La lotta per il sindacato si giocherà fra il successore designato dal Plr del sindaco in carica e il ‘figlio d'arte’ candidato di Uniti per Minusio
Renato Mondada, 40 anni, è il candidato sindaco per il Plr di Minusio. In Municipio da 8 anni (di cui gli ultimi 3 da vicesindaco) è economista. Avvocato specializzato in diritto delle assicurazioni, 47 anni, in Municipio da 16, granconsigliere per la Lega dei Ticinesi, Alessandro Mazzoleni è invece l’uomo su cui punta Uniti per Minusio per ritrovare i fasti di papà Piero, già sindaco Ppd. laRegione li ha incontrati.
Tre anni fa eravate stati protagonisti di una polemica dai risvolti personali. Mazzoleni aspirava apertamente alla carica di vicesindaco, che però la maggioranza assoluta Plr in Municipio aveva deciso di affidare a Mondada, il quale non l’aveva rifiutata (anzi). Come avete vissuto quella situazione e quali strascichi ha lasciato?
ALESSANDRO MAZZOLENI - La carica di vicesindaco è istituzionale, nei lavori del Municipio vale un voto come per il sindaco e i municipali e nulla toglie all’espressione di un’opinione e alla condivisione delle idee. Detto questo, è vero, mi ero arrabbiato, più che altro perché ero già vicesindaco e ritenevo corretto rimanerlo in quanto miglior votato del secondo partito del Comune. Ricordo anche di essermi detto: “Se cominciamo così, figuriamoci dopo…”. Poi in realtà l’attività di Municipio non ne ha minimamente risentito, anche se forse, nella popolazione, la scelta del Plr è stata considerata un po’ arrogante.
RENATO MONDADA - Avere discussioni non è mai bello: ne avevamo avute già 4 anni prima per l’attribuzione dei Dicasteri. Per la carica di vicesindaco non giriamoci in giro. era stata una questione esclusivamente tattica, in un’ottica di successione del sindaco. Sapevamo già che sarebbe stata l’ultima legislatura di Dafond e in quella nuova configurazione, con 4 municipali su 7, Felice ci teneva che mi profilassi come vicesindaco per prepararmi sostituendolo quando serviva, ma anche per poter sposare, con i vantaggi elettorali che ne possono derivare conoscendo tante persone.
Restiamo sugli squilibri, almeno numerici. Quanto l’inedita maggioranza assoluta Plr ha aleggiato come fattore in questi tre anni?
MAZZOLENI - All’inizio bisogna abituarsi perché tutto quanto viene detto può venire neutralizzato dal “su le mani, giù le mani”. Non nego che per talune decisioni di carattere più politico, come possono essere delle nomine, è capitato, ed è stato secondo me malsano. Per altro, su temi veramente importanti per la cittadinanza, abbiamo evitato di decidere a maggioranza.
MONDADA - Confermo che sui grandi temi non si è mai votato a maggioranza, ma faccio notare che se ci sono state nomine partitiche, sono state bipartisan. Rilevo anche che in questa legislatura corta c’è stata in Municipio molta più dialettica rispetto a quella precedente in cui Plr e Uniti per Minusio erano 3 a 3. Ed è stato, ovviamente, un bene.
MAZZOLENI - Per le nomine, in talune circostanze è venuto meno il principio, a me caro, di favorire i domiciliati a Minusio. Poi mi era stato detto che i domiciliati non avevano le competenze, ma allora io avrei piuttosto riaperto il concorso. A proposito di maggioranze, oggi il Plr spinge molto sull’allestimento di studi sulla pianificazione del territorio, anche se non è il momento giusto per farlo, perché vincoliamo inutilmente il prossimo Municipio.
MONDADA - Ribatto semplicemente ricordando che a livello progettuale portarsi avanti laddove possibile e necessario non lega, ma piuttosto facilita chi viene dopo.
Minusio, sesto centro ticinese per abitanti, non lesina negli investimenti interni, ma si apre anche a collaborazioni intercomunali, ad esempio per la polizia con il Piano. In tema di aggregazioni, nel 2011 Minusio aveva bocciato il progetto di sponda sinistra con la Città polo. Si può ritentare?
