Eletto a Berna, il vicesindaco di Bellinzona ha deciso di non ricandidarsi alle elezioni comunali 2024. Capitolo chiuso? ‘Non è detto che sia un addio’
Dal prossimo aprile le strade del Municipio di Bellinzona e di Simone Gianini si divideranno. Il vicesindaco liberale-radicale ha infatti deciso, dopo 12 anni nell’Esecutivo, di non ricandidarsi alle comunali 2024. Eletto il 22 ottobre in Consiglio nazionale, intervistato il giorno dopo dalla ‘Regione’ non aveva nascosto che la «riflessione attenta e onesta» subito avviata sul nuovo incarico che lo attende, sommato a quello professionale nello studio legale e agli impegni famigliari, avrebbe potuto implicare una rinuncia politica sul piano locale. In carica dal 2012, Simone Gianini per tre legislature ha diretto il Dicastero territorio e mobilità, assumendo nel contempo la presidenza della Commissione regionale dei trasporti.
Rieletto nel 2017 dopo la nascita del Comune aggregato, nel 2021 ha assunto la carica di vicesindaco dopo la riconferma al ballottaggio di Mario Branda a quella di sindaco. Adesso una nuova sfida politica, con destinazione Palazzo federale. «Come avevo rassicurato durante la campagna elettorale – premette – porterò a termine la corrente legislatura. Ci sono ancora diversi temi da spingere e ho pieno rispetto degli elettori di Bellinzona che tre anni fa mi avevano rieletto in Municipio, così come il mese scorso mi hanno sostenuto in modo determinante per l’elezione a Berna». Dopo il 22 ottobre «ho avviato un’attenta e onesta riflessione. Malgrado il cuore, la riconoscenza e il piacere di quello che ho fatto negli ultimi 12 anni mi spingessero a considerare di ricandidarmi, le tre giornate passate settimana scorsa a Berna per l’introduzione ai lavori parlamentari hanno mostrato che non è immaginabile lavorare con efficacia e a pieno regime nei due ambiti.
L’impegno in Consiglio nazionale si traduce infatti in un centinaio di giorni all’anno nella capitale federale, ciò che materialmente impedisce di svolgere il ruolo di municipale di Bellinzona nel modo in cui l’ho affrontato, richiedendo una presenza fisica continua e per buona parte della settimana». Consultatosi con famiglia, colleghi di lavoro e partito, «ho dunque comunicato alla commissione cerca del Plr di non essere a disposizione per una ricandidatura il prossimo aprile, trovando comprensione e anche riconoscenza per l’ottimo risultato della sezione alle recenti elezioni federali, ciò che fa ben sperare sulla motivazione del nostro elettorato per la riconferma dei tre posti nell’Esecutivo cittadino, passando da una lista con i due uscenti e altri nomi forti».
Bellinzona ha cambiato gradualmente volto togliendosi di dosso la vecchia immagine di capitale del funzionariato. Quale bilancio trae dalla sua attività?
«Posso dirmi senz’altro soddisfatto. Non tanto, o solo, del mio lavoro, ma di quello collettivo essendo un lavoro collegiale quello del Municipio, della Commissione trasporti e dell’amministrazione in genere. Siamo ad esempio riusciti a implementare buona parte delle opere dei Programmi d’agglomerato di seconda e terza generazione. Il trasporto pubblico ha raddoppiato il servizio e l’utenza. La rete ciclabile ha visto realizzate diverse opere, con altre all’orizzonte, e verso fine 2024 sarà terminato il semisvincolo. La sfida aggregativa, oltre che sul piano politico e amministrativo, ha richiesto uno sforzo particolare anche nella pianificazione territoriale riuscendo, primi in Ticino, ad adottare il Programma d’azione comunale, ora in fase d’implementazione. Il nuovo quartiere officine, con la sua pianificazione avviata, accanto alla realizzazione del polo biomedico nel frattempo consolidato, porterà poi altro valore aggiunto. Per riassumere, Bellinzona ha oggi solide basi e visioni per il futuro».
Non tutto però è sempre andato liscio. Referendum e ricorsi abbastanza frequenti testimoniano anche il malcontento di una parte della cittadinanza.
«In uno Stato di diritto le obiezioni sono legittime e vanno ascoltate e trattate dalle istanze preposte. Certo, tuttavia, che per chi lavora in un organo esecutivo con l’intento di vedere realizzati progetti importanti in un lasso di tempo accettabile, ogni tanto è un po’ frustrante doversi confrontare con ricorsi che mirano a rimettere in discussione lunghe procedure democratiche o, non di rado, unicamente con scopo dilatorio. Per contro, ci sono anche state diverse realizzazioni senza ostacoli. Il nodo intermodale alla stazione di Bellinzona ne è forse l’esempio principe».
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A Palazzo civico
Nulla si è però mosso per il previsto attraversamento ferroviario del Piano di Magadino pensato per sgravare l’agglomerato dal traffico merci. Berna lo ha rinviato alle calende greche e anche il collegamento veloce A2-A13 ha tempi biblici.
«In certi ambiti la voce comunale ha purtroppo un’efficacia ridotta. Senza ovviamente avere la bacchetta magica, né pretendere di saltare il necessario periodo di avviamento nel Parlamento federale, saranno temi di cui intendo occuparmi in modo che la nostra regione – ma direi l’intero cantone visto che AlpTransit andrà finalmente completato anche a sud di Lugano e nel Gambarogno – potrà contare su una voce in più. Idem per l’impatto fonico di ferrovia e autostrada: le attuali leggi federali prevedono un obbligo di realizzare e sovvenzionare ripari fonici solo nelle zone abitate, ma non invece a protezione di aree di svago, com’è il caso della nostra golena. A mio avviso questo andrebbe rivisto, ciò per cui sarà utile essere a Berna».
Capitolo Bellinzona dunque chiuso?
«Non sarà un abbandono visto che resterò a disposizione sia per aiutare e organizzare una transizione efficace a chi mi succederà; sia dell’Esecutivo, se lo riterrà, per continuare quelle attività che non richiedono la carica di municipale, come ad esempio la Commissione regionale dei trasporti. Nemmeno è per forza detto che sia un addio: l’esperienza a Berna rappresenterà un’ulteriore occasione di crescita personale. Per il futuro, dunque, nulla è escluso».