I presidenti di Ascovam e Antenna Vallemaggia auspicano il fallimento del referendum contro il credito comunale di 50mila franchi
Che i 50mila franchi concessi dal Comune di Lavizzara per il progetto di rilancio del Centro internazionale di scultura (Cis) di Peccia vengano confermati il 26 novembre in sede di referendum. Lo auspicano, congiuntamente, l’Associazione dei Comuni di Vallemaggia (Ascovam) e l’Antenna Vallemaggia – a firma Michele Rotanzi e Aron Piezzi – secondo i quali l'annullamento del contributo equivarrebbe a “tirarsi la zappa sui piedi”.
In qualità di presidenti dei due enti (Rotanzi dell'Ascovam, Piezzi dell'Antenna), i due ribadiscono il loro sostegno al Cis “nella consapevolezza che il turismo culturale sia un settore socioeconomico che risulterà sempre più importante per le regioni periferiche. L’unicità a livello svizzero del Cis, poi, dovrà trasformarsi in un vantaggio per la Lavizzara, per la sua attrattività e per la popolazione locale”. Il loro auspicio è quindi che, in vista della votazione, “fiducia, coraggio e desiderio di apertura prevalgano su rancori, personalismi e atteggiamenti distruttivi, che non portano nulla di buono alle nostre realtà già in difficoltà. Ciò non significa, naturalmente, che le critiche non siano benvenute, come per ogni altro progetto e situazione: a patto però che siano costruttive e propositive”.
Il Cis, che ha aperto i battenti nel '21, “ha beneficiato di un importante sostegno finanziario dalla Politica economica regionale. I primi anni sono stati difficili – considerano Piezzi e Rotanzi –: da un lato a causa della pandemia, dall’altro per degli errori commessi da chi era al fronte. Il progetto di rilancio, e lo abbiamo potuto toccare con mano in questi mesi, è più che mai indispensabile ed è affidato a persone competenti nel ramo del turismo culturale e del management. Oltre ad affinare il modello gestionale del Cis, che mira a consolidare l’istituzione e a focalizzare meglio gli obiettivi futuri anche sulla base delle esperienze dei primi due anni, c’è la volontà – o meglio, la necessità – di ‘aprirsi’ alla popolazione locale, affinché il Cis e le sue attività possano diventare uno dei fulcri dello sviluppo della Lavizzara, in cui la gente del luogo possa riconoscersi. Ascovam e Antenna Vallemaggia ritengono essenziale questo aspetto, e lo hanno più volte ribadito al Cis”.
Per dare un futuro alle zone discoste, in difficoltà soprattutto a causa della diminuzione della popolazione, “occorre innescare nuove dinamiche territoriali, in cui, ad esempio, anche la cultura, l’innovazione e l’apertura d’orizzonti rivestono importanti ruoli”, si legge ancora. Ne è un esempio il Cis, “ma per farlo crescere occorre l’aiuto di tutti: cittadini, autorità di ogni genere, associazioni, mettendo al bando però – anche a seguito della valenza internazionale del Cis – un controproducente atteggiamento di chiusura”.
Le due qualificate voci valmaggesi considerano che “oggi il Cis c’è e sta provando a trovare la sua strada. L’interesse mediatico, degli artisti, degli amanti dell’arte e della cultura aumenta e i turisti (3'000 visitatori circa quest’anno) lo apprezzano sempre di più. Ora serve il sostegno finanziario anche del Comune di Lavizzara, dopo che altri enti, istituzioni e privati hanno dimostrato di credere nel suo sviluppo”. La Fondazione Vallemaggia Territorio Vivo ha infatti destinato 150mila franchi su tre anni, “richiedendo alta professionalità nel modello imprenditoriale e un costante monitoraggio nell’evolversi della situazione”.
Quanto alle opposizioni nate in Lavizzara e sfociate nel referendum, “oltre a mettere in pericolo la sopravvivenza del Cis medesimo, stanno dando un segnale negativo ad altri possibili futuri finanziatori. E ciò non solo per il Cis”. Jose Dávila, artista messicano ospite con una sua mostra al Cis nel 2021, in pieno Covid, disse che “se questa valle è una casa per molti che sono qui, penso che allora questo Centro debba essere una finestra”, ricordano Rotanzi e Piezzi. Aggiungendo: “Facciamo in modo che questa e altre finestre possano aprirsi al futuro, non solo per la sopravvivenza e la crescita del Centro internazionale di scultura, ma anche per altre iniziative e opportunità per il bene del settore socioeconomico della Lavizzara”. Evitando, per l'appunto, “di tirarci la zappa sui piedi”.