Locarnese

L'Odissea per un sorpasso (contestato)

Nell'ingranaggio burocratico e penale un 21enne perde a tempo indeterminato la patente e viene condannato in Pretura per fatti in parte non provati

6 dicembre 2019
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Dietro la condanna per infrazione grave alle norme della circolazione inflitta oggi in Pretura penale a un 21enne del Locarnese, a indurre una riflessione che va oltre il dibattimento in sè non è tanto l’entità della pena (pecuniaria e sospesa), né la qualifica giuridica del reato confermata in sede di processo penale; lo è, piuttosto, il meccanismo che si genera a livello istituzionale per un caso di queste dimensioni.

I fatti: nel giugno del 2018 il giovane in questione sta risalendo la Vallemaggia a bordo della sua auto sportiva, preceduto a distanza un amico che ammetterà poi, in sede di verbale di polizia, di aver schiacciato troppo il pedale del gas. Poco prima della galleria del Torbeccio, ad Avegno, il 21enne finisce “troppo sotto” rispetto al veicolo che lo precede. E “troppo sotto”, non potendolo superare, gli rimane mentre la sua e la vettura davanti transitano nel tunnel, fino al momento in cui il sospirato sorpasso avviene, in prossimità dell’abitato di Gordevio.

Agente a bordo

Sfortuna vuole - per il giovane – che al volante dell’altro veicolo ci sia un agente della Polizia cantonale che sta tornando a casa. Anche se fuori servizio, il poliziotto, comprensibilmente, decide che il ragazzo in qualche modo debba rispondere della sua guida eccessivamente disinvolta. Così basandosi sulle targhe dell’auto dell’amico (che l’aveva superato in precedenza) risale prima a uno, poi all’altro. Entrambi i giovani, in tempi diversi, vengono così convocati in Centrale, dove – nel caso del 21enne – emergono due versioni dei fatti diverse: l’agente (che redige il verbale in prima persona) sostiene che il ragazzo lo ha sorpassato dove non è permesso perché la linea è continua, mentre il giovane, ammettendo di aver talvolta superato, fra Ascona e Maggia, la velocità consentita, giura che il sorpasso incriminato è avvenuto dove la linea è invece tratteggiata.

Il caso passa alla Procura e il 21enne si porta a casa una condanna, con decreto d’accusa, per infrazione grave alle norme della circolazione (condanna poi impugnata e finita ieri in Pretura penale, dove il ragazzo è stato difeso dall’avvocato Ignazio Maria Clemente). Inoltre, una procedura amministrativa viene avviata da Camorino. E  nell’ambito di questa procedura – che si basa fino a prova contraria unicamente su una velocità genericamente maggiore rispetto al consentito, ma quando e di quanto non si sa, e sul non rispetto delle distanze – il giovane viene privato della patente a tempo indeterminato (a ieri, 1 anno e mezzo), sottoposto a "perizia psicologica della circolazione" da parte di uno psicologo del traffico (costo dell'incontro: 650 franchi) e costretto a sostenere mensilmente, per un anno, colloqui con altri psicologi (a 120 franchi a seduta) per riflettere sul suo agire e ripassare l'Abc del buon conducente. «Ed è già un miracolo – ci ha detto il ragazzo dopo il processo – che la carrozzeria per cui lavoro non mi abbia licenziato».

Perizia psicologica da brividi

Spulciando la perizia – di 18 pagine – ne emerge un quadro da brividi a più livelli: assunzione di responsabilità, disposizione a conformarsi alle norme sociali, capacità di riflessione, elasticità/flessibilità mentale, resistenza emozionale, propensione al rischio, tendenza all'imposizione aggressiva nel traffico e altro ancora; il tutto determinato, secondo il giovane, in gran parte dai contrasti avuti con il perito per difendere la propria versione dei fatti. Senza dimenticare giudizi come quello di un “investimento narcisistico sul proprio mezzo” (l'auto sportiva) e il considerare “il rumore come elemento di piacere” (per lo scoppiettìo che l’auto provoca, di serie, quando si scala la marcia).

A processo, non è bastato all’avvocato Clemente ricordare le responsabilità assunte dal suo assistito con il grado di sergente e la sua solidità come istruttore alle armi, né rilevare che le risultanze della perizia sono state estromesse dal contesto del filone penale. Al giovane il giudice Marco Kraushaar ha infine confermato la condanna. Mentre il riottenimento della patente, per un non rispetto delle distanze, qualche superamento di velocità ammesso ma non quantificato, e un sorpasso vietato sempre contestato, rimane un miraggio chissà quanto lontano.