La Fondazione Valle Morobbia ha assunto Sabrina Bornatico per stimolare e coordinare progetti e iniziative della zona collinare del Comune di Bellinzona
Riprende vigore la valorizzazione della Sponda Sinistra del territorio della Città di Bellinzona. Mercoledì 1° febbraio è infatti entrata in carica Sabrina Bornatico, nuova figura professionale che farà da stimolatrice e coordinatrice dell’offerta naturalistica, culturale e di svago della Valle Morobbia e delle zone limitrofe collinari di Camorino, Giubiasco, Ravecchia e Daro-Artore. Ne dà notizia la Fondazione Valle Marobbia (Fvm), che nel 2019 ha ricevuto il compito dal Comune di Bellinzona concernente la coordinazione e la gestione di progetti e iniziative sul territorio, divenendo di fatto l’organismo che fa da collante tra la Città e la ventina di enti e associazioni presenti nella porzione di terreno che si affaccia sull’agglomerato urbano bellinzonese. La Città contribuisce finanziariamente per il mandato della figura professionale assunta dalla Fvm. "Dopo un’attenta analisi, di oltre una cinquantina di candidati, Sabrina Bornatico è risultata la miglior candidata" nell’ambito del bando di concorso pubblicato lo scorso dicembre, scrive la Fondazione in un comunicato stampa. "La signora Bornatico ha maturato diverse esperienze professionali sia nel settore privato che in quello pubblico, acquisendo conoscenze in ambito redazionale e amministrativo nonché nella gestione di progetti multidisciplinari volti alla sostenibilità e in particolare alla conservazione e valorizzazione del territorio e delle sue risorse. Prossimamente verranno gradualmente coinvolti gli attori presenti sul territorio per attuare quanto voluto dalla Città di Bellinzona conferendo il mandato alla Fondazione Valle Morobbia".
«L’assunzione di una professionista porta a un altro livello il mandato della Fondazione – commenta da noi contattato il presidente della Fmv, Paolo Oppizzi –. Farà sì che il piano di valorizzazione diventi operativo, andando a seguire e coordinare i progetti che si vorranno privilegiare». Il piano a cui si riferisce il presidente – una sorta di masterplan elaborato nel 2019 da una società di consulenza su mandato dalla Città e con il coinvolgimento attivo della Fvm e degli altri enti e associazioni – ha definito tre filoni principali per un totale di 13 iniziative variegate (seppur senza prediligere un unico progetto faro di grande richiamo) attualmente distribuite sul comprensorio. Innanzitutto i percorsi escursionistici (di diverse difficoltà) percorribili in maniera circolare e collegati a capanne, rifugi e alpeggi, ma anche a luoghi dal forte valore storico e culturale. Si pensi ad esempio all’insediamento medievale di Prada, il cui recupero e la cui valorizzazione sono portati avanti dall’omonima Fondazione. Ma anche ai Fortini della fame sopra Camorino (promossi dalla relativa Associazione) e il sentiero didattico la Via dell’Acqua. Il secondo filone riguarda le attività sportive che si possono praticare in zona e gli eventi a esse legate, come ad esempio la già consolidata gara ciclistica Giubiasco-Carena o la più recente Morobbia Trial e i percorsi per mountain bike progettati dalla Città con l’Otr e la Fvm (uno già inaugurato che segue l’itinerario della gara e un secondo ancora da realizzare nella parte alta della Valle Morobbia). Un ultimo fil rouge si concentra sugli aspetti naturalistici e agricoli del comprensorio. In tal senso si parla dell’estensione delle selve castanili oppure dello sviluppo dell’attività agricola e ricettiva dell’Alpe Giumello. L’orizzonte temporale di sviluppo dei tre assi strategici ha una portata di medio-lungo termine. Lo stesso varrà per la creazione dell’indotto economico.
«C’è molta carne al fuoco e sarà dunque fondamentale condividere le idee con i vari enti e associazioni che già operano sul posto – dice Oppizzi –. Come Fondazione Valle Morobbia abbiamo in sospeso alcuni progetti specifici che vorremmo migliorare, come ad esempio l’ottimizzazione delle visite alle miniere e al maglio di Carena lungo la Via del Ferro», percorso tematico transfrontaliero tra Val Morobbia e Val Cavargna realizzato decenni or sono dall’allora ente di diritto cantonale Regione Valle Morobbia, sostituta nel 2012 dalla Fondazione costituita per volontà di un gruppo di promotori e degli ex Comuni di Sant’Antonio e Pianezzo. Oltre ad annunciate operazioni di marketing, nell’ottica dell’obiettivo di aumentare il flusso di visitatori della sponda sinistra c’è l’idea di sviluppare un concetto di accoglienza turistica, coinvolgendo ad esempio le capanne Cremorasco (di proprietà del Patriziato di Camorino) e Gesero (Utoe). In questo discorso potrebbero inserirsi anche le due casermette Giumello e Tappa – ex accantonamenti militari costruiti nel periodo della Prima guerra mondiale ai piedi del San Jorio – acquistate dalla Città e cedute alla Fvm.
