Sono visibili le prime e inevitabili conseguenze ambientali dello svuotamento della diga lungo il greto del fiume, fino alla foce
«L’importante e necessario intervento di svuotamento del lago artificiale di Vogorno andava fatto», considera Rino Ceppi, già consigliere comunale Plr a Gordola. Nondimeno, osserva, l’operazione sta avendo evidenti «conseguenze negative, con “alterazioni” lungo il fiume, fino alla foce».
Nelle ultime settimane, con la prima fase di svuotamento (1° dicembre 2021 - 10 gennaio 2022) sono riapparsi «paesaggi d’altri tempi; la diga e i suoi dintorni sono diventati meta di turisti e curiosi intenti a scoprire cosa si celasse sotto le acque e com’erano la valle e la strada prima degli anni Sessanta», introduce Ceppi. Tuttavia alla (ri)scoperta fascinosa di un passato sommerso, si fanno largo i primi e preventivati strascichi dell’operazione: «Sulle rive del fiume ci sono depositi di limo e alla foce galleggiano “bolle” di color marrone», denuncia l’ex consigliere comunale che aggiunge: «Le conseguenze dei danni causati dallo svuotamento del bacino, con depositi accumulati sul fondo del lago trasportati a valle, sono evidenti a occhio nudo».
Ma non ci sono solo i depositi limacciosi fra i risvolti negativi dello svuotamento. Da analisi, lo ricordiamo, erano emerse infiltrazioni nella falda di captazione dell’acqua potabile dei pozzi Alle Brere, nel Comune di Tenero-Contra, come comunicato il 18 gennaio dal Dipartimento del territorio (Dt). Al fine di ovviare a questo problema sono stati «presi provvedimenti nella procedura di svuotamento per evitare al massimo i collegamenti tra fiume e falda», ricorda l’ex consigliere comunale.
Ceppi lo ribadisce: «Se da una parte ci troviamo davanti a un’importante operazione di spurgo e manutenzione necessari per la sicurezza della diga e l’efficiente attività della centrale, dall’altra la popolazione si aspetta un’informazione adeguata e tempestiva del Dipartimento del territorio su quanto è ormai accaduto». I cittadini hanno il diritto di sapere «cosa è successo esattamente a valle con lo svuotamento del bacino, quali sono le conseguenze ambientali e come si pensa di risanare fiume e foce», chiede Ceppi, deplorando la mancanza di un’informazione adeguata da parte delle Autorità.
Gi interrogativi di Ceppi li abbiamo posti al capo dell’Ufficio della protezione delle acque e dell’approvvigionamento idrico Mauro Veronesi che rispetto alla situazione riconosce: «Attualmente non è un gran bel vedere, ci sono depositi lungo tutto l’alveo, principalmente sulla sponda destra, che non è quella “preferenziale” del flusso del fiume».
Durante questa operazione «era inevitabile che si mobilizzassero sedimenti». Circa l’intorbidamento dell’acqua potabile della falda Alle Brere, Veronesi ammette tuttavia che «non era un evento prevedibile, anche i geologi hanno detto che si è trattato di un unicum». In seguito a ciò, che non si è più verificato come attestato dai controlli effettuati, «è stato rivisto il programma, con svuotamenti controllati ogni tre giorni, effettuati di notte, questo perché le pompe dei pozzi sono spente». Questo fenomeno ha stravolto il piano di manutenzione previsto e ritarderà l’operazione, aggiunge.
Al fine di valutare e porre rimedio all’impatto dell’operazione (che dovrebbe ripartire oggi, lunedì 24 gennaio), la Verzasca Sa, che gestisce l’impianto, grazie alla collaborazione di un gruppo di specialisti ha proceduto preventivamente a una «serie di rilievi a futura memoria, che permetteranno di capire quale sarà il danno ambientale, in particolare su fauna ittica e macroinvertebrati», spiega Veronesi. Per intenderci: «Il limo si deposita sulla ghiaia e quindi i pesci non trovano più spazi idonei alla deposizione delle uova», esemplifica. Inoltre, la società luganese ha l’onere e l’impegno di monitorare la situazione a valle per un anno dalla conclusione dell’operazione. Rilievi e monitoraggio successivo serviranno a comprendere l’entità dei disturbi provocati dallo svuotamento, al fine di ripristinare il contesto naturale precedente.
Le domande sono scontate: come risolvere l’impatto sull’ambiente e come “pulire” gli accumuli di limo dal greto del fiume? «Per ciò che concerne i depositi bisognerà attendere che piova, che ci siano piene naturali che a poco a poco risciacquino l’alveo», risponde Veronesi. È quindi ingenuo pensare che si possa andare lungo il fiume a pulirne letto e argini; finora però le precipitazioni (sia piogge, sia nevicate) sono state assai scarse e riserve nevose in alta quota non ce ne sono. In futuro, «la soluzione che si potrebbe adottare è liberare acqua pulita dalla diga per ripristinare la situazione a valle. Nell’autorizzazione cantonale non ci sono indicazioni di questo tipo, ma è possibile che venga deciso più avanti, qualora ci fosse necessità», aggiunge. Gli interventi cosiddetti “umani” attuati in un secondo momento per riparare i danni interesseranno ad esempio la fauna ittica e al suo ripopolamento.
Durante la seconda tappa, lo ricordiamo, sono previste movimentazioni di sedimenti fino a 17mila metri cubi di materiale fangoso che nel documento pubblico dell’autorizzazione dipartimentale non è ben chiaro come si procederà a smaltire. “Per ragioni tecniche – scrivevamo lo scorso 11 gennaio – l’unico modo per evacuare il materiale è proprio quello di farlo scendere lungo il corso d’acqua”.
Per ora qualunque considerazione o elaborazione di risposte all’impatto ambientale sono premature, si dovrà per forza attendere la conclusione dello svuotamento (ipotizzata al 5 febbraio), osservazioni sul territorio e infine il rapporto finale della Verzasca Sa (atteso entro il 31 maggio 2022), ma non solo. Per un anno intero dalla conclusione dell’operazione, lo riscriviamo, la società monitorerà la situazione, affinché si capisca quali strascichi eventuali avrà lo svuotamento sul lungo termine.
Ad attendere la conclusione dell’operazione, sono anche i Comuni di Gordola e Tenero-Contra che – insieme ad altri enti – hanno in previsione l’attuazione del progetto di riqualifica della golena del fiume Verzasca, dal piede della diga alla foce. Il progetto (di cui avevamo scritto sommariamente circa un mese fa) è ancora alla fase embrionale. Tuttavia, lo ricordiamo, era stato ipotizzato come termine d’inizio interventi l’autunno di quest’anno.