Locarnese

Svuotamento lago in Verzasca, si chiude la prima fase

Nelle vacanze natalizie migliaia di curiosi per ammirare lo scenario lunare. I ricordi del sindaco Ivo Bordoli

(Ti-Press)
11 gennaio 2022
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L’alveo del lago artificiale di Vogorno, svuotato da quell’acqua smeraldina che è uno dei gioielli della valle locarnese, attualmente appare come un profondo squarcio brullo nel paesaggio. Un territorio spoglio, che offre sfumature di grigio: «Restano una traccia della vecchia strada e i ponti di pietra – descrive Ivo Bordoli, sindaco del Comune della Verzasca –. Ponti rimasti immersi per decenni, ma che hanno resistito. Si vede che una volta li costruivano più resistenti, utilizzando le pietre locali».

Durante la vacanze natalizie migliaia di persone sono salite per ammirare l’inconsueto spettacolo: è infatti la prima volta da quando esiste lo sbarramento – alto 220 metri, edificato tra il 1960 e il 1965 e progettato dagli ingegneri Giovanni Lombardi e Giuseppe Gellera –, che la Verzasca Sa, società che gestisce l’impianto, procede alla vuotatura totale dell’invaso. La prima fase si sta concludendo. La seconda inizierà il 24 gennaio – dopo la schiusa delle uova di coregone – e si protrarrà fino al 5 febbraio. Il bacino rimarrà completamente asciutto. L’operazione in totale smuoverà fino a 17mila metri cubi di sedimenti, principalmente limo e sabbia.

«Attualmente nel lago di acqua non ne entra più – prosegue Bordoli –. Il fiume, che in inverno butta poco, viene incanalato nella presa di Vogorno e deviato. Lo scenario arido e lunare attira ogni giorno centinaia di visitatori, provenienti da ogni dove. Non solo dal Ticino, ma anche dagli altri cantoni svizzeri e dall’estero. Quasi fosse un’attrazione turistica». In molti percorrono la corona della diga, ammirando il panorama sui due lati. Altri lanciano droni in voli spericolati per poi postare video sui social e sulla rete. Altri ancora scendono verso il fondo, percorrendo sentieri o i resti della strada riemersa. Un itinerario non privo di rischi e qualcuno (è capitato negli scorsi giorni) è rimasto intrappolato nella fanghiglia e ha dovuto essere salvato dalla colonna del Soccorso alpino e da un elicottero della Rega.

Sulla questione si è espresso nelle scorse ore, via facebook, il Dipartimento del territorio. Riprendendo le recenti raccomandazioni della Polizia cantonale, il Dt avverte: “In questi giorni il bacino idroelettrico della Verzasca sta raggiungendo il minimo, richiamando diverse persone interessate a dare un’occhiata all’inedito panorama. Ma attenzione: si raccomanda di restare sopra la diga e di non accedere assolutamente all’area sottostante. Le pareti sono sdrucciolevoli e c’è il rischio di rimanere bloccati nel fango”.

Lì c’era la frazione di Pioda

Il sindaco, con nostalgia e un po’ di tristezza, ricorda ciò che c’era prima del lago. «La diga si è mangiata antiche vie di transito, sentieri, vigneti terrazzati e la frazione di Pioda. Gli stabili, prima del riempimento del bacino, furono fatti brillare dai granatieri e rasi al suolo». Nella piccola località cancellata dalle cartine c’erano un ufficio postale, un distributore di benzina e alcune osterie; ma anche le abitazioni di una ventina di persone. Dopo la costruzione dello sbarramento, il lago si riempì abbastanza velocemente: «Il 1963 e il 1964 furono anni piovosi e si registrarono anche delle “buzze”. La Verzasca a un certo momento portò via anche alcuni scavatori e macchinari di cantiere, trascinandoli fino alla foce, nel Lago Maggiore».

L’intervistato, infine, non nasconde la preoccupazione odierna di ritrovarsi con il lago vuoto per molto tempo: «Manca neve in quota e l’unica speranza è che in primavera abbondino le precipitazioni. Se da una parte è vero che l’attuale paesaggio attira visitatori a frotte, dall’altro non mi sembra davvero una situazione ideale».

Resta aperta anche la questione del riversamento dei sedimenti nel tratto di fiume dalla diga al Verbano. Va detto che, per ragioni tecniche, l’unico modo per evacuare il materiale è proprio quello di farlo scendere lungo il corso d’acqua. La società che gestisce la diga, entro fine febbraio, dovrà trasmettere al Cantone un rapporto tecnico intermedio; mentre quello finale andrà inoltrato entro il 31 maggio.
Abbiamo contattato la Verzasca Sa per un bilancio intermedio; tuttavia essendo la prima fase ancora in corso d’opera, il direttore Andrea Papina ci ha spiegato che è prematuro stilarlo poiché la situazione può essere molto mutevole.

Obiettivo: la revisione dell’impianto

L’operazione in corso è stata autorizzata dal Dipartimento del territorio lo scorso ottobre per permettere la necessaria revisione dell’impianto di Gordola, in particolare la protezione anticorrosione di pozzo blindato, camera d’espansione, galleria di restituzione e scarico del fondo di sbarramento. Questi lavori sono considerati urgenti: la durata di vita di tali strutture (20-40 anni) è ormai ampiamente superata (più di 55 anni d’esercizio), con conseguenze negative sulla sicurezza dell’impianto.

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