MONDADA - A suo tempo mi ero esposto pubblicamente, dichiarandomi favorevole a un’aggregazione. Detto questo, rilevo che quando hai l’opportunità di lavorare in Municipio vedi altre sfumature. Secondo me non è una questione di “se”, ma di “quando”. Ci si arriverà, è inevitabile e non solo dal profilo strategico di sviluppo regionale, ma anche in relazione alle sempre maggiori difficoltà a trovare chi si mette a disposizione per fare politica, soprattutto fra i giovani. Se si vuole tornare a parlare di aggregazione, bisogna farlo nella maniera il più approfondita possibile, dando nel contempo ai dipendenti comunali delle precise garanzie e non creando confusione con una politica del terrore, come successo in passato.
MAZZOLENI - Secondo me non è tanto il “quando”, ma il “come” aggregarsi. Nel 2011 ero in Municipio, avevo votato a favore e collaboravo con il comitato per il “sì”, del quale facevano parte ex sindaci come mio papà e Remo Lardi. Il “quando” non è oggi perché Minusio non è pronta e necessita di altri importanti investimenti oltre a certi, come l’Elisarion (portato avanti fra l’altro da Renato) che non ritengo prioritario per la cittadinanza. Tornando sulle aggregazioni, è appunto il “come”, l’aspetto fondamentale. Come politici dobbiamo essere in grado di rassicurare il cittadino; cosa che 13 anni fa non era stato possibile fare. Per preparare un’aggregazione dobbiamo collaborare decisamente di più rispetto ai due soli contesti in cui già facciamo qualcosa, ovverosia la polizia con il Piano e la raccolta rifiuti con Muralto.
La polizia, appunto. Che è fra l’altro un altro il Dicastero dell’aspirante sindaco Mondada. Primi riscontri?
MAZZOLENI - Quello sul Piano è un progetto di collaborazione che io sposo, ma che ritengo non essere ancora la soluzione ottimale. Sento infatti echi negativi secondo cui non è più la polizia di prima, ad esempio come presenza sul territorio. Va detto che il Municipio ha fatto le sue verifiche, che in parte hanno sconfessato le critiche, ma non del tutto perché c’è oggettivamente un minor servizio di quartiere.
Ti-Press/Golay
MONDADA - Mazzoleni mi tira in ballo direttamente. Rispondo: il progetto dell’Elisarion è stato approvato nella scorsa legislatura, quindi non da questo Municipio. Quanto alla polizia, innanzitutto ci costa mezzo milione di franchi in meno all’anno, e a un anno dall’entrata in vigore della convenzione transitoria il Municipio ha fatto un sondaggio sulla percezione della sicurezza in esercizi pubblici e stazioni di benzina: l’85% degli intervistati parla di un miglioramento grazie a un servizio più mirato. Non è estraneo a ciò l’importante arresto compiuto alcuni giorni fa a Minusio nell’ambito della lotta agli stupefacenti. Quattro agenti dell’Intercomunale fanno parte dell’unità speciale antidroga. La sicurezza non è solo psicologica, ma è anche fatta di un lavoro di collaborazione dietro le quinte.
Mazzoleni, dal Ppd a Uniti per Minusio, alla Lega dei Ticinesi, dove è oggi addirittura fra i vicecoordinatori. Un cambio di campo piuttosto ardito, specialmente rispetto alla figura di papà Piero, storico sindaco Ppd. Come ci convive?
MAZZOLENI - In maniera estremamente serena. La creazione di Uniti per Minusio risale a quasi 20 anni fa, subito dopo che mio papà smise di essere sindaco Ppd. L’attività della lista civica non viene svolta in base ai cartellini delle sue componenti partitiche, ma per il bene del cittadino e del Comune. È vero che 5 anni fa mi sono schierato politicamente inserendomi prima nella politica federale, e poi cantonale, entrando in parlamento. Tra l’altro, non era stata la Lega a farsi avanti con me chiedendomi la disponibiltà a fare campagna per il Nazionale, ma l’Udc. Dopo 15 anni di politica comunale, ci avevo riflettuto, e ho infine propeso per la Lega dei Ticinesi, anche e forse soprattutto in considerazione di una mia spiccata connotazione sociale. La mia scelta è stata recepita neppure tanto male dal Centro, tant’è vero che in Uniti per Minusio convergono oggi il Centro, la Lega e l’Udc.
