Locarnese

Bosco Gurin, riserve sul progetto del metrò walser

Le esprime, all'indirizzo dei promotori, in una presa di posizione, il responsabile della Fondazione tutela del paesaggio Raimund Rodewald

2 dicembre 2020
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Il rilancio di un progetto a suo tempo osteggiato e, oggi ancora, motivo di apprensione. Raimund Rodewald, alla testa della Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio, non dorme sonni tranquilli da quando ha saputo dell'intenzione del responsabile della stazione turistica di Bosco Gurin, Giovanni Frapolli, di riattivare il piano di un metrò alpino con la Formazza. In una presa di posizione inviata ai media, l'esponente dell'associazione ambientalista ricorda come, “oltre 25 anni fa c’era già stata una lunga discussione sul senso (e nonsenso) di un tale collegamento, terminata nell'abbandono dell’idea. Gli argomenti di oggi sono ancora gli stessi. “Un metrò porterà una eccessiva pressione edilizia su Bosco Gurin e susciterà di nuovo un dibattito emotivo sui futuri progetti degli impianti di risalita, alberghi, eccetera.  In aggiunta, rischia di disorientare e dividere la popolazione locale (una cinquantina di abitanti)”.

Da prendere in considerazione, secondo Rodewald, anche il fatto che un finanziamento a carico esclusivo d'imprenditori privati potrebbe finire col marginalizzare il Comune di Bosco Gurin e gli altri enti locali. 
Rodewald osserva inoltre che due anni fa vi fu la bocciatura del progetto di Parco Nazionale del Locarnese; esso includeva anche territori di Bosco Gurin; “Il potenziale della cultura e natura nella Rovana è prevalente rispetto al turismo di tipo ordinario. In più la pandemia ci ha mostrato che un turismo di massa è diventato difficile da gestire e inopportuno. Al contrario luoghi pittoreschi e piccoli avranno più vantaggi. Di conseguenza esprimo le mie grandi riserve nei confronti di un progetto di collegamento transfrontaliero. Continuerò, invece, a sostenere, finanziariamente, come da anni a questa parte, progetti di rivalorizzazione del paesaggio locale”.