Un successo la presentazione a Mesocco: 400 posti di lavoro in inverno e 250 in estate, gettito fiscale quintuplicato e 40 milioni per gli impianti
Quali concreti vantaggi porterà nell’alta Mesolcina il progetto San Bernardino Swiss Alps promosso dall’omonima Società anonima il cui titolare è l’imprenditore ticinese Stefano Artioli alla testa del gruppo edile e immobiliare Artisa? A questa e ad altre domande ha risposto lui stesso venerdì sera in una gremita sala spettacoli di Mesocco dove sono accorse circa 250 persone. Pochissime le sedie rimaste vuote, a dimostrazione del forte interesse che il progetto – di cui abbiamo esposto i dettagli il giorno stesso – sta suscitando in valle, nella regione e al di fuori dei confini grigionesi. Anche perché è l’unico progetto, da dieci anni a questa parte, ossia da quando si sente chiara e forte l’esigenza di rilanciare turisticamente San Bernardino, ad aver raggiunto una così elevata probabilità di riuscita.
Le cifre esposte da Artioli e dai suoi collaboratori hanno fatto presa non solo sulle autorità locali presenti in sala – già mobilitatesi sia nella regione Moesa sia a Coira in cerca di un sostegno allargato in base alle leggi vigenti – ma anche sulla popolazione. L’applausometro, secondo una valutazione empirica del redattore, ha raggiunto 7 su 10. Ripetuti applausi di sostegno ma senza ovazione, con un Artioli convincente grazie alla verve e alla capacità di andare al sodo senza tanti giri di parole. Invitando a guardare San Bernardino con gli occhi del futuro, ha parlato di «una nuova Zermatt in piccolo. Non abbiamo il Cervino, ma c’è il Piz Uccello».
Ma anche per chi non ha applaudito, o lo ha fatto con sufficienza, il messaggio lanciato dal palco è stato chiaro: «Diteci ciò che vi preoccupa, quali punti suscitano perplessità. Siamo pronti a dialogare per approfondire situazioni magari migliorabili. Contattateci senza esitare, per evitare che nel complesso iter autorizzativo e realizzativo determinati ricorsi finiscano per rallentare una o più parti del vasto progetto», ha esortato il responsabile della comunicazione Niccolò Meroni, notando che dalla sala non stavano giungendo osservazioni o domande critiche.
Le cifre di Artioli, dicevamo: «Fanno parte del mio sogno. Voglio, con il contributo di vari attori, ridare lustro a questa perla incastonata nelle Alpi, facilmente raggiungibile via autostrada da sud e da nord. Già questo fatto pone San Bernardino in netto vantaggio su molte altre località turistiche montane». Al di là delle evidenti ricadute sul settore edilizio, rendere caldi 1’500 posti letto fra appartamenti e hotel di vari standing con tanto di Spa, autorimesse e strutture sportive, e parimenti risanare e potenziare per 40 milioni di franchi gli impianti di risalita di Confin per i quali Artisa ha firmato il diritto di compera del 98% delle azioni della Sbit Sa finora detenute dalla famiglia Ghezzi, mentre il 2% si divide fra Comune e Patriziato, «significa creare circa 400 posti di lavoro in inverno e 250 in estate, fra indeterminati e stagionali. Significa diventare il primo datore di lavoro della valle», ha sottolineato Artioli.
Andando più in profondità, in risposta a una domanda ha specificato che per la gestione di hotel e ristoranti annessi «vorremmo evitare di darli in gestione a delle catene, come ho già fatto altrove, creando semmai un’apposita struttura forte sul posto, che garantisca continuità nel tempo e pochi ricambi. Cercheremo queste persone nella regione. Sono opportunità professionali concrete per la gente della valle, specialmente per i giovani». Guardando poi ai servizi immaginabili per turisti di giornata e per quelli stanziali, «oltre alla farmacia e un minimarket sempre ben rifornito dovrà esserci molto territorio: intendo un macellaio con le prelibatezze della valle, un’enoteca per gli aperitivi, un mercato del sabato nella bella stagione. E via dicendo. Luoghi e occasioni dove ricreare socialità e aggregazione».
Un rilancio – ha aggiunto l’imprenditore – che comporterà benefici su tutto l’edificato di San Bernardino: «Posso stimare, per esperienza, che il valore del parco immobiliare esistente potrebbe venire rivalutato del 30%. Perciò consiglio ai proprietari di non vendere, non ora. Se per vari motivi desiderano alienare delle proprietà, li esorto a tenersele strette. Domani frutteranno di più». Altro capitolo, le ricadute prevedibili sulle casse comunali di Mesocco: se attualmente il gettito fiscale annuo ammonta a circa 2,2 milioni di franchi, «per il futuro lo stimo fra i 10 e i 15 milioni. Questo a vantaggio di chi? Il Comune potrà facilmente ridurre il prelievo fiscale e disporre di maggiori risorse da investire nelle infrastrutture di cui necessitano il paese e la popolazione». Basti pensare alla volontà di recuperare l’ex stazione ferroviaria trasformandola nella nuova sede comunale, come pure gli investimenti necessari alla promozione turistica del castello. Applausi.
«Qui non faccio l’immobiliarista, ma sviluppo un progetto economico che vuole resistere nel tempo», ha aggiunto Artioli: «Un progetto continuativo, da sviluppare in quattro/cinque anni e da consolidare stimolando altri investitori». Artioli ha quindi insistito sulla strategia: «Qui il successo va ricercato unendo capitale pubblico e privato. Popolazione, Comuni, Cantone e Confederazione devono capire che San Bernardino è un ‘prodotto turistico’ nel quale tutti possono essere protagonisti. Se loro ci sono, io ci sono. E se qualcuno vuole restare alla finestra a guardare, me lo dica subito».
Quella degli impianti di risalita è ritenuta «la parte più complicata». Il motivo va visto nell’investimento che ricade per il 90% sulla proprietà, visto che il Cantone Grigioni finanzia solitamente il 10%. I promotori prevedono un investimento di 40 milioni per rinnovare la cabinovia di quattro posti che parte dal paese, allestire un campo scuola attrezzato con tappeti per principianti, realizzare una funivia di otto posti da 2’000 a 2’500 metri, una seggiovia da sei posti da 2’500 a 2’800 metri, altri skilift e seggiovie sparsi, uno snow park con impianto di risalita autonomo e l’unificazione dei comprensori di Confin e Pian Cales, con tanto d’innevamento artificiale anche per i 30 km di piste per lo sci di fondo. Più un ristorante in quota.
Una chicca, l’ha definita Artioli riferendosi alla fonte ricca di ferro, magnesio e zolfo. Il cui stabilimento presente in paese un tempo sfornava bottiglie di minerale per negozi e ristoranti, risultando però perdente in un mercato saturo. Visto che la fonte non è contemplata nel progetto, qualcuno ha chiesto lumi. Risposta: «Stiamo valutando come valorizzarla. Essendo noto il suo potere curativo, magari la venderemo... a peso d’oro creandole un ‘tempio’ dove sorseggiarla e comprarla vivendo un’esperienza emozionale e scoprendo un percorso storico sul villaggio, il Passo e il santo che dà loro il nome».