Di nuovo alla sbarra l'uomo accusato di coazione sessuale e violenza. In dicembre il giudice Ermani aveva giudicato inadeguata la proposta della pp Tuoni
Lo scorso dicembre il giudice Mauro Ermani aveva respinto l'atto d'accusa, rimandando l'incarto al Ministero pubblico per una nuova valutazione. Questo dopo aver giudicato troppo blanda la proposta di pena (36 mesi di carcere, di cui sei da espiare e rimanenti sospesi con la condizionale) concordata tra le parti rappresentate dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni e dall'avvocato difensore Marco Masoni. Il caso è tornato in aula questa mattina davanti alla Corte delle assise criminali, questa volta presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. Contrariamente a quello che ci si poteva aspettare dopo la fermezza con cui Ermani non aveva omologato l'atto d'accusa, non è invece cambiata la proposta formulata dalla pp, che anche oggi – in occasione di un processo svoltosi con procedura ordinaria e non abbreviata come in dicembre – ha infatti chiesto la stessa pena giudicata decisamente inadeguata cinque mesi fa. “La pena contenuta nei tre anni non è accettabile, tanto meno parzialmente sospesa, tenendo anche conto di una prognosi non certo favorevole, anzi direi piuttosto negativa, con un rischio di recidiva tutt’altro che trascurabile”, aveva chiosato il giudice. E ancora: “La sua assunzione di colpa è parsa più formale; perché d’altronde in carcere si soffre, si ha anche la capacità di essere più lucidi, ma l’empatia è un’altra cosa”. Si vedrà nel corso del pomeriggio, in occasione della sentenza, quale sarà la valutazione della Corte presieduta dal giudice Pagnamenta.
Tornato questa mattina sul banco degli imputati, l'uomo sulla quarantina è accusato di reati contro l’integrità fisica e della sfera sessuale. Tra agosto 2021 e giugno 2022 ha ripetutamente perso il controllo, minacciando e usando la forza nei confronti della propria compagna: le ha dato schiaffi, più volte al termine di furiosi litigi l’ha rinchiusa in camera da letto nonostante lei piangesse e pregasse di poter uscire, fino all’episodio più grave: costringerla con la violenza a consumare un rapporto sessuale nonostante il suo chiaro rifiuto. Ripetuta coazione sessuale, ripetuta coazione, sequestro di persona, lesioni semplici e vie di fatto sono i reati di cui deve rispondere. Reo confesso, in aula l'uomo ha nuovamente ammesso le sue colpe e riconosciuto interamente l’atto d’accusa. La perizia a cui è stato sottoposto ha ravvisato una personalità paranoica, con anche disturbi psichici e comportamentali dovuti al consumo di alcol, con un rischio di recidiva medio alto. «Sto lavorando per risolvere tutti i punti negativi della mia personalità», ha detto l’uomo al giudice, d’accordo a proseguire il percorso terapeutico iniziato in carcere.
La procuratrice pubblica ha spiegato di reputare adeguata la pena riproposta oggi per la collaborazione mostrata dall'imputato (secondo Tuoni ha ammesso e riferito di episodi che non erano emersi in sede d'inchiesta, senza provare a colpevolizzazione la vittima), per il fatto che è incensurato e per aver mostrato di aver capito la gravità delle sue azioni collegate a un atteggiamento aggressivo assunto a partire dal divorzio, avvenuto prima dei fatti per cui è finito in carcere nel maggio del 2022. Se la Corte accoglierà la proposta di pena, l'imputato potrà subito uscire di prigione.
L'avvocato difensore Marco Masoni si è associato alla richiesta formulata dalla pubblica accusa, sottolineando – senza voler sminuire le gravi responsabilità del suo assistito – come a distanza di circa un anno dai fatti abbia avuto modo di elaborare quanto successo, facendo ammenda del suo odioso comportamento e intensificando il suo percorso psicologico che intende proseguire anche una volta tornato in libertà.
Legale della donna costituitasi accusatrice privata, l’avvocata Demetra Giovanettina ha chiesto un risarcimento di 13mila franchi.