Delle 18 realtà presenti sulla sponda sinistra alcune (come la Fondazione Prada e i Patriziati) sono ora rappresentate nel Consiglio di fondazione della Fdv. «Anche da parte di chi finora non è ancora rappresentato abbiamo ricevuto segnali positivi, perlomeno sull’utilità di avere la Fondazione nel ruolo di coordinatrice – afferma Oppizzi –. Non è facile portare avanti un progetto per una piccola associazione, che magari non sa a chi rivolgersi o non ha le persone per farlo. E ora questo pensiamo e speriamo di poterlo fare noi. Non per mettere il becco, ma per aiutare a far avanzare i progetti. Mi pare che questo messaggio sia in parte già passato, e speriamo di riuscire a farlo passare ancor più».
«L’assunzione di una figura professionale dedicata allo sviluppo di progetti concreti sul territorio, sulla base dello studio elaborato con il coinvolgimento degli attori del territorio, è sicuramente positivo e rientra nei compiti che la Città ha conferito alla Fondazione Valle Morobbia – conferma il capodicastero Territorio e mobilità Simone Gianini –. In un’ottica di necessario coordinamento dei vari progetti, potrà dare supporto laddove i promotori ne avessero necessità, ad esempio aiutando nelle procedure, nella raccolta di fondi e, più in generale, nei rapporti con le autorità in particolare sovracomunali per promuovere un dato progetto». Il vicesindaco non esclude a priori l’ipotesi di istituire in futuro un ente autonomo di diritto comunale anche per la Sponda Sinistra, così come fatto prima dell’Aggregazione per la collina di Sponda Destra. «Ma sarà musica del futuro – spiega Gianini –. Così come lo sarà l’eventuale valutazione di disporre di un unico ente che abbracci tutte le esigenze collinari e montane dell’intero Comune di Bellinzona».
Lo scorso dicembre, in occasione dell’assemblea dell’Ente regionale di sviluppo del Luganese (Ersl), è stata rilanciata la possibilità di vedere nascere un Parco naturale regionale del Camoghé (vetta che segna il confine tra il Distretto di Bellinzona e quello di Lugano) che ovviamente andrebbe a toccare anche il territorio della Valle Morobbia. Il presidente Franco Voci aveva riferito che l’Ersl ha ricevuto un primo sì preliminare da Lugano, Capriasca, Ponte Capriasca e Bellinzona (i quattro Comuni coinvolti nel progetto) per iniziare ad approfondire i possibili scenari, anche con il Cantone. Voci ha spiegato che l’Ersl è a disposizione dei Comuni affinché l’eventuale dossier possa essere presentato alle autorità superiori, al più tardi tra quattro anni. «Abbiamo sentito che si è mosso qualcosa, ma finora non siamo stati coinvolti direttamente», risponde Oppizzi, che per il momento non si sbilancia ma avvisa: «Oltre a una condivisione politica, simili progetti dovranno poi anche essere condivisi dalla gente del posto. È un progetto tutto in divenire, che richiederebbe naturalmente del tempo, ma se le cose evolveranno positivamente la Fondazione farà senz’altro la sua parte».
«Il principio è in effetti condiviso – conferma il vicesindaco Gianini –. Anche perché la consapevolezza del proprio territorio e la sua promozione, pure semmai attraverso la creazione di un parco di rilevanza regionale, erano tra gli elementi contenuti nel progetto aggregativo. Il fatto di immaginare un parco regionale (come quello appena approvato in Val Calanca, ndr), che abbracci regioni estremamente attrattive dal punto di vista paesaggistico, senza costrizioni severe come quelle di un parco nazionale e con la possibilità di accedere anche a finanziamenti federali per la promozione di progetti locali potrebbe senz’altro essere qualcosa di positivo». La Città di Bellinzona – conclude Gianini – «guarda con interesse a una simile ipotesi, pur consapevole della necessità – appunto indicata dal Municipio in una lettera inviata ai due Enti regionali di sviluppo iniziatori – di chiarire bene sin da subito le competenze, i partner, le tempistiche e i finanziamenti, auspicando dall’inizio il coinvolgimento del Cantone, proprio per la valenza sovraregionale di un simile progetto».