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'Lo Stato maggiore vuol far bene, ma l'Eoc non lo ascolta'

Il rabbioso 'j'accuse' della dottoressa Soldati, direttore della Santa Chiara: 'Si sta facendo di tutto per tagliare le gambe agli istituti privati'

La dottoressa Soldati, direttore della Clinica Santa Chiara
(Ti-Press)
10 aprile 2020
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«C'è qualcuno che sta facendo pianificazione ospedaliera prima del tempo, tentando di dimostrare come sia l'unico attore necessario alla sanità del Canton Ticino. È un chiaro tentativo di far pensare alla popolazione che loro sono gli unici ad essere indispensabili».

Con la clinica privata Santa Chiara, di cui è direttore, la dottoressa Daniela Soldati era stata cooptata per partecipare alla battaglia cantonale anti Covid-19 dal fronte dei pazienti non ammissibili alle cure intense. La risposta era stata immediata: creazione di un reparto Covid con 37 letti, e predisposizione per metterne a disposizione diversi altri. Dieci giorni dopo lo scenario è inaspettato: reparto dedicato semivuoto, altri reparti penalizzati e perdite economiche ingenti.

Dottoressa Soldati, cosa sta succedendo?

Succede che il dispositivo si è rivelato largamente male organizzato ed eccessivo in tutto. Da parte dello Stato maggiore cantonale di condotta (Smc) c'era e c'è la voglia di far bene e di essere pronti, ma poi dal lato pratico tutte le sue decisioni sono state apertamente osteggiate e mai messe in pratica dall'Eoc, che a fronte della richiesta fatta a noi della Santa Chiara di aprire un "tot" di letti per le persone non ammissibili in cure intense, ha cominciato a trasferirle a Bellinzona. Ciò, con la conseguenza che il voler trattenere tutti i pazenti di tutte le categorie al proprio interno ha causato un sovraccarico di lavoro pazzesco per i dipendenti Eoc trasferiti a Locarno. Se solo l'Ente ospedaliero avesse consentito una ripartizione corretta dei pazienti, non sarebbe successo. Non è giusto che ci si chieda di prepararci in una settimana, isolando completamente un piano della clinica, quando poi quel piano rimane desolatamente vuoto.

Vuoto in che misura?

I pochi casi per cui l'Eoc ha consentito un trasferimento sono riabilitativi, quando non abbiamo nemmeno un mandato di prestazione per la riabilitazione a livello cantonale; ne abbiamo uno soltanto per l'acuto, ma di pazienti acuti che non hanno accesso alle cure intense l'Eoc non ce ne ha inviato nemmeno uno. Avrebbe dovuto farlo direttamente dal check point, senza alcun trasferimento preventivo in ospedale. Si sono giustificati dicendo che per quei pazienti ci sono dei protocolli di cura che noi non eravamo in grado di seguire. È ovviamente una stupidaggine, ma qualcuno crede che alla Santa Chiara siano operativi degli emeriti imbecilli.

Si è data delle risposte?

Si è fatto e si sta facendo di tutto - in tutti gli ospedali del Cantone - per limitare il più possibile l'attività degli istituti privati. In barba a tutte le disposizioni prese dallo Smc e dal Consiglio di Stato. Lo abbiamo scritto direttamente al governo lunedì scorso, esprimendo malcontento per come è stata gestita la cosa e notando in primo luogo, appunto, che se da una parte il Consiglio di Stato dispone, dall'altra l'Eoc fa quello che vuole. Prima abbiamo tentato con le buone di far capire allo Smc che nella distribuzione del lavoro assegnato ai singoli istituti c'era qualcosa che non andava. A fronte del perdurare di questa situazione, abbiamo dovuto rivolgerci al governo sottolineando che noi di sicuro non avremmo assunto da soli i costi per una effettiva collaborazione allo sforzo. Collaborazione che si è rivelata - a parte il prestito limitato di nostro personale alla Moncucco - pari a zero.

Eppure il 29 marzo esprimevate entusiasmo per il ruolo che avreste dovuto assumere...

Sta purtroppo emergendo un metodo di gestione dell'emergenza totalmente inappropriato. Riflettiamo sui check-point: causano costi per centinaia di migliaia di franchi, ma vi accendono 1 o 2 pazienti al giorno. Questo perché la stragrande maggioranza dei medici curanti o fa gli strisci nei loro studi, o manda i pazienti direttamente in ospedale quando lo stato generale del paziente stesso desta sufficiente preoccupazione da pensare che sia necessario un ricovero ospedaliero. Ricordo che già due settimane fa avevamo scritto al dottor Broggini (presidente del Circolo medico di Locarno e vicepresidente dell'Ordine dei medici, ndr.) dicendogli che avevamo allestito una "stanza strisci" al pian terreno della Santa Chiara, utilizzabile anche dai colleghi che non se la sentono di farli nei loro studi. Broggini deve aver pensato che il nostro fosse un tentativo di rubare pazienti all'Eoc (cosa assolutamente falsa, visto che la stragrande maggioranza di chi viene strisciato ed è positivo torna a casa con un'indicazione di quarantena di 10 giorni). Così è stato aperto un centro al Fevi che nessuno usa. La popolazione ticinese per tutte queste cose pagherà: con i premi, con le imposte o con riduzioni di prestazioni sociali destinate ad altro.

Le conseguenze per la Santa Chiara?

Quando ci è stato chiesto di assumere le urgenze non Covid ci aspettavamo un aumento del 50 per cento, ma ve n'è stata nessuna. Così dovremo pagare il personale interessato, che avevamo messo a turni di 12 ore. Ciò ha causato a marzo circa 800mila franchi di spese, solo di straordinari. Per l'infrastruttura sono stati inoltre investiti 460mila franchi, cui vanno aggiunti ulteriori 800-900 mila franchi di mancati introiti in ambito ambulatoriale, visto che ci era stato imposto lo stop anche alle piccole operazioni elettive. Tornando al reparto Covid, chiedo: è normale che inizialmente erano previsti 57 letti, poi abbiamo dovuto decidere di non aprirne 20 e successivamente, l'altroieri, i letti sono stati portati da 37 a 12? Terremo un mini reparto Covid per chi accederà direttamente dal nostro Pronto soccorso e non avrà bisogno o non sarà eleggibile per le cure intense.

Prospettive?

Al momento abbiamo un reparto di ostetricia che va molto bene, uno di medicina non Covid che funziona come prima, uno di chirurgia dove manca tutta la chirurgia elettiva e un reparto ambulatoriale bloccato perché non abbiamo più il diritto di fare "non urgenze". Non abbiamo neppure diritto al lavoro ridotto, né a nessuna delle misure di sostegno previste dalla Confederazione per la perdita di guadagno. Stiamo mandando il più possibile il personale in vacanza.