Locarnese

Delitto di Ascona, l'imputato: 'Senza di lei non potevo vivere'

L'imputato in lacrime davanti alle Assise criminali attribuisce al tradimento le ragioni del folle gesto. Il presidente della Corte: in Svizzera la donna non è una schiava

(Ti Press)
19 novembre 2019
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In una gremita aula penale delle Assise criminali di Locarno, riunite a Lugano, l'imputato 56enne di origini macedoni accusato in via principale dell'assassinio della moglie, stamane ha continuato a ripetere davanti ai giudici che la amava troppo per sopportare la separazione e che senza di lei non poteva vivere. Era ossessionato dai suoi presunti tradimenti, fra cui quello con il marito della figlia (dell'imputato). Tradimento per altro sempre smentito dai diretti interessati. Più volte l'uomo è scoppiato a piangere. Il giudice Mauro Ermani ha ripetuto che in Svizzera la mentalità è diversa rispetto alla sua e che la donna non è una schiava ma dev'essere libera e gode degli stessi diritti del marito. 

Assassinio – subordinatamente omicidio intenzionale – contravvenzione alla Legge federale sull’assicurazione per la vecchiaia e i superstiti, incitazione all’entrata, alla partenza o al soggiorno illegali, infrazione alla Legge federale sulle armi e ripetuto danneggiamento. Sono queste le imputazioni delle quali l'imputato deve rispondere. Il 56enne, due anni e mezzo fa, il 23 giugno 2017 ha ucciso la moglie a colpi di pistola: il fattaccio si verificò sulla rampa di accesso al centro Migros di Ascona destando grande scalpore per le modalità: l'uomo esplose infatti non meno di una decina di spari. Uno lo avrebbe poi riservato a se stesso nel tentativo, fallito, di uccidersi. 

Titolare dell'indagine è il procuratore pubblico Moreno Capella, che in aula sosterrà le tesi accusatorie. Sull'altro fronte v'è l'avvocato Niccolò Giovanettina, legale dell'imputato. Questi, fra l'altro, gode di una lieve scemata imputabilità. 

 

 

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