Da oggi alla clinica locarnese 37 letti covid (estendibili) per i pazienti di 'livello 3' che non possono o non vogliono finire in cure intense
È come se la dottoressa Daniela Soldati, direttore della Clinica Santa Chiara, stesse per posare la tessera del suo nosocomio nel grande mosaico della sanità ticinese nell'infausto momento d'emergenza coronavirus. Materialmente lo farà da questo pomeriggio, con l'ammissione dei primi casi di "livello 3" che verranno poi curati al quinto piano della struttura; ma il lavoro di preparazione - logistica (con opere ingenti) organizzativa e formativa - è iniziato da tempo.
Da oggi al quinto piano sono a disposizione 37 letti, tutti riservati a pazienti covid. Dall'intero reparto sono state "dismesse" medicina e oncologia. Medici e infermieri si dedicheranno ai contagiati che non possono occupare posti di cure intense nei due nosocomi dedicati, ovverosia l'ospedale regionale La Carità e la clinica Moncucco (cui tra l'altro la Santa Chiara ha già destinato 2 infermieri di cure intense e 3 di anestesia). Il medesimo ruolo viene assunto dall'Italiano di Lugano. Poi, in caso di necessità, entrerà nel novero anche l'ospedale di Faido.
«Per pazienti di "livello 3" intendiamo chi è colpito da insufficienza renale e da insufficienza cardiaca di una certa importanza, da un diabete fuori controllo (malattia che fa esplodere le infezioni), ma anche chi ha dato direttive di non voler essere intubato o collegato a un respiratore», spiega la dottoressa Soldati. Si tratta dunque di casi particolarmente difficili da trattare, che alla Santa Chiara verranno presi a carico somministrando ossigeno in alte quantità tramite speciali apparecchi, nonché medicamenti che permettano di evitare le sofferenze fisiche, o che diminuiscano eventuali sintomi annessi alla malattia di cui i pazienti già soffrono. La struttura ha predisposto possibilità di visita da parte di un singolo parente per degente covid, ma limitatamente a quello che può essere definito un estremo accompagnamento.
Nel reparto dedicato lavoreranno di giorno 7 infermiere e 5 aiuto infermiere, e di notte 5 infermiere e 3 assistenti di cura, più 3 medici dedicati. «Quasi tutti sono volontari - nota Soldati -. Stiamo comunque parlando in larga misura di professionisti che finora erano attivi in oncologia e avevano quindi a che fare con la morte quasi quotidianamente. C'è stata un'ampia preparazione con il responsabile della formazione, della qualità e della sicurezza e con l'infermiera d'igiene. Nel corso di un'assemblea del personale sono emerse molte domande e richieste di delucidazioni e per tutto il personale medico e paramedico è stato predisposto un sostegno psicologico. È comunque chiaro che c'è anche chi ha paura, ad esempio perché a casa vive con persone anziane. A questi collaboratori, anche se residenti in Ticino, la Santa Chiara pagherà il soggiorno alberghiero, come già fa con i frontalieri. L'impegno finanziario è importante, ma se serve a guadagnare in sicurezza, va benissimo così». Il personale da oggi "in trincea" è tutto interno, cui vanno aggiunti 8 militari sanitari messi a disposizione dall'esercito per lo spostamento dei pazienti o altre incombenze di natura più "fisica".
Impossibile, fino a ieri pomeriggio, sapere quanti dei 37 letti a disposizione verranno occupati fin dalle prime ore, e se la disponibilità verrà presto esaurita. Quando i posti disponibili saranno esauriti, altri 20 verranno attivati al quarto piano e ulteriori 17 potranno essere ricavati al terzo per i pazienti non Covid. Da domani le richieste di trasferimento dalla Carità alla Santa Chiara verranno gestite tramite una centrale collegata al 144.
L'isolamento delle zone Covid è stato ottenuto murando ascensori e portaletti e chiudendo "a tenuta stagna" altri passaggi precedentemente utilizzati. Per farlo, la clinica si è assunta una spesa variante fra i 320mila e i 330mila franchi. La trasformazione della Santa Chiara comprende anche la creazione di specifici itinerari di sicurezza in entrata e in uscita, pensati e allestiti per rispondere ai criteri di massima sicurezza. Criteri del resto già applicati da tre settimane con il "blocco" in loco del personale e la predisposizione di particolari misure in Pronto soccorso. «Va anche detto - conclue la dottoressa Soldati - che abbiamo strisciato tutti: non si andava in sala operatoria o in reparto senza uno striscio. All'interno del quarto piano abbiamo aperto delle camere d'isolamento per l'attesa dei responsi. Il risultato è che abbiamo zero malati nel personale. I pochi che si sono ammalati sono tutti "covid negativi"».