Cresciuto negli anni fino a ritagliarsi un ruolo di primo piano nel panorama della riabilitazione, l’istituto brissaghese segna nuove tappe nel cammino
Struttura sanitaria leader nel panorama della sanità nazionale in campo riabilitativo, dove svolge un’attività di assistenza multidisciplinare e specialistica offrendo supporto assistenziale a soggetti di ogni età nei più svariati ambiti e assicurando, pure, una vasta gamma di prestazioni ambulatoriali, la Clinica Hildebrand di Brissago da 60 anni rappresenta una delle realtà più significative e dinamiche del territorio cantonale e nazionale. Nata nell’aprile del 1963 dal desiderio del suo ideatore, Wilhelm Hildebrand (1854-1947), come "Centro di convalescenza per adulti e bambini", nel tempo si è trasformata, ampliandosi e diventando la rinomata struttura di riabilitazione che oggi conosciamo. La ricorrenza dei 60anni è stata al centro di una riflessione sul passato, il presente e il futuro. L’hanno proposta i vertici dell’istituto in un incontro con i media aperto dal saluto di Daniele Lotti, presidente del Consiglio di Fondazione, il quale ha sottolineato l’importanza della struttura nell’ambito del sistema sanitario ticinese e presentato i membri della Fondazione e della Direzione.
Sandro Foiada, dal 2018 direttore della casa di cura, ha invece ricordato in entrata quanto sia importante capire "da dove veniamo, dove siamo e dove andremo" per poter sottolineare questo traguardo storico. Un lavoro, quello di ricerca delle origini della Hildebrand, reso possibile grazie al ricco e variegato archivio a disposizione e dallo studio condotto dal professor Orlando Nosetti, che ha permesso di meglio inquadrare il contesto. In particolare la figura dei due benefattori, Wilhelm Hildebrand e la figlia adottiva Else Konstanze Habermann (1885-1971). Discendente da un casato di mugnai tedeschi, il fondatore, grazie al rilevante patrimonio di cui disponeva acquistò diverse proprietà immobiliari in Svizzera e Italia, dove soggiornava durante i suoi frequenti viaggi. Ottenuta la cittadinanza svizzera, nella primavera del 1901 acquistò Villa Helvetia a Brissago, spostando il centro dei suoi interessi sulle rive del Lago Maggiore. Successivamente ampliò i suoi possedimenti rilevando numerose parcelle attorno all’edificio. Parallelamente finanziò attività filantropiche durante la Prima guerra mondiale e negli anni immediatamente successivi. Wilhelm Hildebrand morì a Brissago nel 1947 a 93 anni. Dopo la sua morte, particolare curioso, fu imbalsamato e la sua salma venne conservata ad Airolo. La cerimonia di cremazione della salma si svolse nel 1965 e le ceneri vennero deposte nel parco della Clinica. Toccò in seguito alla figlia portare avanti l’opera filantropica del padre. Per onorarne la memoria, e nell’intento di continuare la sua vocazione per le opere benefiche, nel 1955 decise di istituire la fondazione "Genesungsheim Wilhelm Hildebrand" a Sarnen. In origine, lo scopo della fondazione era la costruzione e la conduzione di una casa di convalescenza per persone bisognose di ambo i sessi, adulti o ragazzi. Gli architetti Jäggli-Broggini di Ascona elaborarono un progetto che nell’aprile del 1963 sfociò nell’apertura della Clinica sulle rive del Verbano. Else Hildebrand morì a Brissago nel 1971 e le sue ceneri furono deposte accanto a quelle del padre adottivo Wilhelm.
Sin qui la storia dell’istituto. Quella della medicina riabilitativa l’ha invece narrata Graziano Ruggieri: "Fin dai primi approcci storicamente documentati già in epoca romana, la missione clinica della medicina riabilitativa è stata quella di occuparsi del recupero delle condizioni mediche e traumatiche che determinavano una condizione acquisita di disabilità acuta o cronica. L’impatto della diagnosi e delle relative menomazioni sullo spettro delle attività quotidiane implica un approccio incentrato sul paziente nella sua globalità. È questo il motivo per cui i medici e il team multiprofessionale della riabilitazione valutano i pazienti rifacendosi a un modello di cura che prende in considerazione tutti i fattori biologici, psicologici, sociali ed ecologici (ambientali), che possono facilitare od ostacolare il processo clinico di recupero e della qualità della vita del paziente guardando all’obiettivo ultimo che è il suo valido reinserimento nella società".
