Durante il 2024 gli esercenti hanno registrato un aumento dei costi e un calo della clientela. C’è chi ha chiuso e chi non molla e anzi amplia l’attività
C’è chi chiude, chi cerca di vendere e chi invece raddoppia. La realtà degli esercizi pubblici bellinzonesi è vasta e complessa e l’anno che si sta per concludere è stato particolarmente difficile, ma non ha comunque frenato tutti gli entusiasmi. Nel periodo estivo Bellinzona ha perso due storici locali: il bar Castello, da tempo divenuto Castle Rock, chiuso dopo 30 anni di attività; e il ristorante Penalty di Daro chiuso dopo un quarto di secolo per il pensionamento dei titolari. Recentemente ha abbassato le serrande anche il Bianconiglio di via Codeborgo. Un altro esercizio pubblico del centro storico è in vendita per motivi personali del gerente che non intende fornire i dettagli.
Secondo Luca Merlo, presidente di GastroBellinzona e Alto Ticino, le difficoltà che attraversano alcuni locali rispecchiano, salvo eccezioni, un trend cantonale registrato quest’anno. «Ora si dovrebbe entrare nell’alta stagione grazie alle proposte di selvaggina e alle cene aziendali. Ma rispetto allo stesso periodo degli anni passati si denota un calo evidente». Inoltre, «dobbiamo fare i conti con importanti aumenti di costi, dalla merce all’elettricità fino ai salari. Solo due anni fa non eravamo a questi livelli, che preoccupano l’intera categoria. D’altronde anche il cliente ha le sue, di spese. E il diminuito potere d’acquisto sta incidendo sulla possibilità concreta di recarsi al bar o al ristorante. Se deve risparmiare, queste sono le prime cose a cui rinuncia». Come il gatto che si morde la coda, «di fronte a un netto calo del fatturato ci vediamo costretti ad aumentare a nostra volta i prezzi delle consumazioni. Ciò che può indurre la clientela a recarsi meno spesso al ristorante. Se si riesce a raggiungere il fatturato registrato l’anno prima nel medesimo mese è già un bel risultato».
Un quadro a tinte chiaroscure che trova in parte d’accordo Marco De Giovanetti, titolare da 37 anni del Tea Room Degio in via Camminata a Bellinzona. «Sono d’accordo, quest’anno è complicato, ma forse lo è di più per i ristoranti e i bar da aperitivo. Per contro le caffetterie non sono così toccate dal calo di clientela». Probabilmente chi deve tirare la cinghia rinuncia piuttosto a una cena, che ha un costo maggiore, rispetto a un caffè. Nonostante le difficoltà del settore, da ‘Degio’ l’entusiasmo è alto: «Noi tentiamo il raddoppio, è nel momento di crisi che bisogna mettersi in gioco». Il titolare intende infatti espandere l’attività anche al piano superiore dello stabile di sua proprietà. Ne ricaverà uno spazio raddoppiato da suddividere in due: una parte adibita a laboratorio di pasticceria, l’altra con nuovi tavoli e posti a sedere per la caffetteria e a disposizione per eventi, compleanni e matrimoni. «Mi capita di ricevere richieste di rinfreschi per matrimoni celebrati a Palazzo civico, qui accanto, ma purtroppo attualmente non ho spazio a sufficienza per accogliere grandi gruppi». Una lacuna che verrà quindi presto colmata, entro fine 2025.
E visto che è bello pensare in grande, tra i sogni nel cassetto il proprietario vorrebbe posare altri tavoli all’esterno affacciandosi anche su piazzetta ex Mercato una volta che questa sarà rinnovata e resa parzialmente pedonale. Ma questa è musica del futuro, a breve termine c’è un’altra novità che ci viene annunciata: l’annessa panetteria da lunedì prossimo cambierà gestione e verrà presa in mano dalla ‘Bottega del fornaio’, società di Mendrisio fondata da Giovanni Piffaretti, detto Mastropiff, che l’anno scorso ha peraltro vinto la ‘Corona del fornaio’, prestigioso premio svizzero del settore della panetteria e pasticceria. Il team, celebre per i panettoni, vuole stupire la clientela bellinzonese con produzioni particolari che però non vuole ancora svelare, ma ci anticipa una chicca: l’intenzione di rivisitare il ‘Bissolo’, lo storico biscotto di Bellinzona a forma di biscione.
Gli affari sembrano andare piuttosto bene nella Piazza Grande di Giubiasco. Luogo che negli ultimi anni ha guadagnato terreno, anche grazie al parco giochi, attirando sempre più clientela soprattutto negli esercizi pubblici. Per molti il cuore pulsante del Bellinzonese, il luogo ‘in’ dove recarsi per l’aperitivo o per una serata fra amici, è indubbiamente diventato quella piazza, ritenuta più interessante rispetto al centro storico di Bellinzona, alle prese con l’annosa nomea di città di funzionari che si svuota al calar del sole.
Presente a Bellinzona con due gelaterie, il prossimo febbraio la ‘Gelateria Veneta’ aprirà una succursale anche a Giubiasco, proprio in Piazza Grande, lato parco giochi all’altezza del posteggio su cui si affacciano anche Pizzarella e Ritroveria Tredici, esercizio pubblico molto ben frequentato. «Proporremo gelati, torte gelato o semifredde. Potremo avere anche crêpe», spiega Salvatore Ciuonzo, proprietario della gelateria artigianale assieme alla moglie, che si occupa della produzione, mentre lui piuttosto della vendita dando una mano all’occorrenza nel laboratorio. Chiediamo cosa l’abbia spinto ad aprire una sede anche a Giubiasco: «Abbiamo tanti clienti che arrivano da lì o da più a sud ancora, quindi per loro il nuovo punto vendita sarà meglio raggiungibile. Poi sicuramente perché Piazza Grande è molto viva, ci sono diversi eventi ed è sempre molto frequentata. Da lì passa SlowUp, ci sono vari mercatini, viene organizzato il villaggio dei Mondiali e degli Europei di calcio. È una piazza più viva rispetto a quelle di Bellinzona». Anche la nuova sede di Giubiasco, come le due di Bellinzona, sarà munita di laboratorio: «Ogni gelateria ha il proprio per evitare di danneggiare il prodotto in fase di trasporto».
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Il tea room Mima di Camorino è diventato un ritrovo intergenerazionale
‘Colmare il bisogno di socialità’
Rimanendo nei quartieri periferici troviamo un altro esercizio pubblico che non lascia e anzi raddoppia. Situato nel centro storico di Camorino, il ‘Mima Tea Room & More’ lunedì 18 novembre aprirà una nuova succursale a Monte Carasso negli spazi lasciati liberi dal negozio di prodotti locali Quintorno chiuso un anno fa dopo 14 di attività. «Abbiamo deciso di offrire quanto già proponiamo nel locale che gestisco da cinque anni e mezzo a Camorino, dove siamo riusciti a colmare una lacuna diventando un apprezzato luogo d’incontro anche intergenerazionale», ci spiega la titolare Karima Pongelli. «Aspetto importante, quest’ultimo, in un periodo storico nel quale il bisogno di socialità gioca un ruolo contro la tendenza al crescente individualismo». Peraltro negli ex spazi di Quintorno una ventina di anni fa già si producevano pane e dolci: «Intendiamo rimettere in attività il laboratorio presente all’interno, sfruttando appieno le sue grandi potenzialità».