Bellinzonese

Violenza e coazione sessuale: due anni in meno da espiare

Decisamente meno severo il giudizio della Corte di appello sul conto dell'uomo reo di aver usato la forza nei confronti della compagna

La sede della Corte di appello e di revisione penale
(Ti-Press)
17 ottobre 2023
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Dopo la sentenza di primo grado pronunciata a fine maggio, era tornato in aula a inizio ottobre ritenendo di aver scontato abbastanza. Colpevole dei reati di ripetuta coazione sessuale, coazione, lesioni semplici e vie di fatto per avere ripetutamente usato la forza nei confronti della compagna fino a costringerla con violenza a un rapporto sessuale nonostante il suo chiaro rifiuto, l'uomo non contestava i fatti ma chiedeva una condanna meno severa rispetto a quella inflittagli dalla Corte delle Assise criminali, ovvero tre anni e sei mesi di carcere interamente da scontare. Ciò che la Corte di appello e di revisione penale (Carp) gli ha concesso, riducendo la pena a tre anni, di cui 18 mesi da espiare e i rimanenti sospesi con la condizionale per un periodo di cinque anni. Tenendo conto che l'imputato si trova dietro le sbarre da circa 16 mesi (dal 22 giugno 2022), tornerà dunque in libertà tra un paio di mesi, e non tra circa due anni come prevedeva la prima decisione. Una bella differenza, anche se una volta uscito di prigione penderà su di lui la spada di Damocle della condizionale. Oltre a quella detentiva, la Carp ha inflitto all'uomo anche una pena pecuniaria (180 aliquote giornaliere da 30 franchi), pure sospesa con la condizionale.

Riconosciuto il sincero pentimento

Presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will, la Corte ha in particolare riconosciuto il sincero pentimento dell'imputato. Elemento che insieme alla sua collaborazione in sede d'inchiesta ha portato alla mitigazione della pena, la cui entità si avvicina a quanto chiesto dall'avvocato difensore Marco Masoni, battutosi per una pena detentiva di 36 mesi, di cui 20 sospesi con la condizionale. “Non posso cambiare le cose e mi vergogno per quello che ho fatto”, aveva detto in aula l'uomo, dettosi volenteroso a proseguire anche fuori dal carcere il percorso terapeutico per far fronte a una personalità paranoica, con disturbi comportamentali dovuti al consumo di alcol, spesso sfociata in comportamenti aggressivi. “Non solo mi hanno portato a capire i miei errori – aveva detto l'imputato riferendosi alle sedute con lo psicologo cominciate in prigione – ma anche come gestirli e affrontarli. Continuerò a seguire questo percorso anche dopo la scarcerazione, indipendentemente da quando avverrà, perché ritengo di averne ancora bisogno. Mi sto impegnando perché voglio che simili episodi non succedano più”. Tra le motivazioni per uscire di prigione anche la volontà di tornare ad aiutare il padre nell'attività lavorativa. L'incensuratezza è un altro elemento che la difesa chiedeva alla Corte di considerare.

L'avvocato Masoni aveva inoltre riferito che, nel limite delle sue capacità finanziarie, l'uomo si sta impegnando per adempiere al risarcimento di 13mila franchi all'ex compagna. Ricordiamo che lo scorso maggio, in occasione del processo in prima istanza, la Corte delle Assise criminali aveva aumentato la pena sul conto dell'imputato, ritenendo troppo blanda la proposta (36 mesi di cui solo 6 da espiare e i rimanenti sospesi con la condizionale) concordata tra difesa e accusa (rappresentata dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni). Di qui il ricorso alla Carp da parte della difesa.

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