Fondata nel 1998, la Cavedano Sub a Gerra Gambarogno festeggia una nuova sede moderna e funzionale. 'Lotta per ogni centimetro, ma ora parte un nuovo corso'
Articolo 2 degli statuti: lo scopo della Cavedano Sub Gerra è praticare l’immersione subacquea e promuovere l’amicizia. Scopo duplice, più chiaro di così. Poi, c’è anche la riunione di appassionati dello sport subacqueo, espressa anche nell’articolo 1, solo un tantino più formale. “Per mia lasas come can” è lo slogan che accompagna la dicitura ufficiale, troppo ufficiale per non essere ritoccata a dovere, in un contesto in cui si fanno le cose con grande rigore e professionalità, quindi sul serio, molto sul serio, pur riuscendo a mantenere una nota di spensieratezza che ne distingue il tratto. Ma ne ha anche altri, di tratti distintivi, la Cavedano: la passione, l’allegria e lo spirito di condivisione che animano i soci e coloro i quali l’associazione con sede a Gerra Gambarogno (e che sede) hanno fondato e continuano a guidare in una zona, il Basso Gambarogno, in cui – puntualizzano – resta una delle poche società sportive attive.
44 membri, l’attività di immersione concentrata mercoledì sera e domenica mattina, una presenza massiccia e regolare, il piacere di chiudere l’attività sportiva con una cena in compagnia, in cui tutti svolgono un ruolo, perché tutti sono di casa ma nessuno si accomoda senza rendersi utile. Questa è la Cavedano Sub, eterogeneo concentrato di buonumore che fa onore alla definizione un po’ abusata di grande famiglia. Del resto, se sta in piedi da più di 20 anni – la fondazione data 1° maggio 1998 – è proprio perché ci si trova bene, in quell’ambiente in cui poi si ha voglia di tornare. Di tornare, sì, perché entrarci... beh quella è un’altra storia, ma ci arriviamo.
Sorrisi e allegria si sprecano, volentieri si alza un buon calice, ma ferve anche l’attività dei corsi e delle immersioni, sotto la direzione della Tati, vent’anni di affiliazione, responsabile della formazione. 160 brevetti emessi, di cui circa 60 a bambini di età compresa tra gli 8 e i 13 anni. Un’associazione a misura di famiglia, accogliente ma nel contempo gelosa del proprio spirito, al quale i fondatori e membri di comitato tengono in modo particolare: o sposi la linea filosofica – definiamola così – della Cavedano, basata su simpatia, convivialità e precisione oppure, dopo due anni di socio soltanto provvisorio (1 e 2), mica è scontata l’affiliazione, che passa dal benvenuto dei soci riuniti in assemblea. Parrebbe severo, come criterio. «Forse esagerato», sottolinea il Pol, ma senza grande convinzione. Pol è stato uno dei fondatori, nonché il terzo presidente. Oggi è l’uomo dei fornelli, incarico secondo a nessuno, dentro lì, per importanza.
Si diceva dell’affiliazione... In fondo chi approccia la grande famiglia della Cavedano percepisce subito quale sia l’atmosfera che permea l’aria del lotto su cui sorge il lido di Gerra: spazi condivisi con turisti e avventori per pochi mesi all’anno, quelli della bella stagione, poi regno incontaminato di cui disporre, con il lago quale meta o rifugio, e la sede quale punto di appoggio e di ristoro, in tutti i sensi.
Difficile non apprezzare lo spirito di questa combriccola allegra. Ma guai a sgarrare, giacché chi l’associazione l’ha fondata, passa per rigoroso. Simpaticamente rigoroso, ma rigoroso, titolo meritato sul campo. Con Pol, di cui si è detto, c’è il Niño, il presidente. Sono loro i punti di riferimento, guasconi, ligi e dediti, la battuta sempre pronta. Colonne portanti di una struttura che più eterogenea non si può: ogni età è rappresentata (ragazzi e pensionati) e, in barba ai provincialismi di cui il Ticino si nutre, c’è chi viene da oltre confine, chi ha scavallato il Gottardo. «E ci sono addirittura dei luganesi» tengono a ricordare per testimoniarci la loro apertura, ovviamente con il sorriso sulle labbra. «A ben vedere, la maggior parte dei soci non è nemmeno del Gambarogno», precisa il Pol.
