Decs e Dss, i dipartimenti che hanno elaborato la tanto discussa agenda scolastica, sono stati sentiti dalla commissione ‘Formazione e cultura’
È stato un rientro dalla pausa estiva col turbo per la commissione parlamentare ‘Formazione e cultura’, che dopo la richiesta del Partito liberale radicale oggi ha ricevuto in audizione i vertici del Dipartimento educazione, cultura e sport e del Dipartimento sanità e socialità per (provare a) far chiarezza sulle polemiche esplose in merito all’agenda scolastica e alle due pagine in cui veniva discusso il tema dell’identità di genere. Polemiche che hanno portato ad alcuni atti parlamentari e alla decisione di diversi Comuni di non distribuire l’agenda alle quinte elementari. Raggiunto da ‘laRegione’ appena terminata la riunione, il presidente della ‘Formazione e cultura’ Aron Piezzi (Plr) parla di «un’audizione positiva, in cui da parte della Commissione sono emerse con pacatezza ma altrettanta schiettezza diverse criticità». E non poteva essere altrimenti. Ospiti della commissione sono stati per il Decs la direttrice del Dipartimento Marina Carobbio, il coordinatore e direttore della Divisione della scuola Emanuele Berger e Barbara Bonetti Matozzo del Servizio di sostegno pedagogico scuole medie; per il Dss il capodivisione dell’azione sociale e delle famiglie Gabriele Fattorini e il capo dell’Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani Marco Galli. Con quest’ultimo che, assieme a Martina Romeo di Radix Svizzera italiana, ha coordinato i testi dell’agenda e la loro ricerca.
Ciò detto, «il clima è stato buono» riprende Piezzi. Ma di puntini sulle i ne sono stati messi: «Da noi della commissione – riferisce il suo presidente – è stato posto l’accento sulla questione se l’agenda sia o meno un veicolo idoneo per trattare certi temi, mentre un altro è caduto sull’approccio metodologico messo in atto, se è corretto evitare il coinvolgimento di direttori e docenti su dei contenuti di cui vengono a sapere dieci giorni prima dalla stampa. Soprattutto quando si tratta di temi polarizzanti». Questa la commissione. E gli ospiti in audizione? «Hanno espresso la loro volontà di riflettere – risponde Piezzi –, con spirito critico ma spero anche autocritico, per evitare in futuro delle polemiche che non fanno bene alla scuola, agli attori che la compongono e soprattutto a questi temi così importanti. La domanda da porsi è se ci sono modalità più corrette per affrontarli, vedremo».
L’audizione odierna è arrivata su iniziativa, poi ‘vidimata’ dalla commissione, del Plr. Il cui presidente cantonale Alessandro Speziali – membro pure lui della ‘Formazione e cultura’ – ci spiega che «se volevamo mantenere il dibattito in termini di rispetto, analisi, senza banalizzare e senza isterie di parte l’esercizio è riuscito». Era importante, per Speziali, «fermarsi un attimo e capire, perché in realtà vicine alla nostra suonano campanelli d’allarme di derive che poco hanno a che fare con la scienza». L’obiettivo «né del Plr né della Commissione non è tirare giudizi con l’accetta, ma capire e soprattutto ammonire: dicendo attenzione, questo è un tema delicato perché sopra dei disagi che esistono, ma che coinvolgono l’1% della popolazione, alcuni costruiscono teorie e ideologie che si spingono oltre». E Speziali rivendica il diritto «come liberali» di dirlo: «Non facciamo l’errore di pensare che colpisca un giovane su quattro, perché non è così. Non inoculiamo preoccupazioni e interrogativi oltre il necessario». I disagi e i problemi, comunque, ci sono. «Certo – dice ancora Speziali –. Ma un conto è dire ‘rispetto il tuo disagio, ti ascolto’. Un altro conto è volerlo accelerare per ‘colpa’ di una società brutta, cattiva e patriarcale. Rivendichiamo la possibilità di poterlo dire senza voler passare da tristi medievali».
«Durante l’audizione è stato ben spiegato da chi ha partecipato all’elaborazione dell’agenda il percorso che ha portato a trattare il tema ‘lo sguardo degli altri’. Tema in cui è stato deciso di far rientrare anche quello contenuto nelle due pagine famose», considera il deputato del Centro Alessio Ghisla. «Dal mio punto di vista – commenta – hanno assolutamente sottovalutato la portata dello strumento, nel senso che non è il mezzo adeguato a raggiungere lo scopo». Ghisla ritiene infatti che così facendo si sia «aperto il dibattito pubblico su un argomento che già nella società adulta si fa fatica ad affrontare, figuriamoci con degli allievi di scuola elementare e media. Il risultato è poi stato quello di alimentare una spaccatura nella società su un tema importante e che merita la necessaria attenzione e sensibilità. Chiaramente – aggiunge il granconsigliere del Centro – non potevamo attenderci un passo indietro su quanto preparato, ma penso che il Decs abbia preso consapevolezza che determinati argomenti si debbano discutere anche all’interno della società oltre che nel mondo della scuola».
Condividendo la valutazione di una discussione svoltasi in modo «franco e aperto», dal canto suo il deputato del Partito socialista Maurizio Canetta critica per contro la polemica delle ultime settimane che ritiene «montata ad arte. Visto che l’argomento suscita forti emozioni, lo si è sfruttato in questo periodo preeletterole, ingigantendo la vicenda in modo eccessivo. Questo ha contribuito a banalizzare un tema importante. L’agenda – tiene a evidenziare – è uno degli elementi e degli strumenti che la scuola utilizza per parlare di molti argomenti, fra cui anche quello dell’identità di genere. Filo conduttore dell’edizione di quest’anno è la percezione che ognuno ha dello sguardo altrui, con l’invito all’ascolto, all’inclusione, all’approccio positivo». Canetta è consapevole che l’identità di genere sia «un tema oltre che delicato, anche minoritario. È chiaro che riguarda una minoranza. Ma proprio perché riguarda una minoranza, credo che vada trattato, e che vada trattato con rispetto per le persone che vivono questo tipo di situazione che spesso è problematica in quanto comporta spesso esclusione e giudizio. Invece l’agenda, con un modo da agenda – non evidentemente da trattato pedagogico, psicologico o sociologico – segnala la sua esistenza e lo fa, a mio giudizio, in modo semplice e corretto».
«Bene innanzitutto che i diretti interessati siano venuti in commissione, era importante che si facessero vivi – commenta il deputato democentrista Sergio Morisoli –. Si è potuta porre una serie di domande e sono arrivate risposte su una materia di cui non si sapeva tutto». Chiaramente, dice Morisoli, «gli ideatori hanno difeso il loro operato, non ci aspettavamo qualcosa di diverso. Per noi rimane comunque una scelta fuori luogo nonché una forzatura. Ma l’agenda ormai è fatta. Però sul lavoro per arrivarci, su questo strumento, sui suoi contenuti penso che la nuova consigliera di Stato abbia la possibilità di fare meglio rispetto a ora. Dalla commissione sono uscite delle buone osservazioni, degli interessanti input che non si possono ignorare. Si sono messi sul tavolo degli elementi importanti. Se questi verranno approfonditi e se verrà mantenuto un dialogo con noi, le cose andranno meglio. Perché la commissione ha un peso e una responsabilità politica anche su quello che viene fatto nella scuola, non si tratta solo di un ente che vota crediti».