Grigioni

San Bernardino, la famiglia Ghezzi rilancia in grande stile

Presentato a Comune e Patriziato il piano della Sbit Sa che mira a rinnovare e potenziare gli impianti di risalita e a creare 500 posti letto

Dicembre 2016, l’ultima apertura
(Ti-Press)
28 marzo 2022
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L’atteso rilancio sciistico e turistico di San Bernardino sembrava essere irrimediabilmente uscito dai radar. E invece potrebbe aver imboccato la pista giusta, non solo in assetto invernale ma anche estivo. Ne è convinta la famiglia Ghezzi titolare della San Bernardino Impianti Turistici Sa (Sbit Sa) proprietaria degli impianti di risalita di Confin, quelli più grandi sopra il paese, e con diritti su vari terreni. «I primi saranno totalmente rinnovati e sui secondi intendiamo realizzare un buon numero di residenze secondarie sotto forma di aparthotel», spiega alla ‘Regione’ un «fiducioso» Franco Ghezzi, figlio di Giacomo che a lungo ha portato avanti la Sbit nell’ultimo trentennio. «Prevedendo cinque anni fra procedure pianificatorie, edificatorie e per la fase lavori, miriamo a essere pronti per l’inverno 2026/27. Anche a tappe. Il progetto è molto ambizioso e complesso, per poterlo realizzare chiediamo alla parte politica di sostenerci a livello cantonale. Miriamo a creare letti caldi, posti di lavoro, economia di scala e a sviluppare un’area turistica d’interesse per il Grigioni italiano». Investimento previsto, «alcune decine di milioni di franchi. Con una previsione di 200-250 nuovi posti di lavoro». Target? «Le famiglie e a prezzi abbordabili».


Ti-Press
Franco Ghezzi

Rapporti pubblico-privato

I rapporti con Comune di Mesocco e Patriziato, quest’ultimo il principale proprietario dei terreni, «sono buoni e le nostre idee, presentate e confermate nero su bianco nei giorni scorsi, sembrano aver convinto le autorità locali. Ribadisco, siamo fiduciosi». Molto dipenderà però dal Cantone, visto che tutte le costruzioni previste fuori zona edificabile passeranno da Coira, come pure le autorizzazioni per gli scilift. E dalla Confederazione, per le autorizzazioni relative agli impianti a fune. Per contro la famiglia Ghezzi ha deciso di abbandonare la prima parte del progetto che mirava a sostituire completamente gli impianti di risalita e a realizzare anche strutture alberghiere: «Altri investitori al posto nostro potrebbero attivarsi per gli hotel. Quanto alla parte di nostra competenza, nei prossimi mesi valuteremo se sarà possibile farcela con le nostre forze o se sarà necessario coinvolgere altri finanziatori».

Saracinesca abbassata da nove anni

"Un inverno apre gli impianti e cinque li tiene chiusi, ormai fa quello che vuole…". Più volte nell’ultimo decennio si è detto questo della famiglia Ghezzi e del suo fare il bello e cattivo tempo riguardo alla rimessa in funzione della sua stazione sciistica di Confin che nell’arco di tre decenni aveva riposizionato turisticamente San Bernardino nell’offerta alpina. Ma quando infine aveva deciso di tenere abbassate le saracinesche (l’annuncio risale al dicembre 2013, cui era seguito un solo inverno di riapertura, il 2016/17) la località turistica alto mescolcinese era sprofondata in una crisi nera. Un villaggio che aggrappandosi a quello che aveva e poteva promuovere con mezzi comunali e dell’ente turistico (piste per lo sci dei bambini a Pian Cales, sci di fondo, centro sportivo San Remo, ciaspole, percorsi gastronomici, eventi e attrattive estive di vario genere) è riuscito però a sopravvivere grazie anche alla sua dimensione tipicamente familiare. Ora c’è chi vuole nuovamente puntare in alto.

