Bellinzona, primo bilancio e obiettivi del nuovo comandante: ‘Ci vogliono agenti ben visibili sul territorio. Donne in divisa brave, determinate ma poche’
«La Polizia comunale svolge adeguatamente il suo compito quando è presente sul territorio a stretto contatto con la popolazione, con la quale deve poter avere contatti frequenti in ottica preventiva». «Sarebbe un errore eliminare le Polizie comunali: nell’ambito delle valutazioni in corso sulla proposta politica d’istituire un Corpo unico sotto il cappello della Cantonale, ritengo necessario mantenere le peculiarità locali aggiungendo alcune deleghe per migliorare la nostra efficacia, sempre in un contesto di collaborazione fra i due livelli». E ancora: «Bellinzona è una città abbastanza tranquilla e sicura, ma ha un territorio vasto e per una corretta operatività, pensando anche ai quattro Comuni non aggregati, un piccolo potenziamento dell’organico potrebbe essere auspicabile».
Parla Fabrizio Martinella, dal 1° aprile nuovo comandante della Polizia della capitale ticinese, di cui era sin dall’aggregazione il vicecomandante. Classe 1969, sposato e padre di due figli di cui va «orgogliosissimo», cresciuto a Giubiasco e domiciliato a Camorino, ‘figlio d’arte’ avendo avuto un papà a sua volta poliziotto. Ha un bel passo muovendosi rapido nei corridoi della centrale ed emerge subito il suo lato pragmatico e schietto maturato in gioventù: gli scout col motto ‘Sempre pronto’, la formazione di meccanico di automobili che deve affondare le mani nel cuore del problema per poterlo risolvere, la ferma convinzione che una società migliore passi anche attraverso una Polizia comunale vicina alla gente e che sa ascoltarla. Parte l’intervista e dopo un minuto si sfila la giacca: «Fa calt!».
Con quale spirito ha assunto la guida del Corpo?
Rimasto senza lavoro a causa di una riorganizzazione interna, decisi di ascoltare mio padre che mi suggerì di provare con la Scuola di polizia. Era il 1994, sono passati 30 anni, e da allora la Polcom è il mio pane quotidiano. Credo molto nella sua missione e mi sono occupato di vari ambiti, dapprima a Giubiasco e poi qui in centrale quando vi è stata l’aggregazione. Dall’educazione stradale all’apparato amministrativo fino all’operatività e al gruppo di lavoro per l’unificazione delle due Polizie comunali. Un Corpo, quello di Bellinzona, nel quale lo spirito di gruppo è molto forte. C’è un bel clima interno e professionalità, ciò che rende tutto più facile. Certo, ho riflettuto a lungo sull’opportunità di partecipare al concorso. Ne ho parlato in famiglia. E mi son detto che nella vita ho imparato a essere sempre pronto. Perciò, anche nel nuovo ruolo di comandante mi piacerebbe poter gestire il Corpo in base a questo motto. Sono motivato.
Quali obiettivi si propone di raggiungere a breve e medio termine?
Siamo una settantina, di cui 37 agenti attivi nel servizio esterno 24H, più quattro impiegati nel Servizio antidroga con sede a Giubiasco. Tre le donne poliziotto, più una attiva come assistente nel centro storico. Attualmente il Municipio sta discutendo con i quattro Comuni non aggregati il rinnovo della convenzione relativa alla prestazione di polizia: dai contatti con i rispettivi capidicastero emerge soddisfazione per il lavoro svolto. Sul medio termine immagino dunque continuità e un approfondimento in merito sarà svolto presto dal nostro Stato maggiore. Se guardo invece all’immediato, mi piacerebbe tenere alta l’attenzione su alcuni punti che ritengo prioritari. Parlo di identità della Polcom: presenza, visibilità, contatto con la gente.
E come si fa a rendere la polizia visibile?
Con un lavoro mirato, costruito su misura dei quartieri. Non basta far vedere che l’auto di pattuglia circola sulle strade. Bisogna fermarsi, parlare con le persone del luogo, chiedere, interessarsi, instaurare un rapporto, meritarsi la fiducia della gente. È ciò che ai colleghi chiedo di fare.
Centro città e quartieri: ci sono fenomeni che li accomunano, pensando alla vostra interventistica? Ce n’è uno emergente che vi crea grattacapi?
In linea molto generale vi sono problemi di vicinato, disturbo della quiete pubblica, violenza domestica e spaccio di stupefacenti. Sovente vi sono anche traffico parassitario e velocità eccessiva. Cui si aggiungono microproblemi come la siepe che sporge troppo, il parcheggio che consente soste troppo limitate, i giovani che si radunano infastidendo qualcuno. Pur nel rispetto delle singole sensibilità, l’entità di queste problematiche mi fa dire che stiamo bene. E in effetti no, non ci sono fenomeni emergenti. Più che altro situazioni di ‘normale amministrazione’ che richiedono comunque un approccio adeguato, mi riferisco in particolare alle lamentele per rumori e schiamazzi.
Anno dopo anno, è quasi sempre emersa l’esigenza di potenziare il Corpo. La politica stessa ne è cosciente. Solleciterà il Municipio su questo tema?
Anzitutto è prioritario riuscire a sostituire i partenti, ciò che non è affatto facile perché gli agenti liberi a disposizione sul mercato scarseggiano. Inoltre l’ideale sarebbe poter iscrivere due agenti a ogni nuovo corso di scuola di polizia. Non nascondo che l’assunzione di un paio di agenti in più permetterebbe di organizzarci meglio.
