Nel trasporto pubblico la gestione compete agli uffici di Berna. E in campo turistico, fra i grandi consumatori molti hanno contratti blindati
A parità di consumo e a dipendenza della classe tariffale, la fattura dell’energia elettrica per i clienti della Società elettrica Sopracenerina subirà nel 2023 un aumento variabile fra il 20 e il 25%. Lo ha comunicato la Ses dopo aver pubblicato il tariffario per l’anno prossimo, ovviamente condizionato da una situazione "delicata ed eccezionale venutasi a creare sul mercato dell’energia e che ha portato i prezzi all’ingrosso a livelli mai raggiunti prima". La buona notizia è che la strategia di acquisto messa in atto per il comprensorio ticinese e la sottoscrizione con Aet di speciali contratti per la fornitura di energia prodotta da centrali idroelettriche locali per parte del fabbisogno, hanno permesso di ottenere un prezzo medio finale per il 2023 "più basso rispetto a quello che avrebbe potuto essere", precisa Ses. Per altro, un aumento medio inferiore al 5% è previsto sui costi di utilizzazione della rete applicati in tutto il comprensorio di distribuzione; questo, a seguito dell’adeguamento delle tariffe di trasporto e all’aumento di quelle nazionali a monte (non di competenza Ses). In più, la tariffa di prestazione di sistema Swissgrid passerà da 0,16 cts/kWh a 0,46 cts. Quanto alle tasse e alle prestazioni pubbliche – che sono totalmente riversate agli enti competenti – rimarranno le stesse su tutto il comprensorio di distribuzione, fatta eccezione per il "Tributo per l’utilizzo del demanio pubblico" (applicato soltanto in Ticino) che diminuirà, nota Ses, da 0,99 a 0,93 cts/kWh.
Alla rete di distribuzione della Ses sono allacciati circa 400 grandi consumatori (consumo superiore ai 100mila kWh all’anno) che risultano attivi sul libero mercato. Soltanto il 10% di essi non ha ancora sottoscritto un contratto di fornitura per il 2023. Ciò significa che la schiacciante maggioranza ci ha visto lungo e ha in mano dei contratti in essere a prezzi più bassi rispetto a quelli attuali. Questo li mette al riparo dai capricci del mercato almeno fino alla fine dell’anno prossimo. Alcuni hanno addirittura guardato più in là, fino al 2025. Fra essi, grazie alla propositività di Ses e alla lungimiranza dell’ex amministratore delegato Gianbeato Vetterli, la Centro balneare regionale Sa di Locarno, che continuerà non solo nel 2023, ma anche nel 2024 a spendere in energia ciò che ha speso finora, ovvero una media di 400mila franchi all’anno (427mila nel 2020 e 370mila nel 2021).
Il caro energia rischia di compromettere i risultati della prossima stagione sciistica. Ma non a Bosco Gurin, dove il proprietario degli impianti, Giovanni Frapolli, rassicura l’utenza: «Grazie agli aiuti di Comuni, Cantone e della Confederazione, siamo in grado di mantenere i prezzi delle giornaliere invariati e di prenderci a carico i costi supplementari. Importi che, in una stagione media (calcolata cioè su un passaggio di 50mila persone) dovrebbero comportare una differenza finale di circa 150mila franchi». Una bella notizia per la clientela che dunque non dovrà fare i conti con un temuto aumento dei prezzi. «Esattamente. Siamo in grado di assorbire la perdita. A incidere sui costi gestionali di una stazione sono essenzialmente due voci: quella del personale e quella dei costi dell’energia e del diesel. Nel primo caso, si tratta di dover affrontare unicamente i rincari degli stipendi; nel secondo, come noto, l’incidenza è maggiore. Per ciò che attiene l’elettricità, dovremo calcolare un 15-20% in più rispetto alla stagione precedente; il gasolio invece registrerà un incremento del 70%, sempre rispetto all’inverno passato. Se fino a ieri, su un costo medio della giornaliera di circa 35 franchi (tenuto conto delle differenze legate all’età e agli orari) queste voci incidevano nella misura di 5 franchi, ecco che per il prossimo inverno questo valore si attesterà sugli 8 franchi. Una differenza di circa 3 franchi che, ripeto, siamo in grado di prenderci a carico. Molto dipenderà, ovviamente, anche dall’affluenza stagionale. Più gente avremo sulle piste, minore sarà la spesa a nostro carico».
Dalle funivie al trasporto pubblico, dove il caro-bollette anche in questo caso non azzopperà il servizio. La conferma arriva direttamente dal direttore delle Fart, Claudio Blotti: «In una visione a medio-corto termine, questi rincari non fermeranno le nostre strategie di sviluppo. Fare previsioni più in là risulta azzardato, dal momento che tutto può cambiare in fretta. Per ciò che attiene alla gestione a corto termine, invece, come già è stato il caso per la pandemia, la competenza è stata assunta dall’Ufficio federale dei trasporti, organo gestionale superiore, che ha delegato ad Autopostale (per quanto riguarda il trasporto su gomma) e Ffs (per tutto ciò che viaggia sulle rotaie) il ruolo di enti coordinatori (in tedesco ‘Systemführer’). Queste due grosse aziende valutano le problematiche sul tappeto, informano le aziende di tutto il Paese, coordinano le misure da adottare. Tutto viene aggiornato regolarmente attraverso riunioni informative collettive, motivo per cui l’organizzazione è perfetta». Non è quindi in discussione l’ambizioso obiettivo di elettrificare l’intera flotta di autobus di linea Fart entro il 2030? «Assolutamente no – spiega Paolo Caroni, presidente del Cda dell’azienda locarnese –. L’attuale aumento dei costi non andrà a impattare sul nostro progetto. Quello che più ci preoccupa, semmai, è l’aumento dei costi delle materie prime. Prendiamo quale esempio i nuovi treni della Centovallina, in ordinazione, per i quali il fornitore prevede un aumento del prezzo. Sono, questi, aspetti che a livello di Cda dovremo approfondire».