Gambarogno vorrebbe introdurla (minimo 25, massimo 60 franchi annui, per tutti). Ma c'è chi contesta
Gambarogno ha intenzione d’introdurre una nuova tassa per i suoi abitanti: quella per l’illuminazione pubblica. Ma sulla proposta soffiano venti contrari. Lunedì sera il Consiglio comunale dovrebbe discutere il regolamento, che prevede per ogni unità abitativa una fattura stabilita all’interno di una forchetta che va da 25 a 60 franchi annui: l’ammontare esatto sarà deciso dal Municipio, di anno in anno, tenendo conto della spesa globale per l’illuminazione. In ogni caso, avverte lo stesso Municipio, “I’incasso tramite imposta speciale non potrà eccedere la copertura dei costi effettivi”. Stando all’esecutivo, dal punto di vista giuridico la proposta si fonda su una sentenza del Tribunale federale del 17 marzo 2017, che conferma “a determinate condizioni l’addossamento dei costi dell’illuminazione pubblica stradale agli utenti finali”.
Va detto che la novità giunge dopo che il Consiglio di Stato, sempre nel 2017, aveva dichiarato inapplicabile il “Regolamento sulle prestazioni contrattuali con i gestori delle reti di approvvigionamento elettrico”, che Gambarogno e altri avevano introdotto. Ora arriva la soluzione alternativa. Il nuovo balzello, però, non sembra riscuotere molti consensi. A livello locale le contestazioni non mancano e si faranno sentire nel corso della seduta di lunedì sera. Ma pure da fuori c’è chi critica. Bruno Storni, municipale di Gordola, non ci sta. Il suo timore: «Gambarogno fa da apripista: ha già pronto il messaggio. Gli altri Comuni seguiranno e attendono il dopo elezioni comunali per far risorgere lo zombie della tassa sull’illuminazione pubblica. L’invenzione esce dal Convivio dei sindaci del Locarnese (Cisl), regione dove grazie al ricorso che avevamo fatto con la sezione Ps di Locarno, la tassa che era già in vigore a Tenero-Contra, Gambarogno e Ascona e che si stava diffondendo a macchia d’olio ha dovuto essere abolita. Ora l’iniziativa dei sindaci di Ascona e Gambarogno si sta materializzando con la presentazione del messaggio del Municipio della località sulla sponda sinistra del lago. Si prevede un tassa fissa per utente Ses tra 25 e 60 franchi». Stando a Storni il Cisl aveva fatto circolare la proposta a inizio anno. «A parte Gambarogno, gli altri l’hanno tenuta ferma, tatticamente, per non parlarne in periodo pre elettorale. In molti Comuni non è nemmeno arrivata sul tavolo del Municipio, ma è rimasta nelle mani del sindaco».
Storni: ‘Così si spremono i cittadini’
Per l’intervistato si tratta di una tentativo «per spremere ai cittadini una nuova tassa illegale, come da ricorso già vinto, per pagarsi l’illuminazione pubblica non sempre gestita in modo efficiente e che già ora beneficia in modo improprio del Fondo energie rinnovabili comunale. Fondo usato per finanziare l’infrastruttura (candelabri) e per la manutenzione dell’illuminazione pubblica». Il Fer, ricorda Storni, dovrebbe servire a misure pubbliche o private per ridurre i consumi o produrre da fonti rinnovabili, in particolare per sostenere le parti d’investimento che non coprono i costi. «La sostituzione di lampioni a vapori di sodio o peggio mercurio (illegali da anni) dell’illuminazione pubblica con la tecnologia Led si autofinanzia in pochi anni grazie ai risparmi in energia e sulla manutenzione (non occorre più cambiare regolarmente le costose lampade con la navicella). Quindi non sono necessari sussidi e non si può attingere al Fer».
Storni critica pure il fatto che la futura tassa sarà riscossa dal gestore di rete, la Ses: «Sicuramente non ci sono le condizioni per aumentare la bolletta, appesantendola con fantasiose tasse comunali. Inventare una tassa per l’illuminazione pubblica che il Comune farebbe incassare tramite la fattura dell’elettricità è pusillanime. Un modo di procedere degno di un ente pubblico ormai alla canna del gas. Se i Comuni la vogliono imporre, la incassino direttamente, come la tassa personale». Infine: «Ricordo che una nuova tassa dev’essere causale cioè ognuno paga per quanto consuma; spieghino come intendono calcolarla! Di questo passo i Comuni potrebbero imporre ai cittadini una tassa per il riscaldamento degli edifici pubblici, una per la pulizia delle strade comunali, una per il servizio neve e chi più ne ha più ne metta. Ricordo che gli enti pubblici si finanziano con le imposte in base al reddito e per i servizi particolari con tasse causali, o eventuali tasse d’incitamento che vanno ridistribuite direttamente alla popolazione e non per il finanziamento di servizi pubblici di base come l’illuminazione. La svolta energetica e la nuova politica per la protezione del clima (vedi Legge CO2) si basa su tasse incentivanti, che vanno ritornate alla popolazione, ad esempio con la riduzione dei premi delle casse malati, o investite direttamente nell’efficienza energetica o per produrre nuova energia rinnovabile o in sussidi per il risanamento termico degli edifici. Non c’è spazio per tasse comunali sull’energia elettrica oltretutto illegali».