Prima ha accennato alle donne in divisa. Ce ne vorrebbero di più? Come vanno le cose?
Benissimo! Abbiamo in organico ottimi profili femminili e le nostre porte sono sempre aperte. Peccato che se ne candidino poche. Sono forse più sensibili dei colleghi maschi? Di base sì, ma a scuola imparano ad agire con determinazione in ogni situazione. Nell’attribuire le mansioni alle pattuglie non faccio distinzioni fra uomini e donne.
Con una certa frequenza in Ticino si sente parlare di poliziotti sospesi, indagati, condannati. È opportuno dare una seconda chance ai colleghi che sbagliano? Così facendo non si corre il rischio di alimentare sfiducia fra la popolazione?
Bisogna soppesare il rigore e il fattore umano. Da una parte certi errori o leggerezze sono inammissibili per un agente, soprattutto se commessi intenzionalmente; dall’altra si può pensare che in determinate circostanze è immaginabile concedere una seconda possibilità, soppesando però tutte le possibili conseguenze del caso. E tenendo sempre ben presente che la polizia dev’essere d’esempio.
La situazione logistica, con la centrale operativa nel cuore cittadino, soddisfa? State stretti? Perché mantenere ancora aperto lo sportello di Giubiasco?
Come detto, la sede di Giubiasco ospita il Servizio antidroga, ma fa anche da appoggio per le pattuglie esterne impiegate nel comparto sud; inoltre il suo sportello è aperto due mezze giornate alla settimana. Quanto alla centrale operativa, quando il piano occupato dall’Azienda multiservizi sarà liberato, come sembra essere il caso ma senza una tempistica definita, beneficeremo di più superficie.
Città e Polcom hanno rinnovato l’appello a una maggiore prudenza nell’attraversare il centro storico con e-bike e monopattini elettrici. Certi discorsi faticano a far presa?
L’educazione stradale inizia a scuola e non si deve abbassare la guardia. Pensiamo anche all’abuso dei cellulari al volante o alla corretta segnalazione nelle rotonde. Molto si è fatto e molto resta ancora da fare.
Come sono i rapporti con gli operatori di prossimità? Quali situazioni vi capita di gestire insieme?
La collaborazione è ottima e ogni giorno ci confrontiamo con loro sulla casistica. Il primo approccio è nostro: gli agenti che intervengono sul posto, magari su richiesta di qualche vicino preoccupato, segnalano la situazione problematica o degradata e gli operatori approntano l’intervento che ritengono più adeguato per una presa a carico. Le situazioni, come si è visto, non mancano. Anche in questo caso, ribadisco, la nostra visibilità gioca un ruolo talvolta decisivo.
Favorevole o contrario all’iniziativa Ghisletta, ferma in Gran Consiglio dal 2020, per l’istituzione in Ticino di una polizia unica sotto l’egida della Polcantonale? Quali punti positivi e negativi intravede?
A Giubiasco per 15 anni vi è stato un posto di polizia misto gestito da un ufficiale della Polcantonale. Oltre alle mansioni di polizia di prossimità, avevamo la delega per gestire i casi di livello superiore. L’esperimento è poi terminato e personalmente ritengo che si fosse un po’ perso il vero senso di fare Polizia comunale. Con la nascita della nuova Bellinzona ritengo invece che la Polcom debba poter assumere qualche compito in più oggi attribuito alla Polcantonale. Un esempio su tutti è quello del privato che subisce un danneggiamento alla sua proprietà: noi arriviamo sul posto, ma se intende sporgere denuncia siamo tenuti a indirizzarlo verso la Polcantonale. Una migliore e più razionale suddivisione delle competenze sarebbe auspicabile e attendiamo in tal senso il rapporto del gruppo di lavoro, che farebbe da base alle valutazioni parlamentari. Se si andasse in questa direzione, come auspico, bisognerebbe anche reimpostare la formazione dei nostri agenti. E assumere personale in più, sia sul terreno sia in ufficio.
Fra alcuni mesi entrerà in esercizio il semisvincolo autostradale. Cosa succederà? Siete pronti?
Bella domanda! Lo scopriremo vivendo, ma in realtà siamo anche pronti. Molte opere fiancheggiatrici sono state già realizzate con anni di anticipo, altre sono in fase di ultimazione. Vedremo al momento come effettivamente il traffico di penetrazione si sposterà da Camorino e Giubiasco su altre arterie e incroci.
Infine il complesso e variegato mondo dei giovani. Da padre di famiglia e neocomandante, cosa vede e che opinione ha?
Quello che vedo è che sono iperconnessi, che rispetto al passato si muovono molto di più e che il divertimento va ben oltre l’una di notte. In questo contesto di ‘allontanamento’ precoce dalla sfera familiare, credo che il mondo degli adulti debba avere più riguardo dei giovani. Finirò per ripetermi, ma anche in questo ambito a fare la differenza sono il contatto, la vicinanza, la presenza, il parlarsi e il capirsi. È importante intercettare le loro esigenze, evitando di partire dall’idea che non capiscono niente.
Da interviste e sondaggi emerge che mancano spazi semplicemente per trovarsi e trascorrere ore spensierate. Rabadan a parte, Bellinzona non sembra essere una città per giovani, concorda?
Un problema eterno e temo irrisolvibile, se non vi sarà un confronto intergenerazionale impostato sul dialogo e sulla comprensione reciproca.