MONDADA - Posso fare una battuta per sdrammatizzare? Alessandro è diventato leghista, ma nell’intimo è rimasto “oregiatt”. E aggiungo che se tutti gli “oregiatt” votassero Centro, il Centro diventerebbe di gran lungo il primo partito in Ticino.
Ti-Press/Golay
Mondada, il Plr ha deciso di puntare tutto su di lei per sostituire Felice Dafond, storico sindaco di Minusio e per certi versi figura “ingombrante” per esperienza politica (20 anni da sindaco più altri 12 da municipale) e influenza sovracomunale. Con quali strumenti intende non farlo rimpiangere?
MONDADA - Anche Felice ha dovuto costruirsi il suo “pedigree” politico. È vero che quando è diventato sindaco aveva alle spalle tre legislature (io ne ho due) ed era granconsigliere (io no), ma lo è altrettanto che se diventerò sindaco avrò un mio approccio alla carica, che sarà forzatamente diverso da quello di Dafond, anche perché sono cambiati i tempi. Faccio un esempio: lui per tutto il suo lungo mandato ha voluto conservare il Dicastero delle Opere pubbliche, che è poi anche quello più importante perché dà la visibilità con ciò che viene realizzato; io non potrei farlo proprio per indole: mi piace molto responsabilizzare i colleghi, suddividendosi i compiti importanti in base alle competenze. Inoltre, il lavoro in Municipio si è complicato in modo clamoroso come burocrazia, aspetti formali e nuove leggi. Credo che il futuro sindaco dovrà occuparsi dell’Amministrazione e delle relazioni esterne. Aggiungo che di Felice vorrei fare mia la grande disponibilità nei confronti della cittadinanza.
Mazzoleni, a questo proposito?
MAZZOLENI - Dafond ha un po’ ripreso quello che aveva avviato mio papà, ad esempio gli incontri con la popolazione. In questo senso Felice ha fatto bene, e anche, credo in generale, nell’amministrazione del Comune. Ha ragione Renato quando dice che i tempi cambiano e con loro le esigenze, ma credo che Minusio debba innanzitutto preservare la sua impronta positiva nel Cantone: è il sesto centro per importanza ma se ne sente parlare poco proprio per l’assenza di problematiche particolari, anche, e per fortuna, in seno dell’Amministrazione. Bisognerà però cambiare registro accelerando, migliorando e ottimizzando le modalità di gestione della cosa pubblica in base alle enormi potenzialità del digitale, che la generazione precedente non aveva a disposizione.
Quanto pesa l’eredità del papà sindaco?
MAZZOLENI - Non è un peso, ma un orgoglio. E non c’è una competizione, perché lui per primo non ha mai fatto trasparire un sentimento simile. Si è “limitato” a trasmettermi l’interesse, anzi, l’amore per la cosa pubblica. Intanto, sono già riuscito ad entrare in Municipio come lui. Se dovessi riuscire a diventare, come lui, sindaco, sarei la persona più felice del mondo. In caso contrario, nella “classifica” familiare in questo senso lui vincerà, anche se io, rispetto a lui, sono stato eletto in Gran Consiglio.
Per ambire ad essere un buon sindaco, in cosa il vostro avversario deve assolutamente migliorare?
(alla domanda segue un lungo silenzio, da parte di entrambi)
MONDADA - Ho dei sospetti riguardo ad alcune interrogazioni arrivate di recente da Uniti per Minusio su temi discussi pochi giorni prima in Municipio. Magari Alessandro non c’entra, ma è successo più di una volta e mi ha dato fastidio. Sto parlando di collegialità e di separazione dei poteri, perché c’è chi amministra e c’è chi controlla. L’altro non è un rimprovero, ma un consiglio: quello di essere maggiormente presente sui Servizi. So che avrebbero piacere. Infine, una considerazione positiva: Alessandro è sempre molto orientato alla mediazione, che è un approccio estremamente utile laddove è necessario amministrare delle magagne.
MAZZOLENI - Per prima cosa contesto fermamente l’accusa di Mondada riguardo a una presunta mancanza di collegialità. Per il resto, a Renato riconosco due grandi doti: l’intelligenza – importante per discutere e per amministrare – e una grande preparazione nel suo ambito professionale, che è quello legato alle finanze. Il consiglio che mi sento di dargli è di prestare a volte meno attenzione a quello che dice il gruppo e fare magari più lobbing, anche con me, in Municipio.