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Rasa, la vita del Campo (e non solo) corre su un filo

Il malumore dei residenti dopo la decisione, per motivi di sicurezza, di contingentare le corse della funivia in attesa del progetto di ammodernamento

18 marzo 2024
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Settemila pernottamenti all’anno per una piccola quanto splendida frazione, quella di Rasa, nelle Centovalli, che conta una dozzina di abitanti fissi. Una cifra che fa del ‘Campo Rasa’, apprezzato centro di formazione e vacanze dei gruppi biblici universitari (un’organizzazione cristiana interconfessionale attiva nel campo della formazione) la più grande struttura turistica della vallata. Attiva da oltre 65 anni, con una settantina di posti letto, degli appartamenti di vacanza, il suo Grotto, la sua Casa dell’arte e il suo mini zoo, dà lavoro a 14 dipendenti. Per arrivarci, dal momento che non esistono strade carrabili, si fa capo alla piccola funivia che sale da Verdasio. Di che conferire ai soggiorni degli ospiti (molti provenienti da oltre Gottardo) un qualcosa di poetico in un ambiente familiare, lontano dal baccano dei centri e dallo stress. Sin qui tutto bene.

Impiego limitato, ma dall’Ikss comunicazione tardiva

Se non fosse per il fatto che l’unica via di comunicazione alternativa al sentiero pedestre che collega Rasa a Bordei dalla quale chi ha scelto di stabilirsi lassù dipende, funziona a regime più che ridotto. Il motivo? L’impianto, vetusto, dev’essere ammodernato e le note vicissitudini che hanno accompagnato il progetto hanno costretto, progressivamente, il Municipio di Centovalli, su ordine del Cantone, a limitarne al minimo l’impiego. Questioni di sicurezza alla base della decisione, con l’organo di controllo (Ikss) che ha comunicato tardivamente all’autorità le misure da intraprendere per garantire il funzionamento delle cabine fino a fine anno. Data dopo la quale, tutti si augurano, potrà finalmente essere avviato il cantiere. Ma da qui a dicembre, ai 900 metri di Rasa ci si interroga su come ci si dovrà organizzare. Michel Bieri, direttore del Campo Rasa (una sorta di dependance di Casa Moscia, ad Ascona) non dorme sonni tranquilli: «La nostra realtà – attacca – è solitamente attiva da metà marzo a inizio novembre, con una parte del personale impiegato lassù tutto l’anno. Nelle passate settimane, come consuetudine, ci siamo preparati in vista della nuova stagione. Sapendo del problema della funivia e dell’uso contingentato, abbiamo chiesto al Municipio lumi. Quest’ultimo a sua volta attende indicazioni dal Cantone al quale compete, d’ora in avanti, la gestione del progetto. Non sappiamo cosa succederà nelle prossime settimane. Con la circolare di circa 10 giorni or sono il Municipio riferiva che l’autorizzazione era valida fino al 31 marzo 2024 e che si era fiduciosi di un ulteriore prolungamento dell’autorizzazione. Noi eravamo persuasi di poter aprire ai nostri ospiti...».

Clientela disorientata, stagione a rischio

In attesa di sapere che direzione prenderanno i venti, «abbiamo dovuto ricontattare la nostra clientela e spiegare che, vista la situazione attuale, non potrà soggiornare a Rasa fino a nuovo avviso. Addirittura per coloro che già avevano prenotato abbiamo dovuto trovare una sistemazione alternativa, rinunciando a un grosso evento a Casa Moscia ad Ascona dove si erano annunciate 400 persone. Non sappiamo più cosa fare, a questo punto. Abbiamo chiesto lumi anche al Cantone, che ha proprio di recente deciso di prendersi a cuore il progetto di rinnovo delle funivie (oltre alla citata, anche la Intragna-Pila-Costa ndr). Ricordo che se non possiamo usufruire delle strutture ricettive di Rasa, la nostra stagione sarà totalmente compromessa. Un danno finanziario e d’immagine». Il Municipio centovallino, a suo tempo, aveva ipotizzato, durante l’esecuzione dei lavori, il ricorso all’elicottero, unico mezzo per trasportare materiale e persone in quota: «Può andare bene per il trasporto del materiale ovviamente, ma come possiamo anche solo immaginare di far volare l’elicottero ogni qualvolta che un gruppo di nostri ospiti giunge nelle Centovalli? Non è sostenibile nemmeno dal profilo ambientale questa soluzione. A Rasa si può salire anche a piedi, è vero, tuttavia non possiamo chiedere ai nostri ospiti anziani o alle famiglie con bambini piccoli di raggiungerci». Ai timori di Michel Bieri si aggiunge il malcontento dei pochi abitanti e dei proprietari di seconde case che, ovviamente, vivono male questa restrizione all’uso. A essere penalizzati sono, infine, anche i titolari di aziende agricole nelle vicinanze, perché i loro prodotti alimentari se non c’è la richiesta da parte del Campo Rasa perdono una buona fetta di mercato. L’appello al Dipartimento del territorio, dunque, è chiaro.