Il comune mette in pausa il piano che prevede la ristrutturazione di edifici da affittare: ci sono altre priorità. Il progetto di parco regionale dà speranza
Il progetto per il ripopolamento del Comune di Calanca è per il momento congelato, ma a medio/lungo termine le prospettive – anche grazie all’avvio del parco regionale – sono positive secondo il sindaco Anton Theus da noi contattato. Questo Comune, nato 5 anni fa dalla fusione di Arvigo, Braggio, Cauco e Selma, sfiora attualmente i 200 abitanti ed è in crescita di alcune unità rispetto al calo che era stato riscontrato prima della fusione comunale (quando il totale era diminuito in 16 anni di una cinquantina di persone). Come altre realtà periferiche della Svizzera italiana (Airolo ad esempio, vedi articolo accanto), anche qui era stata lanciata un’iniziativa pensata per attirare famiglie ad abitarvi. In particolare l’idea lanciata durante la scorsa legislatura dall’ex sindaco Rodolfo Keller era di ristrutturare alcuni edifici comunali – anche grazie al sostegno di un’apposita fondazione – per affittarli a prezzi accessibili proprio per incentivare l’arrivo di nuove persone. Attualmente però, spiega Theus, il Comune non si può permettere investimenti di questo genere essendo impegnato finanziariamente in alcuni investimenti più urgenti. «I lavori in parte già in corso peseranno sulle finanze del Comune nella misura di alcuni milioni di franchi. Ora è questa la nostra priorità», sottolinea il sindaco. In particolare gli interventi più urgenti riguardano acquedotti, impianto di depurazione e anche il rifacimento dei ripari valangari, per un totale fra 3 e 4 milioni di franchi nel giro di poco tempo. «Perciò nei prossimi anni l’obiettivo sarà impegnarci a evitare l’indebitamento eccessivo», aggiunge Theus, spiegando che proprio per questo non è fattibile al momento investire nel progetto per il ripopolamento.
L’auspicio, aggiunge il sindaco che è pure vicepresidente della neonata associazione Parco Val Valanca, è che il progetto appena avviato porti nuove opportunità, come dei posti di lavoro che possano di conseguenza attirare nuovi abitanti. «È vero, qui non ci sono molti posti di lavoro. Ma abbiamo diversi assi nella manica, tra questi la possibilità di vivere a contatto con la natura, gli affitti bassi ma anche la vicinanza con i centri essendo per esempio a soli 30 minuti di auto da Bellinzona. «Quest’ultimo è un aspetto fondamentale. Diverso è infatti il caso di altre regioni che si stanno spopolando, come la Val Monastero, in cui ho abitato per molto tempo e dove ho seguito la nascita del parco. Nonostante la sua creazione, è la valle con lo spopolamento maggiore di tutta la Svizzera».