Locarnese

In tre contro la passerella: ‘A metà tra Gardaland e Carnevale’

Giunge il ‘no’ di Schweizer Heimatschutz, Fondazione svizzera per la tutela del pesaggio e Stan. Parla Benedetto Antonini.

Benedetto Antonini, vicepresidente Stan (Ti-Press)
12 ottobre 2018
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“Con un simile progetto si deturperebbe uno dei più attraenti siti panoramici del Ticino”. Schweizer Heimatschutz, Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio e Società ticinese per l’arte e la natura (Stan) prendono posizione sulla passerella tra Ascona e le Isole di Brissago, progetto che, sino ad oggi, quanto a prese di posizione conta un parziale di 0 a 3.

Le critiche congiunte inviate ieri al Consiglio di Stato dai tre enti sono classificate in categorie: quella etico-politica, in nome della quale si dice che “forzare la legge per realizzare una costruzione altrimenti vietata in mezzo al lago è un sopruso che va contro il buon senso comune e contro l’etica sociale”, un’iniziativa “diseducativa, contraria ai principi dello sviluppo sostenibile sanciti anche dalla Costituzione federale e contraddittoria con la politica cantonale in materia di mobilità e salvaguardia dell’ambiente”. Sempre in quest’ambito, la passerella è detta “plagio della performance artistica di Christo” dall’intento “plateale, goffo e invasivo”, che porterebbe a “mercificare il paesaggio, ovvero il golfo di Ascona a le Isole di Brissago, contro tutti i valori morali di questo cantone”. Giuridicamente parlando, i tre enti vedono “gravi lesioni di chiari principi di legge sanciti dalla stessa Legge federale sui percorsi pedonali e sentieri (idoneità del luogo e gratuità della percorrenza), dalla Legge federale sulla pianificazione territoriale (principi pianificatori, zone protette, edificabilità) e dalla Legge cantonale sullo sviluppo territoriale (inserimento ordinato e armonioso nel paesaggio della struttura galleggiante con tutti gli annessi, inserimento non dimostrato)”.

‘Conoscenze meteo lacunose’

Critiche, sempre in ambito giuridico, toccano la modifica del Piano cantonale dei sentieri escursionistici, ritenuta “in netto contrasto con gli indirizzi pianificatori di almeno due schede di coordinamento (P1 e P7)”. La struttura, inoltre, è ritenuta “in contrasto palese con l’Isos (l’Inventario degli insediamenti svizzeri da proteggere); la sua provvisorietà (5 anni) “non è sancita per legge e quindi non è assicurata”. Poco o nulla cambia dal punto di vista tecnico. “L’idea poggia su conoscenze molto lacunose di aspetti fondamentali: la meteorologia e le possibili burrasche”. E poi “mancano almeno 2’700 posteggi”, la mobilità individuale “poggia solo sul senso civico dell’utenza” e “le disposizioni abbozzate finora sono riferite unicamente all’affluenza da nord”. Si chiede, dunque, la rinuncia a un progetto il cui “ordinato e armonioso inserimento nel paesaggio è tutt’altro che dimostrato” (a partire dalle conseguenze per i cittadini «in termini di probabile intasamento di tutte le loro principali strade”).

‘Chi cammina d’inverno sull’acqua?’

“Una grande gazzarra per 12 mesi, a metà tra Gardaland e il Carnevale di Bellinzona». Se i tre enti, la passerella, l’hanno calpestata, Benedetto Antonini, vicepresidente della Stan e membro del comitato centrale di Heimatschutz, la percorre con l’aratro. «Già urta che circoli un’idea simile. Urta ancor più sapere che l’autorità cantonale abbia benedetto il progetto definendolo di interesse generale quando è in contrasto con i sacri testi odierni». Lo scritto recapitato al Consiglio di Stato è per Antonini «un primo passo, contiamo sulla diffusione delle idee, che mi pare comincino a farsi strada. Si sono abbindolati i Comuni interessati, la gente avrà soltanto svantaggi».

Sui tempi dell’installazione, il vicepresidente della Stan commenta così: «Tutti si sono illusi che il turismo sarebbe tornato agli anni ruggenti con AlpTransit. Il 30% in più di passeggeri e i pernottamenti in più, invece, sono calati l’anno dopo». Da cui: «Dopo il primo anno, secondo lei, chi camminerà d’inverno sull’acqua?».

L’ultimo dei malumori riguarda la modifica del Piano sentieri, «che non è limitata a 5 anni, come tanto si strombazza. I promotori, in caso di successo, faranno di tutto per continuare ancora. E se dovessero fallire? Abbiamo garanzie che non dovremo smaltire pattume con i soldi dei contribuenti?» (Continua...).