La diaspora svizzero-tedesca ospitata nel rifugio PCi di Quartino. ‘Abbiamo capito che era ora di fuggire vedendo per aria gli arbusti incandescenti’
Nel rifugio della Protezione civile di Quartino Helga pensa ai suoi gatti, Lisa e Lotte, «così quando li chiamo devo dire un nome solo». Sono selvatici, dice, «ma spesso do loro da mangiare». Cosa che non succederà né stasera né probabilmente domani, perché Helga e il marito Rudolf, dopo la prima notte da sfollati a Quartino, ne dormiranno almeno un’altra fuori casa, alla Pensione Orgnana, sopra Magadino, dove questo pomeriggio verranno trasferiti con i pochi residenti nel nucleo di Indemini che domenica notte hanno dovuto fuggire in fretta e furia dalle fiamme in avvicinamento e che nel corso della giornata di lunedì non hanno trovato una soluzione alternativa da familiari o amici.
«Sono in una situazione di stress», dice la donna, due occhi celesti in un viso magro incorniciato da lunghi capelli bianchi. Da 30 anni è abituata alla calma del loro paesino ticinese d’adozione «dove contrariamente al Gambarogno basso arriva il sole tutto l’anno». Li hanno tirati fuori dal letto verso mezzanotte: «È arrivata la polizia a bussare alla porta. Vedevamo il chiarore delle torce. Ci hanno dato pochi minuti per racimolare qualche genere di prima necessità e poi ci hanno accompagnati a Quartino. Lungo la strada per l’Alpe di Neggia si vedeva il fronte del fuoco: fiamme altissime, una cosa impressionante. Polizia e militi della Protezione civile ci hanno trattati molto bene, ma insomma, qui non è casa nostra. Infatti abbiamo dormito poco e mica tanto bene».
Il rifugio, che nel sottosuolo dello stabile delle scuole comunali mette a disposizione una settantina di letti, è una grande pancia vuota dove gli echi delle poche parole pronunciate dagli ospiti giungono come sommessi gorgoglii. Jürg, turgoviese residente da 4 anni a Indemini, ci ha portato Zampa, un giovane labrador che quando si alza sulle zampe posteriori riesce quasi a piantarci quelle anteriori sulla testa. «È chiaro che in questa situazione gli mancano i riferimenti. Poi a lui piace così tanto dormire...». E piaceva, ieri notte, anche al suo padrone, che verso le 23 ha dovuto infilare le scarpe per sbaraccare in fretta e furia: «Ho capito che bisognava partire quando abbiamo cominciato a respirare fumo e ho visto per aria frammenti di arbusti incandescenti». Una situazione inedita e spaventosa, che Marianna, bernese, rifugiata a Quartino con il marito, giudica «surreale»: il termine è rubato ad una lingua italiana che dice di non conoscere ancora abbastanza bene «perché siamo in Ticino da 2 anni e mezzo, ma a causa della pandemia non abbiamo ancora potuto prendere dei corsi».
Sono tutti svizzero-tedeschi, i pochi abitanti di Indemini presi in carico dalla PCi sui 45 sfollati dalla zona minacciata dal fuoco. Gli altri o si sono sistemati altrove, oppure sono rientrati oltre Gottardo, dove hanno la residenza primaria. L’organizzazione delle loro giornate da esuli viene curata dal vicecomandante Patrik Arnold, il cui telefonino da una quindicina di ore non smette di segnalare notifiche e annunciare chiamate. «Stanotte ho dormito zero – dice – ma la giornata è iniziata bene perché alle 7 ci hanno aperto la Migros apposta per procurare i gipfel agli sfollati». Un motivo di soddisfazione, per Arnold, è anche lo zelo del giovane Alan Frolli, che grazie al gran lavoro svolto nei mesi scorsi ai centri vaccinali di Locarno e Ascona è stato premiato come “milite dell’anno” e che oggi, instancabile e sempre sorridente, troviamo al volante del furgoncino che ha accompagnato in città gli sfollati al Centro d’istruzione regionale per la colazione e il pranzo.
Al rientro a Quartino hanno trovato Tiziano Rossi, municipale di Gambarogno, giunto al rifugio per orientarli sull’imminente spostamento alla Pensione Orgnana. Gli chiedono quando potranno rientrare a casa, a che punto è il fuoco, qual è la situazione. «Adesso brucia Pezze – risponde guardandoli con occhi stanchi –. Sul rientro ancora non so dirvi, questo vento non...», poi una folata si porta via la frase.