L'accusa di assassinio non sarebbe stata sufficientemente motivata. Si allungano i tempi per il processo.
Si allungano i tempi per il processo contro il 55enne macedone che il 23 giugno del 2017, ad Ascona, sparò alla moglie 38enne e cercò poi di suicidarsi. Il Tribunale penale ha infatti rispedito l'incarto al Ministero pubblico. Lo ha riferito la Rsi.
In maggio il sostituto procuratore generale Antonio Perugini aveva rinviato a giudizio l'uomo con l’accusa principale di assassinio. Un'accusa che, stando sempre alla Rsi, non sarebbe stata sufficientemente motivata. La Corte, presieduta dal giudice Mauro Ermani, avrebbe così rinviato l'incarto a Perugini, invitando quest'ultimo a precisarlo e a completarlo, oltre che a considerare l'eventualità di effettuare una perizia psichiatrica sull'imputato, perizia finora non ritenuta necessaria dal procuratore.
L’uomo uccise la moglie sparando tra i 7 e i 10 colpi da distanza ravvicinata e in parte da tergo. Stando all'accusa avrebbe agito in modo premeditato per gelosia, dopo la rottura del loro rapporto. Per il difensore, l'avvocato Niccolò Giovanettina, si trattò invece di un gesto dettato dalla disperazione del momento.