A Minusio l'agone politico si distingue in positivo grazie a un'interpellanza di Massimo Mazzi-Damotti e alle risposte del suo Municipio
L’agenda scolastica sì o no, anche alle Elementari. Il tema era rimbalzato sui banchi del Consiglio comunale di Minusio quando l’ex docente Massimo Mazzi-Damotti, per il Gruppo Usi (unitamente a Niccolò Mazzi-Damotti e Massimo Mobiglia), aveva chiesto, con un'interpellanza, in base a cosa il Municipio avesse deciso di non distribuire l’agenda nelle quinte elementari. Ne era nato un interessante scambio a distanza fra esecutivo e legislativo.
“La funzione primaria dell’agenda scolastica è quella di far apprendere agli alunni a organizzare i propri impegni scolastici, a verificare gli argomenti trattati e a prepararsi per quelli a venire”, argomentava Mazzi-Damotti; anche se è ovvio che la decisione era dettata dalla presenza, fra le pagine, della tematica dell’identità di genere. Tematica che, “seppur importante – premetteva il Municipio nella sua risposta – non è adatta all’età degli allievi delle scuole elementari”.
Senza volersi nascondere, l'esecutivo andava sull’argomento, notando che “argomenti come omosessualità, transessualità e transgender richiedono una trattazione appropriata all'interno del contesto scolastico. Il Municipio ha quindi ritenuto che questi argomenti devono essere affrontati in modo accurato e mirato, all'interno di corsi specifici sulla sessualità, piuttosto che attraverso l'inserimento in un'agenda, il quale sarebbe risultato eccessivamente semplificato”. E aggiungeva che corsi sulla sessualità sono previsti alle scuole medie “e richiedono un approccio ben più strutturato, ragion per cui è fondamentale considerare il contesto programmatico e l'accompagnamento pedagogico quando si tratta di temi sensibili come questi. L'insegnamento della sessualità è accuratamente pianificato e richiede direttive specifiche, non è qualcosa da trattare senza adeguata preparazione. Non si è ritenuto pertanto opportuno introdurre tali temi nelle classi del 5° anno di scuola elementare”.
Mazzi-Damotti chiedeva anche se la cosa fosse prima stata discussa con i docenti, la Commissione scolastica e le associazioni dei genitori. No – era stata la risposta –, “perché la questione non era di loro competenza”, e tuttavia “la decisione del Municipio è stata subito trasmessa e discussa con la Direzione, che ha provveduto a comunicare la decisione ai docenti in occasione di un plenum”. In seguito, l’Ispettorato scolastico aveva comunicato alle Direzioni che il Decs avrebbe affrontato il tema e fatto sapere qualcosa; infatti, pochi giorni dopo dal Cantone era stato comunicato che la decisione in merito all’agenda spettava ai Comuni, e in particolare ai Municipi.
E ancora, incalzato dal consigliere comunale sulle “specifiche competenze” del Municipio per prendere decisioni “di questa portata, sovrapponendosi, in questo caso, al Dss”, l’esecutivo notava di aver deciso di non distribuire l’agenda “poiché si tratta di un tema che non poteva essere inserito e presentato agli allievi di 5ª elementare su una semplice agenda, ma si tratta di un tema che la Direzione scolastica, il Consiglio di direzione e i docenti potrebbero eventualmente affrontare con i genitori degli allievi”. E aggiungeva che “ogni individuo deve poter scegliere il proprio orientamento sessuale e la sua scelta va rispettata, ma il tema va contestualizzato nei programmi scolastici e adattato all'età degli allievi. Il Municipio ritiene quindi fondamentale assicurare la massima serietà e scientificità nell'approcciarsi ai temi, in particolare quando si parla di argomenti che concernono lo sviluppo intimo di una persona”.
Quanto alle competenze, “il Municipio non ha assolutamente voluto sostituirsi ai professionisti del settore, ma ha ritenuto che questi argomenti dovessero essere affrontati in modo accurato e mirato, all'interno di corsi specifici sulla sessualità, piuttosto che attraverso l'inserimento in un'agenda, il quale sarebbe risultato eccessivamente semplificato”.
Proseguendo, alla domanda se non ritenesse, il Municipio, “che la decisione di bloccare la distribuzione dell'agenda nelle scuole – presa da Autorità e non motivata – sia un modo per legittimare, tra l'altro, anche affermazioni del tipo ‘gli insegnanti non sono in grado di affrontare tali argomenti’, e siano lesive riguardo alle capacità professionali dell'insegnante”, dal Municipio era giunta una rassicurazione; quella secondo cui “non si è inteso mettere in discussione le competenze degli insegnanti, ma lo scopo è stato quello di garantire che il materiale didattico utilizzato nelle scuole fosse accurato, equilibrato e adatto all'età degli allievi. Distribuire un'agenda con il noto contenuto già alle 5e elementari presupponeva allora un accompagnamento formativo e pedagogico-didattico anche dei docenti, affinché potessero spiegarne il contenuto con le medesime direttive e competenze necessarie per questo genere di tematiche. Il Decs non ha previsto delle formazioni di questo tipo, e ne è conseguita la decisione presa dal Municipio”.
Ebbene, ottenute tutte le risposte alle sue domande, Mazzi-Damotti si era dichiarato “non soddisfatto”, risulta dal verbale della penultima seduta di legislativo del ’23. Il consigliere aveva infatti specificato di essersi espresso “molto chiaramente sul fatto che questa decisione non è di competenza del Municipio, perché trattasi di una ricerca fatta da professionisti che conoscono la materia ed esaminano accuratamente i contenuti dell'agenda”. Lo scopo dell'agenda “non è quello di fare educazione sessuale, ma creare fiducia e rispetto tra gli allievi”. Come ex docente di scuola media “formato a livello non di educazione sessuale ‘scientifica’, ma – come ogni docente – di affettività e approccio alla sessualità”, il consigliere riteneva che “l'argomento dell'agenda non era solamente quello della sessualità, ma era un tema sull'identità di genere, che interessa spesso gli allievi che entrano nelle scuole medie e che non sarebbe male già affrontare nelle ultime classi delle scuole elementari”.