La direzione ha respinto la richiesta di ridurre di poco la percentuale lavorativa per salvare circa 25 posti. Settimana prossima le lettere di disdetta
Niente da fare nelle trattative volte a contenere il numero di licenziamenti preannunciati il 6 novembre dalla Imerys di Bodio e Bironico, leader internazionale della produzione di grafite per l’elettronica e da tempo buttatasi anche nel mercato delle batterie per veicoli elettrici. Al termine del periodo di consultazione di 18 giorni, che ha visto coinvolti i rappresentanti dei dipendenti e la direzione della Imerys Graphite & Carbon Switzerland Sa, non è stata accolta dai vertici aziendali la proposta sindacale (Ocst e Unia) e delle due commissioni del personale (produzione e amministrativi) di sacrificare una minima parte della percentuale lavorativa dei 227 dipendenti per salvare i circa 25 posti di lavoro che verrebbero tagliati (il numero esatto sarà comunicato settimana prossima quando partiranno le lettere di disdetta).
Per contro, come già fatto in occasione di precedenti tornate di licenziamenti, la direzione ha elaborato un piano sociale che è stato discusso e accolto dalla Commissione del personale e che incrementa il numero di mensilità a seconda degli anni di servizio. Una valutazione del gruppo sull’eventualità di chiedere alle autorità cantonali il diritto di accedere al lavoro ridotto sarà fatta il prossimo anno. Delusa la parte sindacale. «In effetti – ci dice Claudio Isabella dell’Ocst – speravamo che la direzione entrasse in materia di un lieve sacrificio collettivo che avrebbe permesso di salvare dei posti di lavoro, ma così purtroppo non è stato. Come sindacato, che non ha potuto prendere parte direttamente alla trattativa, ci aspettavamo una maggiore considerazione a salvaguardia dei lavoratori, ma evidentemente questo non rientra nella strategia generale».
Amareggiato Gianluca Bianchi di Unia: «E per vari motivi. Anzitutto perché la consultazione prevista dal contratto di lavoro è stata una farsa, ossia senza alcuna volontà di ascoltare le ragioni del personale che a grande maggioranza, in occasione di una consultazione interna, si è schierato per l’autoriduzione del tempo lavorativo. E infatti a finta consultazione terminata, la direzione ha subito messo sul tavolo il piano sociale. L’aveva già pronto!». Da notare che alla consultazione hanno risposto sei dipendenti su dieci e che l'80% si è dichiarato d'accordo con l'eventualità di una riduzione della percentuale lavorativa. Quanto ai due sindacati, prosegue Bianchi, «abbiamo potuto unicamente fare da consulenti alle due commissioni del personale, che hanno avuto pochissimo spazio di manovra per cercare di ottenere qualcosa da una dirigenza cieca e sorda. Infine c’è l’amarezza per la non reazione del territorio: dalle autorità politiche dell’alto Ticino, visto che la maggior parte dei licenziati è qui domiciliata, mi sarei atteso una reazione decisa. Quanto meno una presa di posizione critica. Un comunicato. Invece niente di niente. Magari, forse, quando si comincerà a parlare di chiusura…».
I nuovi tagli si aggiungono alla ventina del 2023 (sei a inizio anno e 13 in dicembre) e ai quattordici operati nel 2018. Colpiti questa volta soprattutto i cosiddetti ‘colletti bianchi’, ossia i settori dell'amministrazione e della progettazione attivi in entrambi i siti della bassa Leventina e dell'alto Vedeggio. La situazione è il riverbero delle difficoltà in cui versa il mercato mondiale dell'auto elettrica, che non è decollato come si pensava. Tanto che in due soli anni il fatturato di Imerys in Ticino si è dimezzato passando dai 119 milioni del 2022, ai 93 del 2023, ai 61 previsti entro fine 2024.