Una cena e un buon bicchiere sono marcanti dell’attività dell’associazione, a sfondo sportivo, sociale e ricreativo, in quest’ordine. Ogni mercoledì sera il rito si ripete: «Quasi sempre almeno la metà dei soci che svolgono ancora l’attività subacquea – spiega Pol – si ferma a cena. I nostri soci sono contenti di ritrovarsi, di stare assieme, approfittando appieno di un rito che è il nostro valore aggiunto».
Bando ai malintesi: non si pensi che l’attività subacquea sia di secondaria importanza. Tutto parte da lì, dalla voglia di immergersi. «Non è per tutti, è qualcosa di speciale – spiega il Pol –. Fluttui, galleggi, in profondità, in una realtà molto diversa da quella abituale». «E poi sotto – irrompe il Niño – nessuno parla. Con le dovute eccezioni, perché c’è chi sotto addirittura canta...», tiene a precisare. E aggiunge: «La preparazione all’immersione può anche risultare laboriosa, ma poi quando torni su, la sensazione è impagabile: stai benissimo».
Fondata su principi quali l’amicizia e la condivisione, con il sorriso e l’allegria quali tratti marcanti, forse è un segno del destino – nonché curioso paradosso – che la Cavedano sia nata da un dissidio, da una frattura con la Sub Gambarogno. Come se, dopo essersi smarcata per incomprensioni non sanate, fosse partita proprio con l’idea di distinguersi per tutt’altro spirito. Operazione riuscita, in quanto i “fuoriusciti” – una decina, ricorda il Pol – erano in perfetta sintonia, pronti a lanciarsi nella nuova avventura. Inizialmente per pochi intimi, con tutte le incognite del caso, poi con un numero di “amici” sempre in aumento. Purché, come detto in precedenza, “degni” di farne parte.
Ma quali furono i primi passi mossi dalla Cavedano? Eccoli: una quota sociale iniziale, l’acquisto necessario del compressore e un aggancio nel Municipio di allora che ha permesso di ricavare una sede in un “angolino” della vecchia Casa Ressiga, nel frattempo demolita e rimpiazzata da un edificio moderno e funzionale. Con il tempo, ha allargato i propri spazi (salendo anche ai piani alti della vecchia struttura) e il numero di adepti. Spazi che nel frattempo si sono però ridotti, ma sono molto più funzionali di prima. E permettono un ordine e un rigore che prima era complicato mantenere, vero Pol?
Casa Ressiga è stata il maniero della Cavedano per 20 anni. Fatiscente, vetusta, ma ricca di fascino. E di spazio. Inevitabile che la decisione di abbatterla abbia gettato tutti per un attimo – più di qualche attimo – nello sconcerto. Quel senso di smarrimento iniziale legittimo, per chi si è ritrovato senza un tetto sulla testa e senza la certezza (almeno all’inizio) di ottenerne un altro, passi se più piccolo. «Nei soci di lunga militanza – spiega Pol – c’era un po’ di preoccupazione legata agli spazi venuti meno che avevamo sempre avuto. C’era il timore che il Municipio non considerasse come meritoria l’attività che abbiamo svolto, e che restassimo per strada, senza più una sede in riva al lago, essenziale per fare immersione. Invece ci ha dato fiducia, mettendoci a disposizione spazi in linea con le nostre esigenze. E ci ha permesso di fare un po’ di ordine», rincara il Pol, autodefinitosi «precisino e puntiglioso (non credo che nessuno possa obiettare, ndr)».
«È stata una lotta per ogni centimetro – interviene il Niño, a lungo scettico, oggi soddisfatto e riconoscente –. La vecchia sede era vetusta, superata, ma è stata la nostra casa per vent’anni. Ora, praticamente, per noi comincia un nuovo corso. Abbiamo gettato le basi per il futuro della nostra associazione».
Uno zoccolo duro di soci che resiste, qualche giovane che si è già affacciato, altri che vengono coinvolti grazie ai corsi (“delfino”, a partire dagli 8 anni). Il futuro si preannuncia roseo. «Ci abbiamo lavorato per 22 anni – sottolinea il Pol –, investendo tanto tempo e anche parte dei soldi raccolti grazie ai nostri sponsor (rigorosamente privati, mai pubblici) e alle iniziative che proponiamo: su tutte, la paella e il tartare, eventi per i quali il prato con vista lago brulica di amici affamati. Le iscrizioni sono presto chiuse per immediato raggiungimento della quota massima («Basta spargere la voce», dice il Niño). Grazie alla parsimonia che abbiamo avuto negli anni – chiude il Pol – ci possiamo permettere l’affitto della nuova sede e il nuovo compressore, necessario all’attività sportiva».