Critiche al mancato coinvolgimento della popolazione e alle misure che non tengono conto dei cambiamenti della società
È una pioggia di critiche quella che cinque associazioni fanno cadere sul Piano di agglomerato del Locarnese di quarta generazione (PaLoc4). Bruno Storni per l’Associazione traffico ambiente (Ata), Ferruccio D’Ambrogio per il Comitato iniziativa nuovo piano viario Minusio e Marco Vitali per Pro velo hanno incontrato (in una conferenza stampa online) i giornalisti per spiegare le loro ragioni, condivise pure dall’Associazione per un Piano di Magadino a misura d’uomo e dall’Associazione Quartiere Rivapiana Minusio.
L’indice è puntato su diversi aspetti del PaLoc4. Alcuni sono legati alla preparazione del dossier: in sostanza, vengono rilevate la mancata informazione e consultazione di tutte le associazioni d’interesse e le evidenti lacune nel coinvolgimento della popolazione. Ma c’è di più. Il nuovo strumento di lavoro che traccia le linee guida per la mobilità nella regione sarebbe anacronistico. Detto altrimenti, ha perso il treno ancora prima di entrare in vigore. D’Ambrogio: «Lo scenario auspicato dimostra l’incapacità di leggere i cambiamenti in atto nella società. Ovvero: da un lato, al contrario di quanto affermato nel PaLoc4, la popolazione è in calo; dall’altro i comportamenti delle persone sono mutati, con l’aumento dell’utilizzo delle biciclette (pure di quelle elettriche), la crescita dell’offerta dei trasporti pubblici (Tilo) con tempi di percorrenza ridotti, e il telelavoro, che sta mutando rapidamente abitudini e necessità di spostamento».
Per quanto riguarda i punti cardine del PaLoc4, D’Ambrogio ha fatto notare come questi si discostino da quanto stabilito dai precedenti studi e programmi: «La galleria Mappo-Morettina diventa autostrada, ciò che modifica radicalmente lo scenario iniziale. Due principi sono andati sparendo: la canalizzazione del traffico sugli assi principali, con declassamento di altre arterie, e la pianificazione dell’offerta. Ora si mira sostanzialmente a rispondere alla domanda del traffico individuale motorizzato, ad esempio con la creazione di parcheggi pubblici all’interno dell’agglomerato e l’apertura al traffico sui due sensi di via Luini. Così l’aumento dei veicoli a motore scombussola il sistema». Insomma, le misure votate anni fa per chiudere al traffico la Città Vecchia e per declassare alcune strade sono state sconfessate.
Storni, dal canto suo, ha posto l’accento sui ritardi accumulati nella realizzazione del nodo intermodale a Muralto e per quello ferroviario di Minusio. Ma anche su alcune “sviste”, come il finanziamento della galleria Moscia-Acapulco, che è di carattere nazionale o addirittura internazionale e che quindi dovrebbe beneficiare di contributi federali. «Ci troviamo di fronte a programmi mediocri, poi solo parzialmente realizzati – ha aggiunto –. Inoltre s’inventano o anticipano misure non previste dallo stesso PaLoc, come l’autosilo del Parco Balli, neppure menzionato, o la galleria di Moscia già in progettazione. C’è un problema con la Cit, che non funziona. A mio avviso occorre cambiare a livello politico, la Cit appunto, e tecnico, i progettisti. Ma bisogna anche coinvolgere la popolazione e le associazioni sin dall’inizio dei lavori».
Per Vitali salta all’occhio la sottovalutazione della mobilità lenta all’interno del PaLoc4: «Le misure sono del tutto insufficienti. In ambito urbano i problemi principali si situano attorno alla stazione di Muralto e in via Simen, che non diventa un’alternativa valida a via Rivapiana. L’accesso alla città da est risulta quindi lacunoso; lo stesso dicasi per l’ingresso da ovest. In via Luini, anche dopo la recente riqualifica, manca una distinzione tra percorso per i pedoni e percorso per i ciclisti. Considerato il “boom” di biciclette elettriche abbiamo bisogno di vie e piste dedicate. Nei passaggi dove i flussi sono importanti bisogna separare le corsie». Ciò che corrisponde a una mancata attenzione in ambito urbano alla bicicletta.
E non va meglio fuori città: «Il PaLoc4 ha abbandonato il concetto di percorso continuo lungo il Lago Maggiore. Da parte italiana si fanno passi avanti, specialmente nel Varesotto e nel PaLoc3 la soluzione era delineata. I problemi maggiori si situano nel Gambarogno e da Ascona verso Brissago. A mio avviso, sono stati tralasciati progetti d’importanza strategica anche per il turismo».
Le cinque associazioni hanno pure fornito ai giornalisti un lungo elenco di proposte. Ad esempio chiedono che lo scenario di sviluppo venga aggiornato con i cambiamenti più recenti: la rivoluzione Tilo con nuova e potenziata offerta del trasporto pubblico, la bicicletta elettrica, le forme d’organizzazione di lavoro (tra cui telelavoro), lo sharing e le tecnologie smart che influenzeranno i comportamenti generando bisogni di mobilità diversi da quelli considerati da PaLoc2 e PaLoc3.
Un altro tema, legato al traffico motorizzato, è la gestione dei semafori che andrà centralizzata per tutti gli impianti del Locarnese. «Misura senz’altro utile. L’obiettivo è di “garantire una maggiore fluidità del traffico individuale motorizzato, diminuire i tempi di attesa per pedoni e ciclisti e priorizzare il trasporto pubblico”. Ci sembra tuttavia necessario e urgente regolare l’accesso ai portali est e ovest mediante dei semafori».
E ancora, in rapida carrellata: realizzare una fermata Tilo per Cugnasco-Gerra (comune tutt’ora privo di un accesso alla linea ferroviaria che transita a poche centinaia di metri), che fungerà da “Porta d’accesso del Parco del Piano di Magadino”, come pure completare e mettere in sicurezza la rete ciclopedonale Brissago-Ronco e le corsie per ciclisti in città.