In vista della votazione referendaria del 27 novembre due prese di posizione favorevoli alla Convenzione fra Comune e patrizi
Si scaldano i motori in vista della votazione del 27 novembre sui due referendum lanciati a Cevio. Il primo riguarda la realizzazione della sede delle scuole elementari a Bignasco, da parte del Patriziato; il secondo per la vendita di un terreno comunale, a Cevio, in passato destinato all’edificazione di stabili a pigione moderata.
Sulla scuola a Bignasco hanno pubblicamente preso posizione il Patriziato di Bignasco e un Comitato a sostegno delle scuole di Cevio. Il Patriziato stigmatizza il fatto che i referendisti non abbiano partecipato alla serata pubblica del 24 ottobre scorso e puntualizza che "non esistono dei piani" (un progetto) "perché la legge non permette di elaborarli senza indire un concorso pubblico. Il Patriziato, che mette a disposizione un terreno edificabile, ha fatto preparare uno studio di fattibilità che stabilisce nel dettaglio i contenuti, i costi e la tempistica del progetto. Il bando è pronto per essere pubblicato, in modo da realizzare la scuola entro la fine del 2025". Poi viene smentito che il Patriziato, con l’operazione, ci guadagni, e nega che legalmente vi sia un conflitto d’interessi per Diego Togni, Dusca Schindler ed Elena Fenini, che fanno parte di più enti pubblici.
Dal Comitato a sostegno delle scuole a Cevio è invece andata a tutti i fuochi un’informazione con gli stessi scopi (un sì il 27 alla convenzione fra Comune e Patriziato), che tocca anche altri punti: fra gli altri, il fatto che il Cantone non finanzierà la scuola, che pensare ad una soluzione alla Media di Cevio "non è fattibile", e che non è vero che qualcuno ci guadagni, e tantomeno il Patriziato, il quale "avrà un rimborso dei costi effettivi senza utile o profitto". Il Comitato rileva che "quanto approvato dal Consiglio comunale è il frutto di 4 anni di lavoro", che "nessuno ha presentato un’alternativa concreta", se non quella cantonale di un Istituto scolastico unico Cevio-Lavizzara, in Lavizzara, "formato da monoclassi". Insomma, "se non realizziamo subito la nostra scuola a Cevio, presto ci verrà imposto di portare i nostri bambini in Lavizzara. È questo che vogliamo?".