Le offerte proposte dalle ditte invitate a partecipare al concorso 'non hanno soddisfatto le aspettative dei Servizi preposti e del Municipio'
“Razionalizzare l’uso delle risorse”. Così, nel 2017, il Municipio di Losone aveva giustificato il licenziamento di 4 donne delle pulizie addette agli stabili amministrativi e scolastici del Comune e di altre 4 con contratto su chiamata. Nel ribadire una decisione “dettata da una serie di problematiche operative e di gestione, in particolare durante il periodo estivo”, il Municipio annuncia ora che l’esternalizzazione voluta è sospesa in quanto “le offerte proposte dalle ditte invitate a partecipare al concorso non hanno soddisfatto le aspettative dei Servizi preposti e del Municipio. Quest’ultimo ha pertanto risolto di annullare la procedura”.
Il concorso in questione portava con sé quello che i sindacati definivano “un non chiaro piano sociale”, ovvero la certezza, sempre secondo il Comune, che “le collaboratrici avrebbero continuato a svolgere il loro lavoro, grazie a una condizione posta nel bando di concorso che impegnava l’impresa esterna a riassumere il personale in organico. Eventuali differenze salariali sarebbero state assunte dal Comune di Losone per un periodo di tre anni”. Nulla di fatto, dunque, e nessuna ulteriore certezza se non che la decisione è stata comunicata ieri alle collaboratrici e ai sindacati e che il Municipio “riprenderà al più presto gli approfondimenti per trovare una soluzione all’annoso problema, nell’ottica di una riorganizzazione efficace del servizio sia dal punto di vista finanziario che gestionale”.
Lo scorso anno, a nulla erano servite le più di mille firme raccolte tra i cittadini losonesi e la presa di posizione della Commissione del Personale e delle organizzazioni sindacaliOcst e Vpod. La conferma della privatizzazione e la rinuncia al personale femminile – domiciliato a Losone, con famiglia e figli agli studi – era stata confermata dal Municipio lo scorso luglio in una lettera inviata alla Commissione interna del personale contenente il rifiuto del Comune di rivedere la sua decisione.