Negli ultimi tre decenni, ha aggiunto, "la comprensione sempre più approfondita dei meccanismi biologici sottesi al recupero che si producono a livello di tessuti e organi dopo un danno acuto, ha definitivamente accreditato la medicina riabilitativa attribuendole il ruolo di ‘scienza clinica del recupero’. Da disciplina medica ancillare, la medicina riabilitativa si è così procurata uno spazio clinico imprescindibile, soprattutto nei sistemi sanitari più avanzati nei quali i cittadini contribuenti guardano al valore salute come elemento costitutivo essenziale dell’esistenza".
Nel suo intervento il dottor Paolo Rossi, direttore sanitario della Hildebrand, si è invece soffermato sulla riabilitazione e l’evoluzione della società: "La sanità è da sempre uno specchio dei cambiamenti e dell’evoluzione della società in cui viviamo – ha osservato –, la sfida costante è quella di cercare di dare una risposta assistenziale adeguata e pronta a riflettere i cambiamenti di cui siamo protagonisti. Tra tutte le specialità mediche, la riabilitazione si è da sempre confrontata con la società e con i suoi cambiamenti avendo la specifica missione di restituire alle persone il proprio ambito di vita personale, familiare e socio-lavorativo. Nel contesto di una medicina che offre mezzi di cura avanzati grazie alla ricerca e alla tecnologia, di una società che cambia rapidamente e che vede aumentare l’aspettativa di vita delle persone, la riabilitazione avrà sempre più un ruolo di primo piano nell’assistenza sanitaria. Per questo dovremo essere capaci di fornire cure innovative, individualizzate e vicine all’ambiente di vita dei nostri pazienti. Da tempo siamo parte integrante nella formazione dei professionisti della salute (infermieri, fisioterapisti ed ergoterapisti) dei corsi di laurea della Supsi. Dal 2022, siamo parte attiva nella formazione dei nuovi medici portando l’insegnamento della Neuroriabilitazione nella Master School of Medicine della Facoltà di Scienze Biomediche dell’Usi. La presenza di competenze poli-specialistiche (neurologica, fisiatrica, cardiologica e geriatrica) ci consente di dare risposta alla crescente complessità clinica dei pazienti che assistiamo ogni giorno. La nostra risposta ai cambiamenti è adattarsi a essi rafforzando e innovando la nostra competenza specifica per continuare a garantire la migliore offerta riabilitativa, così come facciamo dal 1963".
"Proprio nell’anno del suo 60° – ha concluso il direttore – la Clinica sta intraprendendo alcuni importanti progetti che le permetteranno di rimanere al passo con i tempi e di continuare ad assolvere il proprio compito. Ci siamo dotati di quattro strumenti tecnologicamente avanzati che abbiamo scelto per offrire ai nostri pazienti – siamo i primi in Ticino – una modalità di recupero funzionale e cognitivo legata alle nuove tecnologie. La sala sarà usufruibile ai pazienti da aprile. Questa nuova modalità di terapia sarà complementare a ciò che già offriamo e ci permetterà di aggiornare e ampliare lo spettro di terapie a favore dei pazienti". Altra segnalazione importante, l’apertura di unCentro di terapie ambulatoriale specialistico fuori dalla Clinica, a Lugano, che risparmierà ai pazienti sottocenerini la lunga trasferta fino a Brissago. Questo centro godrà della stretta collaborazione con l’Istituto Neurocentro della Svizzera italiana e del Centro Svizzero per paraplegici di Nottwil.
Per festeggiare i primi 60 anni della Clinica, come anticipato, sono previste attività a favore della popolazione, dei pazienti e dei collaboratori. Oltre a una giornata di porte aperte, ci sarà una serie di conferenze pubbliche in clinica che avranno per protagonisti personaggi legati al territorio del Locarnese, del mondo della medicina, della cultura, dello sport. Sarà allestita anche un’esposizione di fotografie e documenti legati alla storia della Clinica, una traversata a nuoto dalle Isole a Porto Ronco in collaborazione con l’Associazione Parkinson Svizzera, verrà prodotto da viticoltori brissaghesi un vino del 60° e sono pure previste alcune iniziative per i dipendenti e i collaboratori.