In Città tre casi su circa 1’000 allievi. Direzione e capodicastero: “Al centro deve rimanere il bambino, non è lui che decide se venire in aula o no”
A Locarno il divieto cantonale di consegnare ai figli di genitori “no-mask” il materiale didattico per consentire ai bambini delle Elementari di seguire il programma da casa non viene applicato. Lo ha deciso la Direzione scolastica nella persona di Elena Zaccheo, con il pieno consenso del capodicastero Educazione Giuseppe Cotti. Si tratta di un piccolo esempio di disobbedienza che non vuole mettere in discussione l’autorità cantonale né tantomeno il concetto dell’obbligatorietà scolastica con tutto quanto ne consegue in caso di inosservanza, ma di una precisa scelta che vuole mettere “al centro” i bambini, di fatto le prime vittime della situazione, da qualunque parte la si osservi: da quella della direttiva cantonale, adottata per scoraggiare le famiglie che per motivi loro si rifiutano di mandare i figli a scuola in mascherina già dalla prima elementare; e da quella degli stessi genitori, che per quanto bene intenzionati o sinceramente spaventati dall’obbligo della mascherina, operano scelte che possono andare oltre ai desideri e alle esigenze dei bambini, fossero anche solo quelle di frequentare i compagni e seguire le lezioni assieme a loro.
La decisione di Locarno interessa un’esigua minoranza degli scolari che frequentano le varie sedi di scuola comunale: su circa 1’000 allievi, le famiglie “no mask” sono tre, quindi una frazione ridotta anche rispetto alla ventina di casi aperti indicati a livello cantonale dal capo della Sezione scuole comunali del Decs, Rezio Sisini. Questi, rispondendo al nostro giornale alle critiche di una mamma “no-mask” scandalizzata per il trattamento riservato a lei e ai suoi due figli di seconda e quarta elementare, aveva premesso che “compito dei docenti di scuola comunale è concentrarsi sui bambini presenti in aula e su quelli costretti a casa per motivi medici comprovati dall’Ufficio del medico cantonale, dunque con assenze giustificate. Non è invece loro compito fornire materiale didattico ai bambini purtroppo tenuti volutamente a casa dai genitori senza giustificazione valida, in contravvenzione con quanto prevede la Legge della scuola”. Così il 13 gennaio il Cantone aveva chiesto ai Municipi di dialogare con le famiglie reticenti; cosa che nella maggior parte dei casi aveva funzionato. Tuttavia, laddove non era bastato i Municipi avevano dovuto ricordare l’obbligatorietà scolastica e le conseguenze per chi non la osservasse, ovverosia in caso di inerzia o inefficacia dei provvedimenti (richiami), multe fino a 1’000 franchi e segnalazione alle Arp. In nessun caso, comunque, avrebbe potuto essere consegnato alle famiglie “no mask” il materiale didattico per consentire agli scolari di continuare a lavorare da casa.
Cosa che invece a Locarno si è deciso di continuare a fare. Spiega Elena Zaccheo, direttrice delle Scuole comunali: «Con le famiglie che avrebbero dovuto soggiacere al provvedimento cantonale abbiamo avuto degli incontri in cui ognuno ha potuto spiegare le proprie ragioni. Non entro nel merito dei motivi in base ai quali alcuni genitori non vogliono mandare a scuola i loro figli se c’è di mezzo la mascherina, non sta a me giudicare. Non riesco però ad accettare che a rimetterci debbano essere i bambini, perché sono con ogni evidenza loro quelli che pagano questa particolare situazione. Come direttrice delle scuole comunali metto loro al centro, sono loro la mia priorità, quindi autonomamente ho deciso di fare in modo che potessero avere il loro materiale per continuare a fare scuola da casa fintanto che le cose non cambieranno».
Una decisione autonoma della Direzione scolastica cittadina, dunque, che Zaccheo ha preso senza prima chiedere il permesso al Municipio. Permesso che indirettamente è comunque arrivato dal suo superiore politico, Giuseppe Cotti, che raggiunto dalla “Regione” conferma e puntualizza: «Premetto che siamo allineati con il Decs riguardo all’obbligo scolastico e alla questione delle assenze arbitrarie. Comunque, condivido il pensiero della direttrice delle scuole, secondo cui al centro debba rimanere il bene dell’allievo, che non ha deciso lui di non andare a scuola, ma chi ne detiene l’autorità parentale. In questo senso, come capodicastero Educazione, ritengo che la decisione della Direzione di garantire l’accesso alla documentazione scolastica sia giusta e condivisibile. Quando parlo di accesso alla documentazione scolastica non parlo comunque di didattica a distanza». Cotti dice di non credere che vi siano margini per sanzioni nei confronti del Comune, «proprio perché il nostro obiettivo è andare nella direzione del bene del bambino, ritenuto che questa situazione non dovrebbe protrarsi oltre le prossime due o tre settimane».