Sotto l'egida di ‘Locarno per tuttə’, 187 cittadine e cittadini di Locarno sottopongono al Municipio un ‘cahier des charges’. A partire dal Piano d'azione
Il Municipio parla di voler portare avanti misure concrete per la parità? Allora lo dimostri. Innanzitutto “elaborando un Piano d’azione per raggiungere la parità di genere a livello comunale”. Ma anche “tenendo in considerazione la rappresentanza di genere nei Consigli d’amministrazione, nelle Commissioni municipali e in altri Enti partecipati”. E sono soltanto due degli auspici espressi da “Locarno per tuttə”, ovvero “cittadine che rivendicano una città per tuttə”, in una lettera aperta al Municipio di Locarno firmata da 187 persone (la prima è l'avvocato Francesca Snider), non tutte (anzi) di sesso femminile.
La lettera è una reazione comunitaria alla bocciatura, in Consiglio comunale, della mozione per l’adesione alla Carta europea per l’uguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale. Bocciatura operata seguendo il parere negativo del Municipio e non quello favorevole della Commissione della legislazione. Poi il carico ce l’aveva messo, in un’intervista alla “Regione”, il vicesindaco Giuseppe Cotti, che aveva parlato dei molti passi già intrapresi dalla Città a favore della parità di genere, ma anche di un “business dei label” che secondo lui rischia di intasare le Amministrazioni comunali di nuova burocrazia per raggiungere obiettivi già ottenibili con un impegno forse non certificato, ma concreto, da parte delle autorità e dei funzionari.
I 187 firmatari della missiva evidenziano innanzitutto i loro rammarico per la posizione della Città riguardo all’adesione alla Carta europea e all’implementazione del bilancio di genere nelle pratiche comunali, così come sottolineato dal vicesindaco al nostro giornale. Cotti che, si legge, fa “affermazioni errate, oltre che sconvenienti per la nostra Città”.
Sulla questione dei “label”, innanzitutto, se ne esistono – e se esistono delle certificazioni – “è perché purtroppo non basta il passare del tempo per raggiungere importanti obiettivi come la sostenibilità, i diritti umani o il riconoscimento delle pari opportunità”. Questi “label” e queste certificazioni “sono portati avanti da enti riconosciuti internazionalmente e senza scopo di lucro” e devono essere considerati “utili strumenti per prendere impegni a lungo termine e sensibilizzare amministrazioni e popolazione, dando la possibilità di accedere a buone pratiche e facendo entrare coloro che vi aderiscono in un circolo virtuoso di enti sensibili a determinate tematiche”.
A questo proposito, argomentano i 187 fra cittadine e cittadini di Locarno, “la Carta europea per l’uguaglianza e la parità viene da voi erroneamente confusa con un ‘label’, quando in realtà è un documento internazionale che non comporta un’adesione in termini finanziari e non prevede neppure fasi di certificazione, come invece sono necessarie per le certificazioni ‘Città dell’energia’ o ‘Comune amico dei bambini’. La Carta è simile alle Convenzioni per i diritti e impegna gli enti che vi aderiscono innanzitutto a farsi portatori di una sensibilità nei confronti della parità di genere e secondariamente a cercare di implementare misure concrete, dotandosi di un Piano d’azione. Non sono previste sanzioni, né costi di adesione e ogni aderente è libero di implementare i principi della Carta con i mezzi che reputa più opportuni”.
Ovviamente, proseguono, “per avere un’analisi seria e scientifica il classico mezzo di analisi è il bilancio di genere”. Analisi che ha i suoi costi, i quali sono comunque di gran lunga minori rispetto a quelli sostenuti dalla società a causa della disparità di genere. “Non a caso le persone beneficiarie di aiuti sociali sono a maggioranza donne, non a caso un importante numero di forza lavoro e contribuenti devono rinunciare alla propria carriera per la famiglia, e non a caso la partecipazione alla vita politica delle donne è ancora molto inferiore rispetto a quella degli uomini”.
Pertanto, a Locarno è necessario accelerare il passo applicando nuove misure come quelle elencate nella lettera. Oltre all’elaborazione di un Piano d’azione per raggiungere la parità di genere a livello comunale, e alla necessità tenere in considerazione la rappresentanza di genere nei vari gremi (Cda, Commissioni, Enti partecipati), “Locarno per tutte” ne cita diverse altre.
La prima, “in presenza di pari competenze”, è quella di “favorire le candidature femminili nei vostri quadri e al tempo stesso favorire candidature maschili negli ambiti educativi, sanitari e sociali”. Inoltre, andrebbe adottato un piano pedagogico per l’educazione alla parità di genere sin dalla prima infanzia negli istituti comunali”, sensibilizzando anche quelli privati e cantonali.
Un altro aspetto sul quale occorre intervenire è quello secondo cui è sempre il capo famiglia a ricevere la corrispondenza. Questa pratica va “abolita subito. Tutti i membri di un nucleo familiare hanno diritto a ricevere documenti comunali alla pari (per esempio la Locarno Card) e la corrispondenza va se del caso segnata inserendo i nomi dei coniugi o partner registrati in ordine alfabetico, e non in base al genere!”.
Ulteriori tre azioni indicate da “Locarno per tutte” sono le seguenti: “Inserire l’ottica di genere in ogni pratica comunale, sensibilizzando e formando il personale. In particolare adottare l’ottica di genere anche nell’urbanizzazione della Città, coinvolgendo esperte della tematica (per es. Associazione Lares). Utilizzare un linguaggio inclusivo in tutti i documenti e nei mezzi di comunicazione. E dedicare sul sito della Città una pagina informativa sulla tematica, o ancora meglio ancorare le pari opportunità a un dicastero con un/a municipale di riferimento e un settore nell’Amministrazione”.