Locarnese

‘Non si può tutelare ciò che non esiste più’

A Locarno consegnata la perizia commissionata dalla Città per capire se il Teatro di Locarno debba essere protetto o meno

La sala del teatro nel 1902
20 febbraio 2019
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“Il vecchio Teatro di Locarno non può essere tutelato, in quanto non esiste più”. È lapidaria, la conclusione della perizia che la Città di Locarno ha commissionato all’architetto Fabio Giacomazzi per capire se lo stabile di Largo Zorzi meriti o meno di entrare nel novero dei beni culturali di interesse locale. L’analisi, di cui la “Regione” è entrata in possesso, vuole essere una risposta tecnica, “super partes”, alla levata di scudi verificatasi in difesa della struttura di proprietà della Kursaal Locarno Sa ed è stata indirizzata a chi si era fatto sentire a proposito: Municipi di Muralto, Orselina e Minusio, Kursaal Sa, Amici del Teatro di Locarno e Amici di Casa Rusca. In passato l’architetto Giacomazzi ha collaborato al volume dedicato a Locarno dell’Inventario svizzero di architettura 1850-1920 ed è autore di un volume sulla storia del Quartiere Nuovo; di recente ha accompagnato il Municipio di Locarno quale consulente nella scelta dei beni culturali da tutelare.

Le origini

La struttura originaria del Teatro di Locarno – che conteneva una sala da 300 posti – risale al 1902 su progetto dell’architetto Ferdinando Bernasconi. L’aggiunta di un’ala a est (con sala per i giochi d’azzardo e il cabaret) è invece datata 1909, su progetto dell’architetto Giuseppe Pagani, ricorda Giacomazzi nella perizia. In seguito, nel 1952 vi fu una radicale ristrutturazione che mutò in profondità la situazione, con l’eliminazione dei loggioni ispirati alla Scala di Milano e riducendo il Teatro Kursaal “a sala cinematografica e dancing come ve n’erano un po’ dappertutto tra Locarno e Ascona”. Ciò aveva determinato “un punto di non ritorno rispetto alle qualità tipologiche, architettoniche e decorative del teatro originarie del 1902”. I lavori di riqualifica del 1990 dell’architetto Vittorio Pedrocchi hanno poi avuto “il pregio di riportare al centro del complesso la sala teatro, dotata di 482 posti”. Cinque anni più tardi venne però aggiunta sulla facciata verso Largo Zorzi una struttura provvisoria in metallo e vetro di un piano “per ampliare con spazi coperti e chiusi l’atrio d’ingresso e potervi inserire un ristorante consono alla funzione e al ruolo che la struttura aveva assunto”. Quest’aggiunta era stata dettata anche dalle necessità determinate dall’insediamento nell’ala laterale della Casinò Locarno Sa, che nel 2001 aveva ottenuto la concessione per la conduzione di una casa da gioco. In buona sostanza, delle strutture originarie del 1902 e del 1909 rimangono solo alcune parti murarie e non tutte con caratteristiche originarie riconoscibili.

Ipotesi ristrutturazione

Quanto alla necessità storica di un mantenimento-salvataggio dell’originale, quindi, l’analisi di Giacomazzi induce risposte piuttosto chiare. È semmai pensabile, per l’architetto, “ricuperare la situazione del 1990 progettata dall’arch. Pedrocchi, ripulendo la struttura dalle successive aggiunte posticce all’esterno e dalle successive manomissioni degli spazi aperti al pubblico all’interno; ciò implica comunque lo spostamento in altra sede del casinò e una ristrutturazione radicale dell’ala est, nella quale inserire gli spazi di supporto e di servizio oggi necessari (foyer, ristorazione) e mancanti nel volume originario del 1902, quando la sala aveva meno posti e per l’esercizio di un teatro non vi erano le moderne esigenze tecniche e funzionali”.

Tale ristrutturazione “potrebbe combinarsi con un generale ‘lifting’ delle strutture realizzate nel 1990, che dopo quasi 30 anni iniziano a denotare l’usura del tempo”. Uno scenario simile “sicuramente è plausibile”, rileva l’architetto; ma, ribadisce, “non è tuttavia da intendersi nel senso di una conservazione monumentale di un bene culturale che non esiste più, bensì come semplice mantenimento funzionale di una struttura esistente in mancanza di alternative percorribili”. Resterebbe comunque, nota Giacomazzi, “il problema degli spazi di supporto tecnico e funzionale attorno al palcoscenico, inadeguati per una moderna struttura teatrale. A parte questo, verrebbero a mancare le attività più redditizie, che permettono di finanziarie la parte teatrale, non remunerativa, della struttura.

Piuttosto che tutelare lo stabile del Teatro di Locarno sarebbe quindi opportuno stabilire di quali strutture turistiche, congressuali e culturali, abbinate a spazi amministrativi e commerciali legati al turismo, la regione deve poter disporre in futuro”.