps) e Samantha Bourgoin (Verdi del Ticino), con le sottoscrizioni provenienti da tutti gli schieramenti politici: di Giulia Petralli (Verdi del Ticino), Claudio Isabella (il Centro), Luca Renzetti (Plr), Tamara Merlo (Più Donne), Massimo Mobiglia (Pvl e Giovani Verdi Liberali), Amalia Mirante (Avanti con Ticino&Lavoro), Roberto Ostinelli (Helvethica Ticino), Omar Balli (Lega dei Ticinesi) e Josef “Beppe” Savary (Ps).
Il governo premette che in seno alla Clinica Varini è in corso da tempo “una riflessione sullo sviluppo dell’attività”; questo “per affrontare le difficoltà finanziarie e organizzative causate dalla gestione dei suoi quattro mandati di dimensioni contenute”. La strada che la Fondazione Varini intende percorrere è concentrarsi sulle prestazioni in favore di persone anziane, chiudendo, unitamente al foyer, anche il reparto somatico acuto in cure palliative. Riflessioni e approfondimenti su cosa fare e come sono ancora in corso, aggiunge il Consiglio di Stato, e i servizi del Dss “seguono da vicino le fasi che porteranno all’allestimento del rapporto definitivo sugli indirizzi della Fondazione, con particolare attenzione rivolta alle modalità e alla tempistica, che dovranno essere concordate con largo anticipo e in funzione delle esigenze dell’utenza accolta e dei rispettivi familiari”. Come accennato, “la tempistica di chiusura del foyer non è ancora stata definita”.
Nel momento in cui “l’orientamento strategico coinvolgesse operativamente il foyer”, viene precisato, “si procederà definendo un progetto individuale per ogni ospite e garantendo un adeguato accompagnamento in base alle esigenze e ai tempi di ognuno; questo processo sarà garantito dallo stesso ente gestore, il quale coinvolgerà necessariamente i famigliari e la rete di riferimento del singolo ospite (in particolare Pro Infirmis) stabilendo con essi come procedere”. Comunque “ogni progetto personale sarà condotto in sinergia con tutta la rete di riferimento. Questo percorso sarà supervisionato dall’Ufficio degli invalidi, che è a conoscenza di ogni singola situazione e potrà seguirne da vicino lo sviluppo”.
In più, “la continuità dell’accompagnamento sarà garantita presso il foyer di Orselina fino a quando non sarà individuato e realizzato un collocamento adeguato alle esigenze e ai desideri di ciascuna delle nove persone attualmente residenti”. Poi viene precisato che “per alcune di queste persone la decisione di un cambio di progetto che contempla la dimissione dalla Varini è indipendente dalla prevista chiusura del foyer”.
Nella risposta viene poi fatto riferimento a un’ispezione non annunciata effettuata in clinica (27 marzo 2024) dall’Ufficio del medico cantonale (Umc) “dopo le notizie di disagi apparse sulla stampa”. E qui il riferimento è a “laRegione”, che il 13 marzo aveva rivelato la problematica situazione finanziaria del nosocomio (perdite cumulate per 3,3 milioni di franchi) su cui si era innestata un’ampia ristrutturazione interna, fra partenze e licenziamenti. Ebbene, “da allora e fino a fine ottobre 2024 l’istituto ha inviato con regolarità i piani di lavoro di tutto il personale curante attivo nell’istituto, le sostituzioni di personale e i relativi curricoli del nuovo personale assunto. I controlli sulla dotazione del personale nei diversi settori di cura della struttura risultano, da settembre 2024, conformi alle direttive dipartimentali e alle raccomandazioni in termini di dotazione e formazione di palliative.ch per il reparto di cure palliative geriatriche e per il reparto di cure palliative specializzate. A oggi i criteri sulla dotazione del personale, conformemente ai criteri di verifica dell’Umc, sono ottemperati dall’Istituto”.
C’è poi un ampio capitolo riguardante la questione finanziaria. Ne emerge uno scenario interessante, e cioè che “da quando è in vigore il contratto di prestazione (dal 2003 per il foyer in qualità di istituto pilota), la struttura ha chiuso per diversi anni con degli utili d’esercizio, accumulandoli nei relativi fondi di riserva. In occasione di un solo anno (nel 2017) ha registrato una perdita d’esercizio, dopodiché ha terminato gli anni successivi, di cui in particolare il biennio 2020-21 condizionato dalla pandemia, con dei pareggi d’esercizio”. Pertanto, “il contributo globale erogato dal Cantone tramite il contratto di prestazione del settore della disabilità copre i costi computabili riconosciuti”.
Un altro tema portato a suo tempo dal presidente della Fondazione Varini, Giorgio Pellanda, intervistato dal nostro giornale, era il peso burocratico della gestione di 4 mandati. Una domanda dell’interrogazione verteva proprio su un’eventuale semplificazione prevista dal governo. In effetti, risponde lo stesso Consiglio di Stato, il problema esiste, tanto che “nel 2023 la Divisione dell’azione sociale e delle famiglie (Dasf) ha avviato un progetto volto a semplificare i contratti di prestazione nei settori di sua competenza. L’obiettivo è migliorare l’efficienza e la trasparenza nei rapporti tra gli enti e il Dss, ottimizzando gli aspetti amministrativi e gestionali da parte degli enti coinvolti e tra gli enti stessi e gli uffici cantonali. Questo approccio mira a ridurre la burocrazia e facilitare l’interazione, creando un sistema più fluido”.