Inverno ed estate

«La pandemia ci ha dato il tempo di riflettere e abbiamo optato per l’opzione che richiederà meno tempo», spiega Franco Ghezzi. Previsto dunque il rinnovo della funivia risalente agli anni 80 col risanamento completo dei tralicci esistenti e delle attuali gondole a sei posti che dal paese (Alpe Fracch) salgono a quota 2’000 e che saranno predisposte anche per il trasporto di mountain bike, oltre che degli sciatori. Il cavo di trazione sarà sostituito come pure la parte tecnologica. Troppo complicato e oneroso, per contro, rifare tutto da zero. I lavori saranno affidati all’azienda austriaca Garaventa, che costruì a suo tempo l’impianto, con l’obiettivo di ottenere le necessarie concessioni federali della durata di 20 o 25 anni. Il tutto sarà completato da un moderno impianto d’innevamento artificiale fino a 2’300 metri di quota per garantire circa 120 giorni di servizio invernale, mentre per la bella stagione si mira a una continuità attorno ai 100/120 giorni.

Gondole da rinnovare e tre nuove seggiovie

Tre le seggiovie nuove a sei posti che porteranno in quota: la prima, dopo il tratto di gondole, condurrà da Confin bass (1’950 metri) fino all’Alp di Confin a 2’300 metri; la seconda da qui fino ai 2’600 metri del Motto dell’Ungherese. Tra queste due seggiovie, nell’avvallamento di Pian Grand, sarà installato un nuovo scilift. La seggiovia vecchia Pan de Zucher sarà poi smantellata, mentre rimarrà in funzione lo scilift del Lares a 2’300 metri. Infine il vecchio scilift del Rotondo, che parte dal Motton a 2’100 metri, sarà a sua volta sostituito da una nuova, terza, seggiovia. Si calcola che a lavori ultimati vi saranno circa 5 km in più di piste. In definitiva la parte centrale dello sci si alzerà un po’ di quota media spostandosi dagli attuali 2’000 a 2’200/2’300 metri. Pure previsti sentieri escursionistici nuovi e un anello per appassionati delle due ruote grasse che dal passo di Confin scenderà fino all’Alpe Fracch: una strada utile anche per accedere con i veicoli tecnici in quota e da dedicare in inverno agli amanti delle discese con le slitte, separandole dalle piste da sci. Il tutto completato da un nuovo ristorante nella parte più alta e dalla ristrutturazione di quello presente a Confin 2’000 metri, oltre all’aggiunta di due ulteriori ristori.

La parte ricettiva

C’è poi la parte immobiliare con 400-500 posti letto in 150-200 appartamenti, fattibili – a mente della famiglia Ghezzi – sfruttando le eccezioni presenti nella Lex Weber che da dieci anni impone un tetto massimo del 20% di residenze secondarie in ciascun Comune elvetico. «Il tutto – specifica Franco Ghezzi – è pensato affinché siano posti letto caldi, non freddi. Letti assolutamente necessari per sostenere finanziariamente, ossia per farla funzionare con un adeguato numero di utenti, almeno mille quotidianamente, tutta la parte infrastrutturale delle piste in inverno ed estate. La Sbit Sa procederà in tal senso con l’iter per un piano di quartiere volendo edificare una soluzione tipo aparthotel in zona Gareida, su un terreno di proprietà di un’altra società» appena sopra l’hotel Albarella. Questo mentre anche sul fronte alberghiero c’è fermento riguardo ai già esistenti hotel Albarella e Ravizza, bisognosi di rilancio, mentre il Suisse è già passato di proprietà alcuni anni fa. A sua volta il Comune promuove l’edificazione di un centro benessere e alberghiero sopra la chiesa rotonda. E nelle vicinanze avanza il progetto privato per nuove residenze. «Politica permettendo, vi sono le premesse per modernizzare l’offerta turistica», conclude Franco Ghezzi: «Se non si modernizza, si finisce per marciare sul posto».