Importante sentenza del Consiglio di Stato in merito all'uscita da ‘Città dell'Energia’ decisa dall'esecutivo nonostante il parere opposto del Consiglio comunale
Da una parte Gordola torna a essere fra i Comuni virtuosi «che promuovono politiche energetiche e climatiche sostenibili e all’avanguardia». Dall’altra, il Municipio deve prendere atto di «aver agito al di fuori dei suoi poteri, e dovrà in futuro attenersi alle scelte politiche del Consiglio comunale, rispettandole». Ha questi due risvolti, la sentenza del Consiglio di Stato riguardante la vertenza della non ricertificazione come Città dell’Energia decisa dal Municipio di Gordola malgrado il parere opposto del suo Consiglio comunale. Ad esprimere il concetto è Gabriele Balestra (Plr e Verdi liberali), consigliere comunale che a nome del gruppo Plr aveva ricorso al governo contro la decisione municipale di abbandonare l’impegno della ricertificazione per il mantenimento del label.
L’adesione al progetto Città dell’Energia parte da lontano: dall’approvazione in legislativo di una mozione del 2011 (preavvisata favorevolmente dallo stesso Municipio) poi sfociata nell’entrata di Gordola nell’Associazione Città dell’Energia. Questo, fino ai preventivi 2019, dove l’esecutivo chiedeva di non più procedere alla ricertificazione per il label, evitando di inserire l’importo necessario allo scopo e chiamandosi di fatto fuori dall’Associazione. Su queste basi il Plr aveva presentato un emendamento ai conti che chiedeva di inserire 5'000 franchi per ricertificarsi; emandamento che il Consiglio comunale aveva approvato a larga maggioranza (16 sì, 4 no e 7 astenuti). Così il tema era tornato in Municipio (27 maggio 2019), che aveva però deciso di rimanere sulle sue posizioni, ritenendo che non ci fossero più i presupposti per l’ottenimento della certificazione. Pubblicata all’albo comunale, la decisione non era piaciuta a molti consiglieri, e in particolare a Gabriele Balestra, che per conto del Plr aveva appunto ricorso al Consiglio di Stato chiedendo in via principale la nullità della decisione e in via subordinata il suo annullamento, con conseguente reintegro dei 5'000 franchi e l’obbligo municipale di dare seguito all’iter per mantenere la certificazione, così come statuito dal Consiglio comunale.
A settembre, prendendo posizione sul ricorso, il Municipio riteneva di avere un potere di apprezzamento nel decidere se impiegare o meno quanto previsto a preventivo, “se questo non porta al conseguimento dell’obiettivo, rispettivamente che la motivazione a supporto di questa scelta è frutto di un’attenta analisi delle possibilità di riqualifica in base a quanto fatto negli ultimi tre anni, dove a parte la vendita sporadica di lampadine e prese elettriche da parte dell’Ufficio tecnico, per ragioni di contingente, poca attenzione e priorità è stata data al tema energetico” (la formulazione è riportata dal governo nella sua sentenza). L’esecutivo aggiungeva che voleva stabilire altre priorità (ad esempio il rinnovamento della maggior parte degli stabili comunali) ma anche che il label era stato raggiunto con il 55,9% del punteggio massimo possibile, quindi senza particolari squilli. In sede di duplica aveva considerato che la decisione di rinunciare alla certificazione ”era stata ponderata bene, non soltanto per evitare uno spreco di denaro pubblico per un mandato che non avrebbe successo, ma anche per opportunità e credibilità politica a fronte del tema ambientale”.
Secondo il governo, l’agire del Municipio “non può essere tutelato” poiché “quanto risolto di non procedere con la ricertificazione disattende il disposto della Loc” secondo cui il Municipio propone, esegue o fa eseguire le risoluzioni dell’Assemblea o del Consiglio comunale. Nel caso di Gordola, il volere del Consiglio comunale era stato chiaramente espresso quale “frutto della volontà politica di provare a raggiungere questa certificazione che lo stesso Comune aveva per altro già ottenuto nel 2015, volontà che il Municipio di Gordola non poteva ignorare visti i suoi compiti di legge”.
Riflettendo oggi sulla questione, sentenza alla mano, Balestra affronta dunque due temi. Il primo è il ritorno sul cammino della ricertificazione: «Un bel segnale per un paese che vuole puntare a migliorare la qualità di vita dei propri cittadini. L’adesione a “Città dell’energia” consente infatti di beneficiare di strumenti, aiuti e servizi per una politica energetica e climatica a beneficio del cittadino, e orientata ai risultati. Queste misure sono rivolte anche a ogni singolo cittadino». C’è, poi, il principio del primato del legislativo in ambito decisionale: «Nei prossimi anni saremo confrontati con decisioni non facili, ad esempio per il contenimento della spesa pubblica e le scelte sulle priorità degli investimenti da realizzare. Sarà fondamentale che il legislativo dia delle indicazioni chiare, e che il Municipio le concretizzi, senza intralciare la volontà democratica di chi rappresenta la cittadinanza di Gordola. Naturalmente il tutto nella speranza che il Municipio non si accanisca in un incomprensibile quanto imbarazzante ricorso alla decisione governativa». A Balestra «resta il rammarico per i due anni persi nello sviluppo della politica energetica gordolese, e per gli inutili costi causati (vedi ad esempio l’eliminazione in fretta e furia – nonostante il ricorso pendente – della segnaletica sul marchio “Città energia”, che dovrà essere ripristinata)».